I DIRITTI DELL UOMO

I DIRITTI DELL UOMO

I DIRITTI DELL UOMO


Il testo fondamentale dei diritti dell’uomo è la Dichiarazione Universale adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948. Essa si presenta come «l’ideale da perseguire per tutti i popoli e per tutte le Nazioni». Più completa della Dichiarazione del 1789, essa introduce i diritti economici, sociali e culturali. L’ONU, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, è una società di nazioni fondata nel 1945 al termine della catastrofica seconda guerra mondiale. Essa si propone di far rispettare dai membri e dai non membri i diritti dell’uomo e si preoccupa di far risolvere pacificamente le vertenze internazionali.
La “Dichiarazione dei diritti dell’Uomo” delle Nazioni Unite parte dal riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana, e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, e costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo. Considerato che la storia recente, prima e dopo la seconda guerra mondiale, ha denunziato che spesso tale principio è stato ignorato e calpestato da incredibili barbarie, la sua voce ricorda a tutti i diritti fondamentali dell’uomo e la via comune da seguire per la tutela della persona umana e per promuovere la fratellanza tra i popoli e il progresso sociale. Con la Dichiarazione dei diritti dell’Uomo approvata nel 1948, le Nazioni Unite, però, potevano solo chiedere ai firmatari di “sforzarsi di applicare e rispettare” i principi della Dichiarazione stessa. Non avevano poteri per impegnarli all’effettivo rispetto.

Questa Dichiarazione è stata in seguito completata da un insieme di dichiarazioni e convenzioni relative a gruppi sociali determinati: Diritti del bambino, Diritti della donna… Si assiste oggi all’emergere, soprattutto dai paesi del Terzo Mondo, di un certo numero di aspirazioni e di bisogni avvertiti in termini di diritti. Questi diritti, detti di solidarietà o della terza generazione, comprendono il diritto allo sviluppo, a un ambiente sano ed equilibrato; alla pace, il diritto di proprietà nei confronti del patrimonio comune dell’umanità… Infine si afferma sempre più, in corrispondenza con le dichiarazioni e convenzioni sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, la necessità del rispetto del diritto alla differenza.
La Dichiarazione Universale non è che il primo foglio di una Carta internazionale dei diritti dell’uomo i cui fogli ulteriori sono costituiti dai Patti internazionali relativi ai Diritti civili e politici e ai Diritti economici, sociali e culturali. Entrati in vigore nel 1976, i Patti, a differenza della Dichiarazione, sono giuridicamente obbliganti per tutti gli Stati che li sottoscrivono; inoltre è stato istituito un Comitato dei diritti dell’uomo, abilitato a ricevere le denunce degli Stati e, entro certe condizioni, dei singoli.
Una procedura più vincolante è stata messa in atto per la Convenzione europea dei diritti dell’Uomo e delle libertà fondamentali, adottata dal Consiglio d’Europa il 4 novembre 1950. Effettivo trattato internazionale, la Convenzione riprende, precisandoli, gli articoli della Dichiarazione Universale relativi ai Diritti civili e politici. Essa si è dotata di organi di controllo che sono la Commissione dei diritti dell’Uomo e la Corte europea di giustizia. L’articolo 25 della Convenzione permette di prendere in esame, in certe condizioni, richieste individuali. È indubbiamente un sistema di garanzie internazionali senza pari nel mondo.
L’atto finale della Conferenza di Helsinki (1 agosto 1975) consacra il suo art. 7 ai diritti dell’uomo. E tuttavia… Meglio conosciute oggi grazie ai media e alle associazioni che si battono per il rispetto dei diritti dell’uomo, le violazioni restano purtroppo innumerevoli. In un certo numero di paesi, esse sono generalizzate e sistematiche: è così per l’apartheid nell’Africa del Sud dov’è istituzionalizzato un sistema di segregazione razziale che pone la popolazione nera e di colore, numericamente in maggioranza, in una situazione di inferiorità e di totale alienazione. È il caso degli attentati alla vita e all’integrità fisica in un certo numero di regimi totalitari: esecuzioni di massa, generalizzazione della tortura, sparizioni, campi di lavoro, internamenti in ospedali psichiatrici… Li si ritrova all’Est e all’Ovest, al Nord e al Sud. Tutto ciò si traduce anche in un numero di rifugiati senza precedenti (13 milioni nel mondo). Occorre naturalmente citare tutti gli esclusi dai diritti dell’uomo, in particolare dai diritti economici e sociali quali figurano nella Dichiarazione Universale. Questo vale per una gran parte degli abitanti dei paesi in via di sviluppo. La difesa dei diritti dell’uomo passa attraverso la conoscenza dei diritti e attraverso l’azione convergente della Comunità internazionale e degli Stati. Numerose associazioni si battono per il rispetto e la promozione dei diritti dell’uomo. Del resto, alla fin fine è la vigilanza dei cittadini a risultare essenziale.
(Le violazioni alla vita quotidiana) Questi fatti non devono comunque far dimenticare gli attentati meno brutali, più sottili, ai quali pochi paesi sfuggono totalmente. Processi di discriminazione esistono latenti in seno alle nostre società. Le manifestazioni di razzismo, a volte delittuose, che raggiungono la cronaca non devono far dimenticare lo spicciolo razzismo quotidiano.
Lo stesso vale per il processo di emarginazione, di esclusione di cui sono vittime i più poveri nella nostra società, quelli del Quarto Mondo che subiscono su tutti i piani gli effetti congiunti delle ingiustizie e delle disuguaglianze. Processi di cui soffrono altresì le popolazioni immigrate, rifugiate, nomadi; segregazioni di tutti i tipi, che colpiscono le donne nella loro vita professionale e pubblica (sessismo), i vecchi, gli handicappati, i disoccupati…