GUGLIELMO DI OCKHAM

GUGLIELMO DI OCKHAM


Guglielmo di Ockham (Ockham, Surrey 1280 ca. – Monaco di Baviera 1349 ca.)

Il tema centrale della Scolastica fu il tentativo di conciliare ragione e fede, filosofia e teologia considerando l’una di sostegno all’altra.

Ockham ritiene questa operazione impossibile in quanto l’uomo non può conoscere nulla che esca dai criteri dell’esperienza, quindi essendo l’oggetto della teologia al di là dell’esperienza non può esser raggiunto dalla ricerca filosofica.

La ricerca filosofica deve rivolgersi allora allo studio della natura, il solo ambito che l’uomo può conoscere con le sole forze della ragione.

Si chiude così la Scolastica. Con queste affermazioni Ockham anticipa le idee del Rinascimento che apre le porte alla scienza moderna.

• La disputa sugli universali

Tutti gli individui appartengono ad una specie che rende ogni individuo ciò che è indipendentemente dalle diversità di ciascuno: la specie di cui fanno parte gli individui viene denominata “universale”. La filosofia in passato si è chiesta in che cosa consista quest’universale ed ha fornito risposte diverse: alcuni hanno sostenuto che ciascun individuo ha in sé una parte universale (forma o sostanza aristotelica) e una parte individuale (gli accidenti) e che quindi l’universale sia in re ( cioè dentro la cosa individuale). Altri hanno sostenuto che l’universale sia anche ante rem , cioè preceda la nascita dell’individuo (idee platoniche).

Sia coloro che sostengono l’universale in re , sia coloro che sostengono l’universale ante rem danno all’universale una confidenza ontologica. Ci sono poi coloro, e tra questi Ockham, che sostengono che la realtà è sempre e solo individuale e che l’intelletto astraendo gli aspetti comuni ai vari individui forma il concetto universale ( universale post rem ); quindi l’universale perde la consistenza ontologica e conserva solo una valenza logica. L’uomo dà poi a questo concetto un nome che è il segno che “sta al posto di” cioè richiama gli individui della specie che è indicata con quel nome; per questa ragione i sostenitori di questa tesi sono detti “nominalisti”.

Per Ockham, quindi il concetto non è un’entità a sé stante, ma un atto della mente ; Ockham supera la concezione delle conoscenze proprie della filosofia antica la quale conoscere significava rispecchiare la realtà . Il concetto ha solo valenza logica, non ontologica ( in un certo senso, prelude a Imanuel Kant). Ockham ritiene che non si debbano moltiplicare gli enti senza necessità, secondo lui esistono solo le sostanze prime aristoteliche, cioè gli individui, non le sostanze seconde cioè i generi e le specie. Vengono eliminate tutte le ipostasi (sostanze) cioè le realtà intermedie tra Dio e le cose. Questo principio di economia riferito agli enti è stato denominato “rasoio di Ockham”.

Nella filosofia moderna ha talvolta assunto un significato negativo di sostanza astratta, fittizia, immaginaria che viene scambiata per una realtà vera.

Ockham sostiene che non possiamo affermare che esiste la sostanza, perché possiamo conoscere solo le qualità (prelude all’empirista John Lock). Ockham afferma che causa ed effetto sono entità diverse, eterogenee, quindi dall’una non si può inferire l’altra. Gli effetti sono conoscibili solo per esperienza (prelude a David Hume).

• La creazione dell’universo (volontarismo teologico)

Dio ha creato il mondo a suo arbitrio e avrebbe potuto crearlo mosso da leggi diverse. Questo concetto richiama la tesi di Leibniz, secondo cui Dio avrebbe potuto creare infiniti mondi diversi e ha creato questo perché era il migliore dei mondi possibili. Ockham ipotizza la possibilità dell’esistenza di più mondi ciascuno con un proprio cerchio. Ed aggiunge che essendo infinita la potenza di Dio, Egli ha creato infiniti mondi ( possibilità dell’infinito reale ). Queste idee preludono al Rinascimento (Nicolò Cusano, Giordano Bruno).

• L’etica (criteri guida del comportamento umano)

Secondo il cristiano la vita morale consiste nel sottoporsi al comando di Dio, ma il comando di Dio è arbitrario, cioè non risponde necessariamente alle indicazioni della ragione, quindi l’uomo, talvolta, per ubbidire al comando di Dio è costretto a far tacere la voce della ragione. Per esempio, Dio comanda ad Abramo di uccidere suo figlio Isacco, Abramo pur provando orrore di fronte a questo comando, è disposto ad ubbidire, perché gli proviene da Dio.

Secondo Ockham, Dio può scegliere di salvare anche coloro che pur privi di fede vivono secondo ragione. I principi etici sono da accogliere per fede in quanto la ragione non è in grado di determinare l’assoluta bontà o malvagità di un atto.

• La politica

Ockham si schiera contro l’assolutismo papale in favore della libertà di coscienza e della libera ricerca filosofica.

La legge di Cristo è legge di libertà, al Papato non appartiene il potere assoluto né in materia spirituale né in materia politica.

Ockham conclude che la Chiesa è una libera comunità di fedeli.

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