GUERRA DI SUCCESSIONE AUSTRIACA

GUERRA DI SUCCESSIONE AUSTRIACA


Guerra di successione austriaca – Ancora non si erano spenti del tutto gli echi del conflitto legato alla successione polacca, chiuso nel 1739 con la Pace di Parigi, che un altro grande conflitto stava per travolgere l’Europa.

Nel mese di ottobre del 1740, all’età di soli 56 anni, moriva improvvisamente Carlo VI d’Asburgo e saliva al trono d’Austria la figlia primogenita Maria Teresa. Aveva soltanto 23 anni. L’ascesa al trono di Maria Teresa d’Asburgo provocò l’insorgere di numerosi dissensi tra le case regnanti in Europa che sfociarono in una sanguinosa guerra, passata alla Storia come “guerra di successione austriaca”

Poiché il conflitto nacque sui contrasti circa l’esatta interpretazione delle norme che regolavano la successione al trono d’Austria, prima di addentrarci nella descrizione delle vicende legate alla cosiddetta “guerra di successione austriaca”, si rendono necessari alcuni chiarimenti proprio su queste norme.

Guerra di successione austriaca (1741-1748)
Le disposizioni sul diritto di successione

Nel mese di settembre del 1703, appena due anni prima della sua morte, l’Imperatore Leopoldo I decise di modificare le disposizioni che regolavano il diritto di successione al trono d’Austria, introducendo criteri completamente nuovi rispetto a quanto tradizionalmente era stato sempre fatto in passato. I nuovi criteri riguardavano, è bene chiarire, soltanto le norme della successione all’Arciducato d’Austria e ai suoi possedimenti, ma non la successione al titolo imperiale che, come si sa, era di natura elettiva.

Fino a quel momento il diritto di successione spettava soltanto agli eredi di sesso maschile, e cioè ai discendenti in linea retta, oppure, in mancanza di figli maschi, il diritto passava ai fratelli del sovrano appena defunto, in linea collaterale e in ordine decrescente di età. La successione per via femminile era tassativamente esclusa.

Nel nuovo statuto egli restrinse la successione ai propri figli maschi e, in prosieguo, alle figlie femmine del primo maschio, appartenenti sempre alla sua linea diretta, escludendo dalla successione, in tal modo, sia le proprie figlie femmine che tutti i loro discendenti. Leopoldo era giunto a tanto sulla scorta dell’esperienza avuta nella recente successione al trono di Spagna, ove, in mancanza di discendenti diretti di sesso maschile, la corona era passata ad altra dinastia in virtù di vincoli matrimoniali, acquisiti con una discendente Asburgo di sesso femminile.

In altri termini, con le nuove norme intendeva evitare che gli Asburgo potessero correre il rischio che, dopo aver perduto il trono che era stato di Carlo V, potessero perdere, prima o poi, anche la corona d’Austria e dei possedimenti ad essa legati. A ben guardare la scelta effettuata da Leopoldo, si può anche notare che egli preferiva che sul trono d’Austria sedesse una discendente diretta di sesso femminile, piuttosto che un maschio seppur lontano parente.

Nel 1705, l’Imperatore Leopoldo I morì e gli successe Giuseppe I, figlio della sua terza moglie Eleonora Duchessa di Palatinato Neuberg. Il suo regno non ebbe lunga durata. Il 17 aprile 1711 morì di vaiolo a soli 35 anni.

Avendo lasciato a sé superstiti soltanto due figlie femmine, Maria Giuseppa e Maria Amelia, la successione al trono spettò al fratello Carlo, che, secondo le disposizioni contenute nello statuto emanato pochi anni prima dal padre Leopoldo, salì al trono acquisendo anche la corona imperiale con il nome di Carlo VI.

La prammatica sanzione

Al momento della sua ascesa al trono, però, Carlo respinse lo statuto emanato dal padre, rifiutando il principio della restituzione della linea di successione alla discendenza diretta del fratello, qualora egli non avesse avuto figli maschi. In altri termini era sua intenzione assicurare il diritto di successione alla sua propria discendenza diretta, a qualunque costo, anche eventualmente secondo una linea femminile, in assenza di figli maschi.

A tal fine, nel 1713, emanò una “prammatica sanzione”, mediante la quale dettava le nuove disposizioni per la successione, abrogando quelle leopoldine delle quali proprio lui aveva beneficiato, consentendogli di succedere al fratello Giuseppe. Tra le nuove norme vi era anche quella che regolava la successione secondo un rigido principio di primogenitura. Principio che era stato sempre rifiutato all’interno della dinastia, ove si era invece privilegiata la successione in linea maschile anche e, forse, soprattutto per non rinunciare alla corona imperiale.

La cosiddetta “prammatica sanzione” non era altro che una “bolla”, ovvero un decreto regio che conteneva norme di diritto pubblico e che non necessariamente doveva sempre essere ratificato dalla Dieta. In altri termini, era un documento che veniva frequentemente usato nella normale amministrazione dello Stato e per gli argomenti più svariati. Formalmente si trattava di un documento, diremmo oggi, di normale amministrazione. L’eccezionalità risiedeva, al più, nel contenuto.

Al momento dell’emanazione della “prammatica sanzione”, ovvero nel 1713, il sovrano era ancora senza figli e il problema della successione non si presentava affatto imminente. Poi, nel 1716, nacque il primogenito Leopoldo, per cui la successione non fu messa in discussione. Ma la morte improvvisa del piccolo erede al trono, a soli sette mesi nel novembre dello stesso anno, seguita dalla nascita, l’anno successivo, di una femmina a nome Maria Teresa, divenuta primogenita e potenziale erede al trono, fece capire che, per la prima volta dall’XI secolo, la dinastia si apprestava a perdere la guida maschile, soprattutto anche dopo la nascita di altre due femmine, Maria Anna e Maria Amelia, con le quali si chiuse la figliolanza di Carlo VI.

Questi aveva, però, la necessità che il diritto alla successione che egli aveva assegnato alla figlia Maria Teresa mediante la prammatica sanzione, fosse riconosciuto dalle altre dinastie regnanti in Europa. Per ottenere questo riconoscimento Carlo VI profuse tutto il suo impegno per gran parte della sua vita, sia attraverso numerose trattative diplomatiche e sia attraverso veri e propri conflitti armati. Soltanto nel 1739, a conclusione della guerra di successione polacca, l’Imperatore riuscì ad ottenere il tanto agognato riconoscimento, anche se al prezzo del sacrificio dei Regni di Napoli e di Sicilia ceduti a Don Carlos di Borbone, figlio del Re di Spagna, nonché dei territori occidentali del milanese ceduti ai Savoia, e della Lorena ceduta alla Francia.

Tutto lasciava, quindi, presupporre che l’avvicendamento sul trono dell’Arciduchessa Maria Teresa d’Asburgo sarebbe stato tacitamente accettato all’interno del consesso delle grandi nazioni europee. Ma la Storia ci ha detto, invece, che le vicende andarono in tutt’altro modo.

L’ascesa al trono di Maria Teresa

Non appena salita al trono, infatti, per la giovane Maria Teresa fu subito chiaro che i rapporti con le altre nazioni sarebbero stati molto difficili e che ben presto avrebbero assunto una connotazione decisamente conflittuale. Nonostante che la prammatica sanzione fosse stata riconosciuta sia sul piano interno che su quello internazionale, molti segnali lasciavano intuire che, da più parti, era in atto un ripensamento sul consenso dato, che avrebbe portato, quanto meno, a nuovi negoziati, forse non del tutto indolori.

Carlo Alberto Duca di Baviera, ad esempio, sosteneva un proprio presunto diritto ad una parte dei territori asburgici in virtù di una sua discendenza diretta da una figlia dell’Imperatore Ferdinando I. Filippo V Re di Spagna, invece, si rivolgeva alla giovine Maria Teresa con il titolo di Granduchessa di Toscana; mentre il Principe Elettore del Palatinato, dal canto suo, l’appellava con il titolo di Arciduchessa d’Austria, pur essendo, ella, Regina d’Ungheria e di Boemia. Erano segnali molto significativi di un latente conflitto.

L’invasione della Slesia

Ma, l’azione che diede avvio, di fatto, al conflitto armato per la successione austriaca fu l’iniziativa assunta dal Re di Prussia Federico II, che portò all’occupazione militare della Slesia, nel 1741, senza neppure una preliminare e formale dichiarazione di guerra.

La Prussia era uno degli Stati più piccoli d’Europa, con poco più di due milioni di abitanti e, per di più, priva di continuità territoriale, la quale doveva proprio all’Imperatore Leopoldo I il privilegio di essere stata elevata al rango di regno. Ebbene, proprio la Prussia, mediante l’occupazione della Slesia, diede avvio all’opera di erosione dei territori asburgici, che si sarebbe perpetrata ancora nel corso del conflitto, giustificandosi con il fatto che, in tal modo, avrebbe impedito che altre potenze avrebbero potuto fare altrettanto. In altri termini, la Prussia considerava ufficialmente l’occupazione del Ducato di Slesia come un atto di difesa a protezione dei territori asburgici e non un atto di aggressione militare.

L’occupazione della Slesia non fu, però, un atto indolore. L’esercito austriaco tentò di opporsi all’invasione ma nel mese di aprile del 1741 fu sconfitto nella battaglia di Molwitz, dando così via libera ai prussiani per il loro insediamento nel territorio.

L’espansione del conflitto

L’esordio internazionale della nuova sovrana non fu dei più felici che la Storia ricordi. Infatti, all’iniziativa prussiana fece seguito una recrudescenza dell’atteggiamento ostile della Francia che produsse una nuova intesa con la Baviera dei Wittelsbach, suoi tradizionali alleati, la quale portò all’occupazione di Linz e di Praga per mano delle truppe franco-bavaresi cui si aggiunsero quelle del Duca di Sassonia. Occorre registrare che anche l’iniziativa militare francese ebbe luogo senza essere stata preceduta da alcuna formale dichiarazione di guerra.

L’iniziativa congiunta franco-bavarese, più che quella prussiana, indusse l’Inghilterra a scendere in campo, preoccupata che una eventuale sconfitta austriaca avrebbe potuto alterare l’equilibrio politico-militare che era stato faticosamente raggiunto in Europa dopo ben due guerre di successione, quella spagnola e quella polacca, a tutto vantaggio della Francia e a danno proprio dell’Inghilterra il cui scopo principale era la difesa delle proprie rotte commerciali da cui traeva sostegno il suo primato quale nazione leader del continente europeo.

Infatti, poiché la Francia era anch’essa una nazione marinara, un suo rafforzamento avrebbe aperto il conflitto anche sui mari e avrebbe messo in crisi la sicurezza dei trasporti inglesi d’oltremare. In altri termini, la discesa in campo dell’Inghilterra aveva lo scopo di difendere i suoi propri interessi più che quelli della casa d’Austria.

L’appoggio della Gran Bretagna indusse Maria Teresa a sottoscrivere un accordo con la Prussia, nel quale, in cambio della cessione definitiva della Bassa Slesia, Federico II abbandonava l’alleanza con la Francia. L’accordo fu sottoscritto, segretamente, a Klein Schnellendorf nella seconda metà del 1741, ma ebbe breve durata. Avendo, infatti, la coalizione franco-bavarese conseguito notevoli successi militari, Re Federico riprese le ostilità invadendo la Moravia e conquistando la città di Olmütz nel mese di novembre del medesimo anno.

La perdita della corona imperiale

Con il nuovo anno, l’Europa prese atto che, dopo ben tre secoli di ininterrotto possesso, gli Asburgo perdevano la corona imperiale. Nel febbraio del 1742, dopo circa due anni di vacanza, la Dieta di Francoforte eleggeva il Duca di Baviera, Carlo Alberto di Wittelsbach, nuovo Imperatore S.R.I. con il nome di Carlo VII. Sebbene la perdita della corona imperiale da parte degli Asburgo fosse una eventualità largamente prevista e annunciata, la non prevista elezione del Duca di Baviera fu una ulteriore sconfitta per Maria Teresa. Questa elezione stava a significare una sostanziale perdita di potere della dinastia Asburgo all’interno degli Stati appartenenti all’area austro-germanica, soprattutto in virtù del fatto che il nuovo Imperatore era il più importante alleato della Francia in funzione anti austriaca.

Per cercare di compensare tutte queste sconfitte, Maria Teresa strinse alleanza con il Re di Sardegna Carlo Emanuele III di Savoia, il quale, sulla scorta delle precedenti esperienze negative che lo avevano legato alla Francia e alla Spagna nel corso della guerra di successione polacca, si impegnò a sostenere le posizioni austriache in cambio dell’acquisizione della Lombardia. A tal fine, le truppe congiunte austro-piemontesi diedero avvio ad una campagna militare proprio nella Lombardia che portò alla conquista della città di Modena, sottratta a Francesco III d’Este e ai suoi alleati spagnoli.

Conclusione della prima guerra di Slesia

Sul fronte dell’Europa centrale, le operazioni belliche che videro contrapposte le truppe austriache e quelle prussiane, portarono ad una vittoria prussiana a Chotusitz in Boemia e ad una contemporanea vittoria austriaca in Moravia con conseguente abbandono della città di Olmütz. La concomitanza di questi due avvenimenti ebbe come conseguenza non solo la riconquista di Praga da parte delle truppe austriache, ma anche la sottoscrizione di un trattato di pace, firmato a Berlino, mediante il quale veniva posta la parola fine alla cosiddetta “prima guerra di Slesia”, a patto della cessione definitiva della Slesia e della contea di Glatz alla Prussia in cambio dell’uscita di quest’ultima dalla coalizione anti-austriaca.

La fine dell’anno 1742, ovvero del secondo anno di guerra, vide anche il raggiungimento di altri obiettivi importanti. L’Inghilterra, forte sui mari, impose il blocco navale nel Mediterraneo al fine di impedire una eventuale occupazione della Lombardia da parte delle forze congiunte del regno di Napoli e della Spagna. Sottoscrisse con la Prussia, inoltre, un trattato che le impegnava entrambe reciprocamente nella eventualità di un’attacco francese e, contemporaneamente, riuscì ad ottenere la neutralità della Russia nel conflitto.

L’8 febbraio del 1743, presso Camposanto sul Panaro, ebbe luogo una sanguinosissima battaglia dall’esito incerto che vide schierati gli austro-piemontesi contro l’esercito spagnolo. Questa battaglia diede, di fatto, l’avvio per una più corposa campagna militare, dove all’esercito austro-piemontese si affiancarono anche l’esercito britannico, nonché gli eserciti dell’Hannover e dell’Assia. Questa forte coalizione, al comando di Re Giorgio II inflisse ai francesi una pesante sconfitta, il 27 giugno 1743, nella battaglia di Dettingen, talmente devastante, da provocare la fuga dell’Imperatore verso la città di Francoforte ove trovò rifugio.

La sfolgorante vittoria di Giorgio II a Dettingen sull’esercito francese ebbe vasta eco in tutta Europa e fu persino celebrata in una famosa composizione musicale per mano di G.F. Haendel dal titolo Gettingen Te Deum.

Consolidamento delle alleanze

La severa sconfitta francese indusse tutti i contendenti a sottoscrivere alleanze sempre più strette e impegnative, in vista di una più che certa ripresa delle operazioni militari.

Su di un fronte, l’Inghilterra, il Regno di Sardegna e l’Austria sottoscrissero il trattato di Worms il 13 settembre 1743, mediante il quale assumevano impegno formale di allontanare definitivamente i Borboni dall’Italia meridionale, anche con l’aiuto finanziario inglese, mentre l’Austria cedeva al Piemonte i territori d’Oltrepò.

Sull’altro fronte, la Francia e la Spagna sottoscrissero un nuovo “patto borbonico” contro tutti i paesi firmatari del trattato di Worms, con l’impegno di restituire alla Spagna non solo Gibilterra, ma anche i Ducati di Milano e di Parma.

Il 1744 fu un anno denso di eventi significativi sia sul piano diplomatico che militare, che vide anche il coinvolgimento di altri stati. La campagna militare riprese in Italia con il fallito assedio di Cuneo da parte dei francesi, risoltosi con il ritiro degli assedianti dopo il non riuscito tentativo di Carlo Emanuele III di liberare la città. Sul fronte navale si dové registrare la battaglia di Tolone tra le flotte britannica e francese, conclusasi con un nulla di fatto. Dopo di che il fronte bellico si trasferì sui confini orientali della Francia, precisamente in Alsazia ove le truppe francesi riuscirono a respingere un tentativo di invasione da parte delle truppe austriache.

Ma il 1744 fece registrare anche la nascita di un’altra coalizione, la cosiddetta “Unione di Francoforte” tra la Prussia, la Baviera, il Palatinato e l’Assia, cui diede l’adesione anche la Francia. I firmatari si impegnavano a cacciare l’Austria dalla Baviera e, a tal fine, il primo a dare inizio alle operazioni militari fu Federico II di Prussia che nel mese di agosto occupò la Sassonia. Si apriva, in tal modo, la seconda guerra di Slesia.

La corona imperiale agli Asburgo-Lorena

A questi eventi seguì la morte, nel gennaio del 1745, dell’Imperatore Carlo VII, cui fece seguito l’elezione del nuovo Imperatore nella persona di suo figlio Massimiliano Giuseppe. Maria Teresa, prima che il nuovo Imperatore potesse assumere impegni anti austriaci, si affrettò a concludere con lui un importante trattato, la Pace di Fussen, mediante la quale Maria Teresa rinunciava all’occupazione della Baviera in cambio della rinuncia di Massimiliano Giuseppe alla corona imperiale a favore del marito di Maria Teresa, Francesco Stefano di Lorena, il quale fu eletto nel mese di settembre del medesimo anno.

Un primo importante risultato la giovane Maria Teresa l’aveva ottenuto. Dopo cinque anni di assenza, la corona imperiale rientrava nella dinastia Asburgo, seppur attraverso un Lorena. Ma il conflitto apertosi con l’invasione della Slesia quattro anni prima non sembrava affatto avviarsi a conclusione.

La recrudescenza delle operazioni militari per mano di Federico II che avevano portato all’occupazione della Sassonia produsse una nuova alleanza, questa volta in funzione anti prussiana. L’Inghilterra, l’Olanda, l’Austria e la Sassonia formarono la quadruplice alleanza e l’Inghilterra diede anche avvio a corposi aiuti economici a Maria Teresa in vista di una ripresa delle operazioni belliche da parte della Francia. La qual cosa, puntualmente, si verificò allorquando i francesi, dopo aver sconfitto gli inglesi nella battaglia di Fontenoy (11 maggio 1745), allargarono il teatro delle operazioni con l’invasione dei Paesi Bassi.

Dopo questa sconfitta, la coalizione anti francese dovette subirne ben altre. In Italia le truppe franco-spagnole, dopo la vittoriosa battaglia di Bassignana sul Tanaro (27 settembre 1745), ove sconfissero l’esercito asburgico appoggiato da un contingente piemontese, dilagarono nella pianura padana e occuparono Asti, Casale, Tortona e il Ducato di Parma, costringendo gli austriaci ad abbandonare anche Milano

. Conclusione della seconda guerra di Slesia

Sul teatro germanico i prussiani conseguirono importanti e ripetute vittorie, a Hoenfriedeberg (4 giugno 1745) e Kesseldorf (15 dicembre 1745), a seguito delle quali l’Austria e la Sassonia sottoscrissero la Pace di Dresda (25 dicembre 1745), in virtù della quale, in cambio del riconoscimento della prammatica sanzione e della corona imperiale per Francesco Stefano di Lorena, la Prussia conservava il possesso dell’intera Slesia. Si concludeva, in tal modo, la cosiddetta “seconda guerra di Slesia”.

Una volta chiuse le operazioni belliche sul fronte nord-orientale e assicuratasi la neutralità della Prussia, Maria Teresa aveva necessità di chiudere anche il fronte bellico con la Francia per la qual cosa non era in vista alcuna trattativa, in quanto le rispettive cancellerie non avevano avanzato alcuna proposta negoziale. Poiché l’Inghilterra si era temporaneamente disimpegnata dal conflitto per problemi interni legati alla vicenda del rientro in patria di Carlo Edoardo Stuart, pretendente al trono appoggiato dalla Francia, l’Austria chiese l’appoggio dell’esercito piemontese per poter riaprire le ostilità contro la Francia proprio in Italia.

Nel mese di giugno del 1746, le truppe austro-piemontesi sferrarono una violenta offensiva nella pianura padana, sconfiggendo l’esercito franco-spagnolo nella battaglia di Piacenza (16 giugno 1745) e annullando tutte le conquiste ottenute dagli avversari con la battaglia di Bassignana dell’anno precedente. I franco spagnoli furono cacciati dal Piemonte, dalla Lombardia e dal Ducato di Parma. Ma la sconfitta in Italia non ebbe alcuna conseguenza sul teatro bellico della Renania. I francesi riaprirono il fronte nelle Fiandre, ovvero nei Paesi Bassi austriaci e occuparono Anversa e Bruxelles.

L’alleanza con la Russia

L’anno 1746 vide, però, ancora altri avvenimenti importanti e decisivi per la sorte del conflitto. L’alleanza di Maria Teresa con la Russia della Zarina Elisabetta Petrovna; la morte del Re di Spagna Filippo V e la successione di Ferdinando VI; la definitiva cacciata dell’ultimo Stuart dall’Inghilterra e la dichiarazione di autonomia dall’Impero da parte di Federico II di Prussia.

Questi avvenimenti non possono non portare ad alcune considerazioni che, con la guerra di successione ancora in atto, già possono fornire delle indicazioni circa un possibile esito del conflitto.

L’Arciduchessa Maria Teresa, imperatrice da qualche anno, dopo essersi assicurata la neutralità della Prussia, si era assicurata anche l’alleanza della Russia, chiudendo in tal modo ogni possibilità che potesse aprirsi prima o poi qualche fronte bellico sui confini orientali dell’Impero. In ciò bisogna dire che la sovrana dimostrò notevole abilità diplomatica, anche se a prezzo della perdita dell’intero Ducato di Slesia. L’Inghilterra si era ormai disfatta del problema del ritorno degli Stuart sul trono, operazione sostenuta dalla Francia che intravedeva la possibilità di instaurare sul trono britannico un re fantoccio sotto l’influenza francese. La qual cosa avrebbe consentito a Luigi XV di avere mano libera contro gli Asburgo. Il fallimento del disegno francese consentì il ritorno in campo dell’Inghilterra a favore dell’Austria. La cacciata dei franco-spagnoli dal Nord Italia aveva consentito il consolidamento del fronte anti francese in Piemonte e nella Savoia. Rimaneva, però, ancora aperto il fronte bellico nelle Fiandre e in Renania.

Restava la dichiarazione di indipendenza di Federico II che riguardava, però, l’Impero e non l’Austria; nel mentre la posizione del nuovo re di Spagna già cominciava a delinearsi. Appena salito al trono, questi si liberò immediatamente della matrigna Elisabetta Farnese, e iniziò un lento ma progressivo disimpegno dal conflitto, facendo segnare un altro punto a favore di Maria Teresa.

L’anno 1747 si aprì con una duplice offensiva francese, a Sud in Savoia e a Nord nelle Province Unite, ovverosia in Olanda. Mentre sul fronte meridionale, però, l’esercito francese subiva una pesante sconfitta per mano degli austro-piemontesi nella battaglia dell’Assietta (19 luglio 1747), sul fronte settentrionale i francesi riportavano una brillante vittoria sugli inglesi nella battaglia di Lawfeldt, spingendo l’Inghilterra a stringere alleanza con la Russia per un effettivo coinvolgimento di quest’ultima al fine di cercare di risolvere definitivamente e al più presto la guerra di successione che si protraeva ormai da molti anni. A questa alleanza seguì anche la sottoscrizione della cosiddetta “Convenzione di San Pietroburgo” tra Inghilterra, Russia e Olanda che autorizzava le truppe zariste ad attraversare la Germania per raggiungere il fronte francese.

Allorquando la Francia prese atto che le truppe russe stavano attraversando la Germania in direzione del Reno per aprire un nuovo fronte a sostegno dell’alleanza anglo-austriaca, dovette anche convenire che con l’entrata in guerra dello Zar le sorti del conflitto volgevano decisamente a favore di Maria Teresa. Occorreva necessariamente aprire i negoziati di pace. E così fu.

La fine del conflitto

La guerra di successione austriaca si concluse con la sottoscrizione, da parte di tutte le grandi potenze d’Europa, di un trattato di pace che ebbe luogo nella città di Aquisgrana il 18 ottobre 1748.

Le clausole del trattato furono le seguenti:

Federico II di Prussia manteneva l’annessione della Slesia.

La Spagna rinunciava alla rivendicazione di Gibilterra e confermava all’Inghilterra la cessione del monopolio del commercio degli schiavi.

Carlo Emanuele III di Savoia acquisiva l’alto novarese nonché Vigevano e Voghera.

A Maria Teresa d’Asburgo veniva riconosciuta la prammatica sanzione, a conferma delle clausole della Pace di Dresda (1745) e veniva altresì riconosciuto il titolo imperiale a Francesco Stefano di Lorena, consorte di Maria Teresa.

La Francia restituiva all’Austria i Paesi Bassi nonché la Savoia e Nizza al Re di Sardegna.

L’Austria cedeva a Felipe di Borbone, secondogenito di Elisabetta Farnese e di Filippo V, il Ducato di Parma e Piacenza a compensazione della cessione della Toscana a Francesco Stefano di Lorena.

L’Inghilterra restituiva alla Francia l’isola di Cap Breton in America, in cambio di Madras in India.

Il Ducato di Modena rientrava nel possesso di Francesco III d’Este e, quindi, sotto l’influenza asburgica.

/ 5
Grazie per aver votato!