GIUSEPPE UNGARETTI LA POETICA

GIUSEPPE UNGARETTI LA POETICA

GIUSEPPE UNGARETTI LA POETICA


Il titolo che Ungaretti ha scelto per la raccolta definitiva delle sue opere “Vita di un uomo”, esprime chiaramente il modo in cui egli ha vissuto l’esperienza della poesia, sentita come autobiografia , cioè come totale coinvolgimento tra arte e vita. Egli attraverso la sua originale parola poetica, tende a cogliere quei valori universali, che diano un senso alla vita e a quella degli altri uomini.

Nel momento in cui le scoperte scientifiche e tecnologiche, trasformavano l’idea tradizionale del mondo e dei rapporti umani; si affermò così una concezione della poesia come forma conoscitiva privilegiata e mezzo di partecipazione ad una realtà più profonda de quella definitiva della scienza e, in genere, dal pensiero razionale. Sul piano letterario, due appaiono gli aspetti salienti della ricerca dei lirici nuovi. In primo luogo, essi liquidarono il dannunzianesimo nei suoi aspetti più plateali (la torbida esaltazione dell’io, l’estetismo, il superumanesimo) e le forme più provinciali del Pascoli, risalendo direttamente ai modelli del Simbolismo francese e al Surrealismo che propugnava una trascrizione immediata delle rivelazioni dell’inconscio.

La parola poetica, in altri termini, non è rispecchiamento o illustrazione di una realtà, ma fondazione di realtà, “illuminazione” che giunse da una zona insodabile della coscienza, direttamente fusa con l’essenza ignota del mondo. Questo porta alla svalutazione della realtà oggettiva, concepita come caos di labili parvenze, della storia come fondazione di valori e di progresso e della razionalità come regolatrice del discorso e dei rapporti fra gli uomini.

Il tentativo di liberare la parola da ogni significato intellettuale consueto e da ogni convenzione sentimentale, per ridonarle intatto il suo valore evocativo di metafora dei moti profondi dell’animo esprimeva l’ansia di ritornare, per così dire, alle origini del linguaggio e della poesia, di sentirle come l’unica forza che consente all’uomo di prendere spiritualmente possesso delle cose e del mondo.

Alla base di questa ricerca non si colloca un’ ideologia filosofica preformata , ma la forza della parola poetica; in questo senso la poesia di Ungaretti è “Poesia pura” cioè che debba essere libera da presupposti ideologici, da schemi mentali intellettualistici, da intenzioni volte a persuadere il lettore in direzione di determinare scelte politiche, morali, religiose.

Inoltre fra le trincee insanguinate della prima guerra mondiale Ungaretti si scopre “uomo di pena”, dove ricerca la parola nuda che esprima la realtà non mistificata della coscienza, la sua esperienza elementare del dolore, della violenza, della morte, all’indomani del conflitto.

Ungaretti tenta di cogliere, nello scuro germinare del flusso psichico, una rivelazione che illumini la vita, che consenta il rinnovamento della perduta armonia col mondo; o di legare, attraverso la memoria, gli attimi del proprio vivere in una continuità, in una direzione, che si oppongano al continuo vacillare e perdersi della personalità. L’autobiografismo della nuova lirica è, infatti, ben diverso da quello dell’età romantica. Allora il poeta cercava di accogliere in sé la vita dell’universo e della storia per illuminarla d’una più alta consapevolezza spirituale; ora, invece, il poeta appare ripiegato sulla propria interiorità smarrita e delusa, incapace di configurarla seconda valori universali oggettivi: l’autenticità del mondo si riflette in quella della persona.

L’ordinamento del discorso non si fonda su nessi logico-sintattici, ma sul libero procedere dell’immaginazione per folgoranti “analogie”, su una calcolata disposizione verbale che determina una musicalità suggestiva. Anche la struttura metrica tradizionale viene rinnovata dall’intero, col prevalere della pronuncia e della giacitura della singola parola sulla scansione consueta del verso.

Ungaretti e Montale furono maestri e ispiratori della nuova poesia, formatasi fra il 1932 e il 1943, prese il nome di Ermetismo.


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