Giolitti eta’ giolittiana
Giolitti eta’ giolittiana
Giolitti : dall’unita’ d’Italia all’eta’ giolittiana
Diversamente dagli altri stati, nel regno di Sardegna, ai moti del quarantotto non seguì un severa restaurazione. Il nuovo sovrano Vittorio Emanuele II mantiene, infatti lo statuto Albertino, concesso dal suo predecessore e favorisce l’insediarsi di un governo moderato preseduto da Massimo D’Azeglio. In questo nuovo governo uno degli esponenti piu’ importanti fu il ministro dell’agricoltura (aveva studiato tecniche agricole estere) e successivamente ministro del commercio e delle finanze, Camillo Benso Conte di Cavour. Grazie all’accordo con la sinistra, il connubio, Cavour sale al governo e con egli inizia lo sviluppo del Piemonte.
Egli stipula, infatti, vantaggiosi trattati commerciali con altre nazioni e riesce a trasformare il regime costituzionale in regime parlamentare, dove il governo non deve piu’ rispondere al re ma al governo.
Seguendo il suo motto di Libera chiesa in libero stato chiude gli ordini contemplatvi espropriandone i beni e avviando, così la laicizzazione dello stato. Cio’ gli provoca leinimicizie della chiesa, il che lo spinge a dare le dimissioni che vengono pero’ respinte.
In politica estera, Cavour, riesce a far presente la questione italiana alla conferenza di Parigi e riceve l’appoggio di molti patrioti italiani che erano cercheranno nel frattempo emigrati in Piemonte grazie al clima di liberta’ che ivi si respirava. Cavour riesce a portare a termine un accordo, in cambio di Nizza e Savoia, con Napoleone III. Gli accordi di Plombie’res, fra Italia e Francia, prevedevano l’intervento francese a fianco dell’Italia, contro l’Austria, solo in caso che quest’ultima avesse per prima dichiarato guerra al Piemonte. Cavour, allora, con una serie di espedienti, riesce a provocare l’Austria che, come previsto, dichiara guerra al Piemonte. Si apre così la seconda guerra di indipendenza che, grazie all’intervento francese, si rivela subito favorevole ai piemontesi. In molte citta’ d’Italia i patrioti danno il via ad insurrezioni che portano alla cacciata degli austriaci e con plebisciti si annettono al Piemonte. Napoleone III, pero’, preoccupato da una possibile entrata in guerra della Prussia stipula con l’Austria l’armistizio di Villafranca con cui ottiene la Lombardia degli austriaci e la cede poi al Piemonte. Cavour in cambio della Lombardia e del riconoscimento dei territori annessi, cede a Napoleone III Nizza e Savoia.
La cessione delle due citta’ italiane provoca pero’ un grande scontento nei numerosi patrioti al seguito del Piemonte che si uniscono nel partito D’azione. È proprio in questi ambienti, contrari al moderatismo piemontese che matura il progetto di una spedizione garibaldina in Sicilia. Partiti da quarto i mille garibaldini giungono in Sicilia. All’esercito garibaldino si uniscono numerosi civili come volontari. Garibaldi, alla guida dei suoi, libera prima la Sicilia e poi risale lungo tutta l’Italia meridionale sbaragliando l’esercito Borbonico, Cavour si preoccupo’ di una possibile svolta in senso repubblicano delle regioni liberate e che Garibaldi potesse attaccare lo stato pontificio ma così non fu. Garibaldi, infatti, incontratosi con Vittorio Emanuele II a Teano consegno’ al re tutte le regioni da egli liberate che , con plebisciti, furono annesse al Piemonte.
Si ando’ formando, così il nuovo regno d’Italia che, sebbene non avendo ancora interamente unificato la penisola (mancavano infatti all’appello il Lazio pontificio e il veneto austriaco), si presentava come espansione dello stato piemontese.
Alle regioni italiane vengono infatti estese le leggi e lo statuto piemontese e si avvia la politica di piemontizzazione dello stato italiano.
Destra al governo
La destra storica di Minghetti, salita al governo con le prime elezioni dello stato italiano unito, inizio l’accentramento del potere grazie all’istituzione dei prefetti che disponevano di un forte potere. Ma la mancata distribuzione delle terre, l’insofferenza nei confronti del nuovo stato che impone nuove tasse e il sevizio di leva obbligatorio, porta, nelle regioni del sud al fenomeno del brigantaggio, duramente represso dal Governo. Nonostante tutto la destra centra pero’ due importanti obiettivi quali il completamento dell’unificazione, con l’annessione del Lazio e del Veneto, e il pareggio del bilancio.
Il governo riesce ad annetter Roma, dopo due tentativi falliti di Garibaldi a causa dell’intervento Francese a favore del Papa, grazie alla caduta di Napoleone III, dopo la sconfitta subita con la Prussia, che permette alle truppe italiane di entrare a Roma, annettendo il Lazio con un plebiscito. Il Papa, a cui viene concessa la sovranita’ sul solo Vaticano, scomunica il governo italiano e si dichiara prigioniero emanando il “non esperit” con cui invita i cattolici a non prendere parte alla vita politica del paese. Il Veneto, invece, viene annesso grazie alla partecipazione dell’Italia al fianco della Prussia contro l’Austria. Alla destra, caduta a causa di dissidi interni sulla questione della privatizzazione delle ferrovie, succede la sinistra di De Pretis.
Sinistra al governo
Il programma della sinistra prevedeva l’avvio di numerose riforme sociali, fra cui l’allargamento del suffraggio e la riduzione delle imposte, che ben presto vengono pero’ disilluse. Si avvia, con De Pretis, quella politica che, negli anni a venire, prendera’ il nome di trasformismo. De Pretis, infatti, non rifugge l’accordo con la destra conservatrice per assicurarsi la maggioranza, alienandosi in questo modo il consenso delle sinistre. In questi anni si ha così una involuzione conservatrice della sinistra di governo. Essa, per far fronte ala crisi agricola, abbandona le scelte liberistiche, portando avanti una politica protezionista che non ha latro effetto che accentuare il divario fra il nord e il sud del paese, non salvaguardando le produzioni agricole tipiche del mezzogiorno e non incentivando lo sviluppo industriale con la creazione di infrastrutture, mentre al nord si mostravano timidi segni di industrializzazione.
Eta’ Crispina
Al governo di Agostino De Pretis, succede Francesco Crispi, esponete di spicco della sinistra parlamentare, che ne era stato ministro degli interni, oltre che mazziniano e garibaldino.
Con Crispi si ha una svolta in senso autoritario dello stato italiano. Egli, infatti rafforza il potere esecutivo, accentrando nelle sue mani anche le cariche di ministro degli esteri e degli interni. Crispi voleva uno stato politicamente militarmente forte che potesse far fonte al crescente malcontento popolare e al diffondersi delle teorie socialiste e anarchiche. Proprio in questo periodo, infatti si era formato il partito dei lavoratori italiani, che in seguito prese il nome di partito socialista, ad opera di Filippo Turati e di Anna Kuliscioff. Questo partito,fin dalle origini, fu diviso fra rivoluzionari e riformisti. A questo scopo vengono emanate leggi piu’ aspre che vanno a limitare la liberta’ di stampa e di associazione, e viene rafforzato il potere dei prefetti. Emblematico fu l’atteggiamento assunto dal governo nei confronti della rivolta dei Fasci siciliani, quando fu ordinato all’esercito si sparare sulla folla. Dopo il fallimento della politica coloniale, con la sconfitta di Adua, il governo perdera’ molti consensi fino alle dimissioni.
Ad Crispi, ed essenzialmente sulla stessa linea politica, succede prima Di Rudini, sotto cui continua lo serie di scioperi e manifestazioni (episodio di Beccaris), e poi il generale Pelloux, contro i cui provvedimenti liberticidi si era sviluppata la politica del ostruzionismo. In questo periodo viene assassinato il re Umberto I ad opera di un anarchico e gli succede Vittorio Emanuele III che affida il governo a Zanardelli prima e Giolitti poi.
Eta’ Giolittiana
Giovanni Giolitti era gia’ stato, negli anni precedenti al governo autoritario di Crispi, presidente del consiglio, ma poiché, era stato coinvolto, come molti politici dell’epoca, nello scandalo della banca romana era caduto. Gioliti fu in seguito ministro degli interni del governo Zanardelli che successe alla carica di presidente del consiglio. Egli fu sempre fautore di una politica moderata secondo cui lo stato doveva rimanere neutrale, non facendo intervenire direttamente la polizia nelle manifestazioni. Egli diede inoltre avvio ad una serie di importanti riforme sociali che contribuiranno a creare un clima di generale distensione all’interno del paese. Il lungo periodo di pace, attirando i capitali stranieri, dara’ inizio allo sviluppo industriale della nazione. Verranno create nuove banche e statalizzate le ferrovie, le telecomunicazioni e l’elettricita’ , saranno migliorate le condizioni di igiene e il livello di istruzione, saranno inoltre varate delle leggi speciali per lo sviluppo del meridione.
Negli ultimi anni del suo governo, pero’, Giolitti dovette far fronte a diversi problemi dovuti, in primo luogo alla congiuntura economica internazionale sfavorevole. Cio’, infatti, accentua la protesta dei lavoratori favorendo l’ascesa dei socialisti. Per cercare l’appoggio di questi ultimi, Giolitti decise allora di intensificare la politica sociale, emanando altre importanti riforme. Egli cerco’ inoltre l’appoggio, dei nazionalisti, riprendendo la politica coloniale con la conquista della Libia, e quello dei cattolici con il patto Gentiloni. Grazie all’appoggio dei cattolici Giolitti vincera’ le nuove elezioni ma si verifichera’ un gran calo dei consensi che, unito all’accusa di Salvemini di essere un “Ministro della Malavita”, lo portera’ a dimettersi, ritornano al governo solo con la fine della prima guerra mondiale