GIACINATA DI LUIGI CAPUANA

GIACINATA DI LUIGI CAPUANA


GIACINTA (1879). Giacinta, figlia di un padre inetto e di una madre intrigante, avida di denaro e di godimento,
è violentata, ancora bambina, da un giovanetto, servo di casa. Solo più tardi, da fanciulla, attraverso le
chiacchiere delle domestiche, ella conosce la sciagura, della quale aveva perduto perfino la memoria.
La rivelazione provoca in lei una disperata aberrazione: ella non vorrà mai sposare l'uomo che ama, Andrea, e
sarà invece la sua devota e appassionata amante fin dal giorno delle sue nozze con un vecchio conte Giulio, il
quale accetta di vivere fraternamente con la moglie, senza inquietarsi della continua presenza, in casa, di
Andrea. Giacinta ostenta quasi la sua passione per Andrea, che dopo la nascita di una bambina le sembra
consacrata per sempre.
Quando la madre di lei, preoccupata della sua condotta, riesce, per salvare le apparenze, a far traslocare
Andrea, Giacinta obbliga l'amante a dare le dimissioni dall'impiego e ad accettare, per vivere, il danaro che ella
gli offre. Da quel momento Andrea, in cui l'amore cominciava ad affievolirsi, sente nella nuova situazione falsa
ed avvilente aumentare l'insofferenza del suo legame con Giacinta senza però trovare la forza di rompere. La
bambina intanto si ammala di difterite e muore; l'indifferenza di Andrea di fronte alla sventura, fa comprendere
a Giacinta come sia irreparabilmente finito quell'amore a cui si era abbandonata con una foga testarda; e
poiché la vita ormai, per lei, non ha più senso, si uccide.
Alcuni critici hanno sostenuto che manca a questo romanzo la dignità di stile e la forza rappresentativa
necessarie a salvare la narrazione dalle strette del caso patologico e dello scandalo. Preoccupato soltanto di
serbar fede al canone naturalista, l'autore non si sarebbe accorto che fra tanti particolari di vita reale, minuzie
quasi cliniche, i suoi personaggi rimanevano anonimi, vaghi, privi della necessaria vita fantastica.