GALILEO GALILEI VITA E OPERE

GALILEO GALILEI VITA E OPERE

GALILEO GALILEI VITA E OPERE


Nacque a Pisa nel 1564. Ricevette durante l’adolescenza una buona educazione letteraria, ma fu dominante in lui l’interesse scientifico. Studiò medicina e matematica e scoprì la legge dell’esocronismo del pendolo, cioè la condizione di due fenomeni periodici che hanno periodi uguali, inventò la bilancia idrostatica per inventare il peso specifico dei corpi. Scrisse in latino il “De Motu”, dove esponeva le sue ricerche sul moto dei gravi, fondate sull’esperienza e in contrasto con le dottrine di Aristotele allora universalmente seguite. Le sue scoperte più importanti furono quelle astronomiche, che rafforzarono la sua convinta adesione al sistema copernicano. Inventò il cannocchiale con il quale riuscì a determinare l’aspetto della superficie lunare e la composizione della Via Lattea. Queste scoperte recavano un grave colpo alla dottrina telemaica o geocentrica e rafforzavano quella eliocentrica o copernicana, furono da lui esposte in un’altra opera in latino: il “Sidereus Nuncius.” A Roma fu membro della prestigiosa Accademia dei Lincei fondata da Federico Cesi nel 1603, che raccoglieva scrittori che prestavano attenzione alla realtà concreta, a un nuovo senso della cultura, fondato su esigenze di chiarezza nazionale e di fedeltà alla verità scientifica. Come membro dell’Accademi sentiva l’esigenza di un pubblico più vasto, non limitato a una ristretta cerchia di specialisti, proprio perché era convinto della forza illuminatrice e liberatrice della verità tra gli uomini e del proprio dovere di diffonderla le sue opere più importanti in italiano, e non in forma di pacata dimostrazione, ma di vivace polemica intesa al trionfo del vero contro ogni forma di oscuratismo culturale. Era, la sua, la lotta per affermare la nuova scienza, matematica e sperimentale, contro il dogmatismo e il principio di autorità degli aristotelici. Contro di loro affermava che la verità è un continuo e dinamico farsi, fondato sulla ricerca personale. Più grave dell’ostilità degli aristotelici era quella dei teologi, preoccupati del fatto che le dottrine copernicane sembravano in contrasto con affermazioni contenute nella Bibbia. Convinto dell’importanza di un istituzione qual era la chiesa, Galileo cercò di conciliare le nuove dottrine e la nuova metodologia scientifica con le verità della fede. Egli affermò che Dio si rivelava all’uomo in due modi: attraverso la Bibbia, scritta in uno stile adeguato alla comune capacità di comprensione del popolo, dove sono contenuti i principi teologici e morali della vera fede. Egli affermò che Dio si rivelava all’uomo in due modi: attraverso la Bibbia, scritta in uno stile adeguato alla comune capacità di comprensione del popolo, dove sono contenuti i principi teologici e morali della vera fede, e attraverso il “libro dell’universo”, scritto in “caratteri matematici”, espressione anch’esso della sapienza e della potenza creatrice di Dio, aperto alla libera teologia della scienza, assegnando a quest’ultima un suo proprio ambito e propri strumenti d’indagine. Ma la chiesa ebbe timore delle conseguenze pratiche di queste teorie, in quanto affermavano la necessità di conseguire una verità scientifica e filosofica prescindendo totalmente dalla Rivelazione e rispose condannando il sistema copernicano e imponendo a Galileo di non professarlo. Galileo procedeva sulla sua strada scrivendo “il discorso sulle comete” e il “Saggiatore” con la quale entra in polemica con il gesuita Orazio Grassi. Il contrasto scoppiò irreparabilmente quando il Galilei compose il “dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo”, rivelando chiaramente la sua adesione alla teoria copernicana. Egli dovette comparire davanti al tribunale del Sant’Uffizio a Roma e fu costretto ad abiurare le sue teorie come eretiche e condannato al carcere perpetuo. Morì nel 1642. Galileo è il fondatore della scienza moderna, sia perché proclamò l’autonomia di essa rispetto ala filosofia e alla teologia, sia perché fondò la nuova metodologia scientifica, matematica e sperimentale. Al “sapere cartaceo” di coloro che interpretavano le leggi dell’universo soltanto attraverso i libri degli antichi, contrappose la “sensata esperienza”, l’osservazione, cioè diretta dei fenomeni, intesa a cogliere leggi universali e costanti. Combattendo contro il dogmatismo e il principio d’autorità, egli difese anche la libertà di pensiero, sentì la verità come comune conquista che l’uomo deve costantemente verificare e far progredire, affermò la propria fede nella forza della ragione. Galileo fu il più grande scrittore del Seicento italiano. La sua prosa è lontana dall’enfasi e dalle metafore bizzarre che caratterizzarono la poesia del Marino.

 

Il Saggiatore

Nel 1618 erano apparse tre comete che erano diventate occasione di numerose dispute scientifiche e filosofiche. Il gesuita Orazio Gras si pubblicò un trattato in cui dava una spiegazione del fenomeno. Galileo fece controbattere questa spiegazione da un suo discepolo con il “Discorso delle Comete”. Il Grassi attaccò Galileo attraverso un trattato pubblicato con lo pseudonimo di Lotario Scarsi, e Galileo rispose con il “Saggiatore”fingendo di credere che il Sarsi fosse persona reale, ma polemizzando chiaramente con il Grassi. IL titotolo dell’opuscolo deriva dalla bilancetta di precisione detta “saggiatore” con la quale gli orefici “saggiano” l’oro, contrapposta alla grossolana stadera cioè la “libra”con cui il Grassi secondo Galileo pesa le opinioni proprie e altri. In realtà era errata l’ipotesi galileana che le comete fossero apparenze dovute ai raggi del sole, mentre più vicino al vero era il Grassi, quando sosteneva che erano corpi di origine celeste. Aveva tuttavia ragione Galileo quando opponeva alla scienza libresca del Grassi, fondata non sull’esperienza, ma sui libri degli antichi e sul ragionamento astratto il suo metodo scientifico, razionale e sperimentale. In questo senso il “Saggiatore” ha grande importanza nella fondazione del concetto moderno di scienza.

 

Il “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo”

Quest’opera fu la causa della condanna di Galileo. In essa l’autore prende una netta posizione a favore del sistema copernicano. IL dialogo si immagina tenuto a Venezia. Interlocutori sono da un lato il fiorentino Filippo Salviati, difensore del nuovo sistema, e il veneziano Giovan Francesco Salviati, dall’altro Simplicio, filosofo aristotelico, che difende il sistema tolemaico. Nei primi due iterlocutori è sdoppiato il carattere di Galileo nel suo duplice atteggiamento di rigore scientifico e di appasionato entusiasmo per la scienza congiunto all’ardore divulgativo. Simplicio è la vivente caricatura del sapere libresco. Temi principali del dialogo sono: la concezione copernicana, l’autonomia della ragione umana, l’affermazione del nuovo metodo scientifico matematico e sperimentale. La struttura dialogica viene incontro al bisogno di Galileo di divulgare la scienza, fonte di vita e di verità. Per Galileo, infatti, la scienza, non doveva essere attività di singoli specialisti, ma un fatto di interesse pubblico, destinato a permeare di sé l’intera società e la vita degli uomini.

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