Funerale di Miseno vv 175-189

Funerale di Miseno vv 175-189

Per questo tutti si lamentavano intorno con alte grida, specialmente il pio Enea. Allora piangenti s’affrettano ad eseguire senza indugio gli ordini della Sibilla, e gareggiano nel costruire con tronchi l’ara del sepolcro e innalzarla al cielo. Si va in una selva antica, nascosta dimora di fiere, s’abbattono i pioppi, risuona il leccio percosso dalle scuri e i tronchi del frassino e si spacca coi cunei la quercia fendibile e immensi orni rotolano dai monti. Anche Enea, primo fra tali opere, esorta i compagni e lavora con i loro stessi attrezzi. E col suo cuore afflitto pensa queste cose, guardando l’immensa selva e forse così prega:

       – Oh! Se si mostrasse ora quel ramo d’oro da un albero in questo sconfinato bosco, dal momento che la veggente, ahimé, ha detto di te cose purtroppo vere.


Frattanto i Teucri sulla spiaggia piangevano Miseno e rendevano gli estremi onori alle fredde ceneri. Per prima cosa innalzano una grande pira grassa per i pini resinosi e con quercia tagliata, rivestendone i fianchi di scure fronde e davanti collocano funerei cipressi e sopra lo adornano di armi fulgenti. Alcuni preparano calde acque e bronzei vasi bollenti sulle fiamme, lavano e ungono il freddo corpo. Cresce il lamento. Allora depongono sul feretro il corpo compianto e vi gettano sopra purpuree vesti e gli abiti suoi consueti. Parte s’avvicina alla grande pira, – triste compito, – e volti all’indietro secondo l’usanza degli avi, sotto vi tengono ferma una fiaccola ardente. Si bruciano i doni raccolti d’incenso, le carni, i vasi d’olio versatovi sopra. Dopo che le ceneri caddero e s’acquietò la fiamma, con vino aspersero i resti e le ceneri assorbenti e Corineo racchiuse le ossa raccolte in un’urna di bronzo. Egli stesso tre volte girò tra i compagni con acqua lustrale, spruzzandoli con stille leggere ed un ramo fecondo d’ulivo, purificò gli uomini e pronunciò l’estremo saluto. E il pio Enea innalza sulle ceneri un sepolcro d’immensa mole e le sue armi e il remo e la tromba sotto un monte elevato che ora da lui viene chiamato Miseno e nei secoli eterno il nome mantiene.