Freud Le tre fasi della sessualità e il complesso di Edipo

Freud Le tre fasi della sessualità e il complesso di Edipo


In Freud il termine “sessualità” ha un significato molto ampio: in ogni fase della vita agisce un’energia sessuale, tendente al piacere, chiamata Libido da Freud, che può dirigersi verso mete diverse. Nei Tre saggi sulla teoria della sessualità (1905) Freud sostiene infatti che la sessualità è presente sin dall’inizio nel bambino, e si sviluppa in tre distinte fasi corrispondenti alle operazioni vitali elementari e agli organi connessi: fase orale nel primo anno di vita; fase anale, da uno a tre anni; fase genitale, da tre a cinque anni; dopo questa fase la sessualità entra in un “periodo di latenza”, per manifestarsi nuovamente con la pubertà. Bocca, ano e genitali – attraverso cui il bambino riceve stimoli e si rapporta al mondo esterno – sono zone «erogene», che, svolgendo le funzioni vitali, diventano anche sede di piacere e soddisfacimento sessuale Il bambino, dice Freud ironicamente, è un “perverso polimorfo”: il termine perversione qui non presenta connotazioni valutative negative, ma semplicemente descrittive, in quanto significa un’attività sessuale che «ha rinunciato al fine riproduttivo e persegue il conseguimento del piacere come fine indipendente».

Connessa alla sessualità infantile è anche una delle più note dottrine freudiane: quella relativa al cosiddetto complesso di Edipo. In generale, il complesso edipico – che prende il nome dalla mitica vicenda del personaggio greco, destinato dal Fato ad uccidere il padre e a sposare la madre – consiste in «un attaccamento “libidico” verso il genitore di sesso opposto e in un atteggiamento ambivalente (con componenti positive di affettuosità e tendenza alla identificazione, e componenti negative di ostilità e di gelosia) verso il genitore di egual sesso» (C. Musatti). Tale complesso si sviluppa fra i tre e i cinque anni, ossia

  • Freud descrive anche alcuni dei meccanismi attraverso cui la censura attua il camuffamento dei significati latenti, come il simbolismo, per cui oggetti come spade o scatole rappresentano gli organi genitali, oppure lo “spostamento d’accento”, quando la rappresentazione onirica sposta l’interesse del sognatore su un aspetto marginale, collegato tuttavia al reale oggetto d’interesse: per esempio si sogna di accarezzare il cane della vicina, mentre in realtà è la stessa vicina che si vorrebbe accarezzare.

 

  • Freud ha praticato la psicoanalisi non solo sui suoi pazienti, ma anche su se stesso, e per molti anni ha analizzato i propri sogni.

durante la fase fallica, e, a seconda della sua risoluzione o meno, determina la futura strutturazione della personalità. Ecco come ne parla caratteristicamente Freud in Introduzione alla psicoanalisi:

«Si vede facilmente che il maschietto vuole avere la madre soltanto per sé, avverte come incomoda la presenza del padre, si adira se questi si permette segni di tenerezza verso la madre e manifesta la sua contentezza quando il padre parte per un viaggio o è assente. Spesso dà diretta espressione verbale ai suoi sentimenti, promette alla madre che la sposerà. Si penserà che ciò è poca cosa in confronto alle imprese di Edipo, ma di fatto è abbastanza, in germe è la stessa cosa […]. Quando il piccolo mostra la più scoperta curiosità sessuale per la madre, quando pretende di dormirle accanto la notte, insiste per essere presente alla sua toeletta o intraprende addirittura tentativi di seduzione – come spesso la madre può constatare e riferire ridendo – la natura erotica del legame con la madre è garantita contro ogni dubbio […]. Quanto alla femmina, esso [il complesso edipico] si configura in modo del tutto analogo, con le necessarie varianti. L’attaccamento affettuoso al padre, la necessità di eliminare la madre come superflua e di occuparne il posto, e una civetteria che mette già in opera i mezzi della futura femminilità, contribuiscono a dare della bambinetta un quadro incantevole, che ci fa dimenticare il lato serio e le possibili gravi conseguenze che giacciono dietro questa situazione infantile. Non trascuriamo di aggiungere che spesso gli stessi genitori esercitano un’influenza decisiva sul risveglio dell’atteggiamento edipico del bambino, abbandonandosi anch’essi all’attrazione sessuale e, nel caso che vi sia più di un figlio, anteponendo nel modo più evidente nel proprio affetto il padre la figlioletta e la madre il figlio…» (lez. XXI).

Il complesso edipico quindi fa sì che il bimbo rivolga al genitore di sesso opposto un amore affettuoso e possessivo, e consideri l’altro genitore un rivale e un ostacolo, che vorrebbe eliminare, “uccidere” . Ma il bambino si rende presto conto che il genitore rivale non può essere eliminato, e che esso è vincente nel conflitto per il possesso della madre (o del padre); inizia allora ad ammirarlo e a imitarlo, a sviluppare nei suoi confronti un amore emulativo.

Freud ritiene il complesso di Edipo importantissimo per la costituzione della personalità adulta: l’identità virile e quella femminile si formano e si consolidano attraverso questo processo di imitazione, anche il super-ego inizia a costituirsi attraverso questo processo di identificazione con il genitore. D’altra parte gran parte dei sentimenti e dei desideri vissuti durante il complesso d’Edipo sono accompagnati da vergogna e senso di colpa (non si può desiderare di uccidere il padre!) e vengono rimossi; perciò Freud ritiene che gran parte dell’inconscio rimosso sia costituito da esperienze legate alla sessualità infantile e al complesso di Edipo. E il fatto che generalmente non venga ammessa e riconosciuta l’esistenza di una sessualità infantile dipende, secondo Freud, proprio dalla rimozione dei desideri edipici.