FOSCOLO ANALISI LE GRAZIE

FOSCOLO ANALISI LE GRAZIE

Le Grazie La genesi dell’opera e il suo disegno concettuale


Un progetto travagliato e incompiuto

Al progetto poetico delle Grazie Foscolo lavorò a più riprese, per un lungo arco di anni, senza mai portarlo a compimento. Sin dal 1803 aveva inserito in un dotto commento filologico alla traduzione latina, opera di Catullo, della Chioma di Berenice di Callimaco alcuni frammenti del suo poema, che fingeva di aver tradotto da un inno alle Grazie di un antico poeta greco. In una lettera a Monti del 1809 annunciava, insieme ad altri inni il progetto di un inno alle Grazie in cui dovevano essere idoleggiate «tutte le idee metafisiche sul bello». il progetto cominciò a prender forma durante il soggiorno nella villa di Bellosguardo, a Firenze, nel 1812-1813, un periodo particolarmente felice per Foscolo. il poeta ritornò ancora sull’opera negli anni successivi, lavorandovi fino alla morte, riscrivendo, limando passi già scritti, elaborando una complessa struttura concettuale. Alcuni brani comparvero in una Dissertazione di un antico inno alle Grazie, pubblicata a Londra nel 1822, ma l’opera rimase incompiuta e si offre solo come una serie di frammenti, con innumerevoli varianti, che rendono arduo il compito di apprestarne un’edizione .

La funzione purificatrice della bellezza e delle arti Foscolo stesso ci fornisce un disegno delle Grazie nella citata Dissertazione londinese. il progetto originario di un inno unico viene ad articolarsi in tre inni, dedicati rispettivamente a Venere, dea della «bella natura», a Vesta, «custode del fuoco eterno che anima i cuori gentili» e a Pallade, «dea delle arti consolatrici della vita e maestra degli ingegni». Le Grazie sono dee intermedie tra il cielo e la terra, che hanno avuto il compito di suscitare negli uomini i sentimenti più puri ed elevati attraverso il senso della bellezza, inducendoli a superare la feroce bestialità che è nella loro natura originaria e portandoli alla civiltà. Questa idea che la bellezza e le arti abbiano la funzione di purificare e ingentilire le passioni e di promuovere l’incivilimento è un tema caro alla cultura neoclassica (compare anche nella Musogonia di Monti, 1793, e nell’Urania del giovane Manzoni, 1809).

I contenuti  Il primo inno narra la nascita di Venere e delle Grazie dal mar Ionio. Gli uomini, che vivono ancora allo stato bestiale, subiscono l’incanto della bellezza e percepiscono per la prima volta l’armonia dell’universo, disponendosi a coltivare le ani civili. Nel secondo inno la scena è collocata sui colli di Bellosguardo, in cui il poeta immagina un rito in onore delle Grazie celebrato da tre donne gentili, Eleonora Nencini, Cornelia Martinetti, Maddalena Bignami, che rappresentano rispettivamente la musica, la poesia e la danza. Il terzo inno è collocato nella mitica isola di Atlantide, inaccessibile agli uomini, dove Pallade cerca rifugio quando le loro passioni ferine scatenano la guerra. Atlantide rappresenta un mondo ideale di suprema armonia, lontano dai conflitti della storia umana. Qui Pallade fa tessere ad una schiera di dee minori un velo che difenda le Grazie dalle passioni degli uomini, in modo che possano tornare tra di essi a compiere la loro opera civilizzatrice. Sul velo sono effigiati i sentimenti più miti ed elevati. I mutamenti di scena fra i tre inni rappresentano il passaggio delle Grazie dalla Grecia, dove nacque la prima forma di civiltà, all’Italia, che raccoglie l’eredità della cultura classica; il paesaggio metafisico del terzo inno rappresenta il «potere delle arti sulle umane passioni».

La ripresa tematica e stilistica delle odi   Nel poema, come si vede, Foscolo intende calare un complesso disegno concettuale, incentrato intorno all’idea della bellezza serena e dell’armonia. L’opera riprende quindi la linea già inaugurata nelle odi (<<l’aurea beltate ond’ebbero / ristoro unico a’ mali / le nate a vaneggiar menti mortali»), sviluppandola e portandola alle estreme conseguenze. Anche dal punto di vista stilistico e figurativo le Grazie si collegano ai presupposti delle odi. Nel verso, come indica Foscolo proemio, vi è la ricerca dell’«arcana / armoniosa melodia pittrice» della bellezza: la ricerca cioè di un’estrema armoniosità musicale, ben diversa dalle intonazioni dei Sepolcri che variano dall’oratoria appassionata alla vibrante tensione dell’inno fino alla solennità dell’epica. Al tempo stesso, con la musicalità del verso, Foscolo vuole unire alla grande forza di suggestione visiva («melodia pittrice»): la poesia tende ad evocare immagini vivide, intensamente plastiche e colorite, dalle linee ferme ed armoniche, che sembrano rivaleggiare con le arti figurative (è significativo che l’opera sia dedicata allo scultore Antonio Canova, il massimo esponente dell’arte neoclassica in Italia, che stava in quegli anni lavorando al gruppo marmoreo delle Grazie).

In queste figurazioni devono prendere corpo i concetti: Foscolo mira cioè intenzionalmente ad una poesia allegorica. Come egli stesso afferma nella Dissertazione, le verità della poesia lascerebbero «freddo» il cuore e «dormiente» la fantasia, se non prendessero vita attraverso le figurazioni. Rivaluta perciò l’allegoria che, personificando in figure le idee astratte, fa sì che queste agiscano più facilmente e fortemente «sui sensi e sull’immaginazione». Non è un caso, tuttavia, che l’architettura concettuale del poema sia rimasta incompiuta: l’epoca, che vede una profonda crisi di valori e di parametri interpretativi della realtà, non consentiva più le grandiose costruzioni concettuali, unitarie ed armoniche, che erano state prodotte in altre epoche della storia, come ad esempio la Commedia di Dante.

La poesia civile delle Grazie

L’impegno civile Il  vagheggiamento della bellezza, la ricerca di immagini squisite e di versi melodiosi non devono però far pensare che le Grazie rappresentino, rispetto all’opera precedente di Foscolo, .un’involuzione puramente contemplativa ed evasiva, la fuga in un sogno di bellezza e di armonia remoto dalla realtà e dalla storia. Sia pur in forme diverse, Foscolo non abbandona il suo ideale di poesia civile. Costantemente affiorano nel poema rimandi alla realtà attuale, allo scatenarsi delle passioni feroci e degli istinti aggressivi dell’uomo, in concomitanza con le guerre imperialistiche di Napoleone (la campagna di Russia). L’idoleggiamento della bellezza assume senso solo in riferimento a quel terreno storico, come critica implicita a quel presente, come affermazione dell’ esigenza di un ordine più umano, libero da tendenze feroci e aggressive, dominato da sentimenti più miti, di pietà, di compassione, di pace (Masiello). E tutto ciò non resta su un piano di pura contemplazione, di affermazione semplicemente consolatoria: Foscolo è convinto della funzione civilizzatrice della poesia e delle arti, della loro possibilità di agire sul mondo sociale e di renderlo veramente più umano. Come si legge nella Dissertazione, nel suo poema vorrebbe riporre ,una sapienza sollecita del miglioramento e del perfezionamento della vita sociale».

Neoclassicismo e Romanticismo foscoliani Si può affrontare a questo punto il problema del rapporto che sussiste tra le tendenze romantiche e le tendenze neoclassiche che a prima vista sembrano contrapporsi così nettamente all’interno dell’opera foscoliana. In realtà le due tendenze non sono contraddittorie, ma scaturiscono da una stessa radice e si pongono in posizione complementare. Questa radice comune è il rapporto traumatico con il «reo tempo», la situazione storica convulsa e conflittuale dell’Italia napoleonica: le tendenze  romantiche sono l’espressione diretta della delusione storica, dei traumi, delle lacerazioni; dei conflitti tra il soggetto e la realtà esterna e all’interno del soggetto stesso; le tendenze neoclassiche sono il tentativo di opporre a tutto ciò un mondo alternativo di equilibrio, armonia e bellezza. Anche le tendenze neoclassiche scaturiscono dunque da quella matrice romantica, e recano al loro interno una polarità dinamica che le rende ben diverse dal decorativismo freddo e accademico del Neoclassicismo di maniera.