FORSE UN MATTINO ANDATO IN UN ‘ARIA DI VETRO

FORSE UN MATTINO ANDATO IN UN ‘ARIA DI VETRO

DI EUGENIO MONTALE


Testo
Forse un mattino andando in un’aria di vetro,
arida 1, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo 2:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me 3, con un terrore di ubriaco 4.

Poi come s’uno schermo, s’accamperanno di gitto
alberi case colli 5 per l’inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n’andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano 6, col mio segreto.

Un mattino, camminando forse in un’aria rarefatta
e arida, girandomi indietro, vedrò realizzarsi
il miracolo: il nulla dietro di me, il vuoto alle mie
spalle, con la paura che dà l’ubriacatura.

Dopo, come su uno schermo, improvvisamente
si sommeranno alberi case e colli per la solita
illusione. Ma sarà tardi, ormai; ed io, col mio segreto,
me ne andrò in silenzio tra gli uomini che mi ignorano.


Parafrasi
1 un’aria di vetro, arida: il contesto “negativo” e pessimistico – tipico soprattutto della poetica montaliana della prima fase – è già esplicitato dalla scelta dell’aggettivazione: è una mattina dal cielo terso, ma in cui subito si percepisce il “male di vivere” cui pare condannato l’uomo. L’aria “di vetro” allude poi a quanto è sottile (ma apparentemente impenetrabile) il confine tra noi e il “vuoto” nascosto dietro le cose.

2 il miracolo: si noti qui la scelta di un termine di natura quasi ossimorica, in quanto il “miracolo” non è il dischiudimento di una verità (pur provvisorio, come ne I limoni) ma la percezione del “nulla” (v. 3) su cui si regge tutta la nostra esistenza.

3 il vuoto dietro di me: il centro concettuale di Forse un mattino è ulteriormente sottolineato dal netto enjambement tra i vv. 3-4.

4 con un terrore di ubriaco: il termine “ubriaco” (in rima interna e ipermetra con “miracolo” al v. 2) spiega la reazione del poeta alla sua improvvisa scoperta; una paura improvvisa e stupefatta, come chi capisce di aver perduto il senso d’orientamento per aver ecceduto con gli alcolici.

5 alberi case colli: si noti l’assenza di punteggiatura nel breve elenco degli elementi che “di gitto” (rapidamente e a mo’ di schizzi impressionistici) tornano a coprire il vuoto intravisto alle proprie spalle. La coordinazione per asindeto restituisce sulla pagina l’impressione di una superficie piatta, come quella di uno “schermo”, che si frapponga tra noi e la verità rivelatasi per un istante.

6 che non si voltano: anche la chiusura è pessimistica: benché abbia intraveduto la realtà delle cose (è “troppo tardi” per non accorgersi del “vuoto” dietro lo schermo), il poeta – che evidentemente ha del tutto perso l’aureola e la funzione di “vate” – non può comunicarlo a nessuno, in quanto è pressoché ignorato da coloro che “non si voltano”.