FIGURE RETORICHE ALLA SERA DI FOSCOLO

FIGURE RETORICHE ALLA SERA DI FOSCOLO

FIGURE RETORICHE E PARAFRASI


TESTO

Forse perché della fatal quïete
tu sei l’immago a me sí cara vieni,
o Sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni, 
e quando dal nevoso aere inquïete
tenebre e lunghe all’universo meni
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni. 
Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme 
delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.


METRICA

Schema metrico e rime: sonetto (14 endecasillabi raggruppati in due
quartine e due terzine). Rima: ABAB ABAB CDC DCD.


PARAFRASI

O sera, forse mi sei così cara perché rappresenti l’immagine della pace eterna,
la morte, che ci è destinata dal fato! Sia quando d’estate ti accompagnano
felici le nuvole e le brezze che rasserenano il cielo,
sia quando d’inverno dal cielo carico di presagi di neve porti sulla terra tenebre
che danno inquietudine e durano a lungo, tu scendi a me sempre gradita e
quindi invocata, e percorri e occupi portandovi una dolce serenità, le vie più
intime del mio cuore.
Mi fai viaggiare con i miei pensieri sulla strada che porta verso l’idea della
morte, che annulla tutto, per sempre; e intanto questo tempo infelice passa
velocemente (sia nel senso che si allontana dal pensiero, sia che passa,
trascorre) e se ne vanno via insieme a lui gli affannosi pensieri (le torme delle
cure),
a causa dei quali insieme a me anche il tempo presente si consuma; e mentre
io contemplo la tua pace, si tranquillizza anche il mio spirito ribelle che
ruggisce dentro di me.


FIGURE RETORICHE

• Anastrofe: v. 1: “Forse perché della fatal quïete/Tu sei l’immago a me sí
cara vieni”;
• Allitterazioni: v. 14; v. 7; v. 2; v. 6; vv. 9-10: “spiRto, gueRRieR,
entRo, Rugge”; “Sempre, Scende, Secrete”; “iMMago, Me,
vieNi”; “teNebre e luNghe all’uNiverso MeNi”; “orMe / che vaNNo al
Nulla eterNo e iNtaNto”. C’è un’alternanza, in tutto il sonetto, tra suoni
lievi nelle quartine (vocali “i” ed “e”, ad esempio in “quiete; vieni, liete…”)
e suoni duri nelle terzine vocali “o” ed ”u” (“nulla”, “cure”, “rugge”…),
consonante “r”
• Anafore: vv. 3 e 5: “e quando…e quando”
• Enjambements: vv. 5-6; vv. 7-8; vv. 10-11; vv. 13-14: “inquiete /
tenebre”; “secrete / vie”; “fugge / questo reo tempo”; “dorme / quello
spirto guerrier”
• Apostrofe: v. 3: “o sera”
• Metafore: v. 14: “fatal quiete”; “spirto guerrier ch’entro mi rugge”
• Antitesi (accostamento di due parole o frasi di significato opposto): vv.
13-14: “dorme / quello spirto guerrier ch’entro mi rugge”
• Chiasmo: vv. 13-14: “dorme/guerrier”, “pace/rugge”;