ETTORE E ANDROMACA CANTO VI VV 429-502
ETTORE E ANDROMACA CANTO VI VV 429-502
PARAFRASI
Ettore, tu ora sei per me padre, nobile madre, fratello e sposo. Abbi pietà di me. Rimani in questa torre. Non fare di tuo figlio un orfano, di me una vedova. Disponi gli uomini presso l’albero del fico selvatico, dove la città è più vulnerabile, le mura facilmente superabili,dove per tre volte i loro migliori guerrieri hanno attaccato, guidati dai due Aiaci, dagli Atrìdi, dal famoso Idomeneo, da Diomede il valoroso Tidìde, incitati da qualche indovino o seguendo un loro disegno. Il grande Ettore dall’elmo rilucente le rispose: dove per tre volte i loro migliori guerrieri hanno attaccato, guidati dai due Aiaci, dagli Atrìdi, dal famoso Idomeneo, da Diomede il valoroso Tidìde, incitati da qualche indovino o seguendo un loro disegno. Il grande Ettore dall’elmo rilucente le rispose: “Moglie, tutto questo angoscia anche me. Ma cadrei in disgrazia, sarei terribilmente svergognato tra i Troiani e le Troiane dalle lunghe gonne, se, come fanno i codardi, mi tenessi lontano dalla guerra. Il mio cuore non mi permetterà mai di farlo, perché sono stato istruito ad essere coraggioso, a combattere tra i Troiani in prima fila, cercando di acquistare gloria per mio padre e per me stesso. Il mio cuore e il mio intelletto sanno bene che è in arrivo il giorno in cui la sacra Ilio sarà distrutta, insieme a Priamo che impugna il giavellotto di frassino, insieme al popolo di Priamo. Ma quello che più mi addolora tra queste sventure future non è tanto per i Troiani, per Ecuba, il re Priamo, o i miei molti e nobili fratelli che cadranno nella polvere massacrati dai loro nemici. Il mio più gran dolore è per te, quando qualcuno tra gli Achei ricoperti di bronzo ti porterà via in lacrime, porrà termine ai giorni della tua libertà. Se come schiava andrai ad Argo al lavorare al telaio serva di un’altra donna, andando a prendere l’acqua alle fonti di laggiù, contro voglia, costretta dagli onnipotenti Fati, qualcuno ti vedrà in lacrime e potrà dire: <<Quella donna è la moglie di Ettore, che fu il miglior guerriero nelle battaglie di tutti i Troiani domatori di cavalli nella guerra che fu combattuta intorno a Troia>>. Qualcuno lo dirà e ti darà maggior dolore essere priva di un uomo come quello che possa salvarti dai giorni della tua servitù. Possa giacere morto, nascosto sotto un tumulo funerario prima che io ti senta urlare mentre ti trascinano via.Dicendo questo, Ettore glorioso stendeva le mani verso il figlio. Il bimbo subito si schiacciava contro il seno della nutrice dalla bella cintura, piangendo di terrore, alla vista del suo caro padre, spaventato dall’aspetto del bronzo, della cresta di setola equina che ondeggiava terribilmente in cima all’elmo. Il padre amante del figlio rise, rise la sua nobile madre. Ettore glorioso si tolse l’elmo rilucente e lo posò sulla nuda terra. Poi baciò il suo caro figlio e lo teneva tra le braccia. Ad alta voce implorò Zeus ed gli altri Dei Immortali: “Zeus , e voi tutti Dei, concedete che questo bambino, che è mio figlio, divenga, al pari di me, dominante tra i Troiani, come me forte e coraggioso. Concedete che governi Troia con autorità. Che il popolo dica, quando ritorna da una guerra: <<Costui è molto migliore di suo padre.>> Possa riportare le spoglie sanguinose dei nemici uccisi, far gioire il cuore di sua madre”. Posò il bimbo nelle braccia della diletta moglie. Quella appoggiò il bambino sul dolce seno, sorridendo tra le lacrime. Guardandola, Ettore si commosse, le prese la mano e le disse: “Moglie carissima, che il tuo cuore non sia triste a causa mia. Nessun uomo mi manderà nell’Ade prima del tempo che mi è destinato. Ti dico che nessuno scampa al fato, sia codardo o coraggioso, dal momento della nascita. Dunque rientra in casa, occupati del lavoro che ti compete, della lana e del telaio, dirigi le serve nelle loro mansioni. La guerra sia il pensiero di tutti gli uomini che vivono in Troia, e soprattutto il mio”. Dette queste cose, Ettore glorioso riprese in mano il suo elmo piumato. L’amata moglie tornò verso casa, spesso volgendosi indietro nel cammino, piangendo amaramente. Subito giunse alla spaziosa casa di Ettore, uccisore di uomini. All’interno trovò le molte ancelle e a tutte ordinò di piangere. Così prendevano il lutto per Ettore nella sua propria casa, per quanto fosse ancora vivo, non pensando che tornasse indietro, che scampasse alla furia della battaglia per mano degli Achei.
ETTORE E ANDROMACA CANTO VI VV 429-502