ERASMO DA ROTTERDAM ADAGIA

ERASMO DA ROTTERDAM ADAGIA

Martina Dalla Serra

Erasmo da Rotterdam

Adagia

Biografia dell’autore

Il suo vero nome era Geert Geertsz (1466 c. Rotterdam- 1536 Basilea), teologo e umanista olandese.

Entrato senza vocazione nell’ordine agostiniano, fu ordinato sacerdote. Viaggiò lungamente in Europa, visitandone i maggiori centri culturali. Scosso dalla Riforma luterana, che tuttavia respinse, aspirò a un’armoniosa fusione della morale evangelica e della grande cultura classica. Dalla saggezza antica e dalla purezza del Vangelo trasse lo spunto per la lotta contro l’ignoranza, la vuota erudizione, l’impostura, il gretto dogmatismo e l’intolleranza ecclesiastica, ma anche contro l’esasperato razionalismo rinascimentale, e a essi preferì la percezione immediata della vita creatrice al di fuori da ogni schema logico: idee che sono alla base del suo Elogio della pazzia (1509) e dei Colloqui familiari (1522). La sua formazione umanistica lo indusse a una critica filologica anche dei testi sacri (Nuovo Testamento, opere di sant’Agostino, sant’Ambrogio e san Girolamo) e a una polemica con Lutero che lo portò al rifiuto della concezione luterana della Grazia. Fra i suoi numerosi scritti vengono citati gli Adagia (1500-1508), l’Enchiridion militis christiani (1504), le Parabolae(1514), le Paraphrases (1517-24), le Adnotationes (1521).

Introduzione agli Adagia

Gli Adagia sono una raccolta di proverbi a cui l’autore si dedicò per lunga parte della vita e si presentano come “un’antologia del sapere dell’Occidente”.

L’autore prese spunto dalle raccolte paremiografiche, dai lessici tardo-antichi e di età bizantina (Zenobio, Diogeniano, Suda), che puntualmente cita: ma, soprattutto, il suo lavoro di ricerca attinse direttamente alle opere degli scrittori greci, latini e cristiani. Aristofane, Sofocle, Euripide, Plauto e Terenzio risultano tra i nomi più citati. Autori analizzati a fondo da Erasmo sono il Plutarco degli opuscoli morali tra i greci, e Orazio tra i latini. Abbondantemente testimoniati sono inoltre Esiodo e Omero. L’erudizione è parte essenziale dell’humanitas erasmiana, sicchè Ateneo, Plinio e Gellio sono frequentemente menzionati. Inoltre è ampiamente messo a frutto l’insegnamento degli autori cristiani, poiché con essi Erasmo intendeva richiamare il lettore ai precetti della morale cristiana.

Gli Adagia di Erasmo rappresentano un repertorio di sapienza e sono un’enciclopedia della morale e della saggezza. In questo libro si colgono due componenti, quella erudita e quella didattica: insomma un testo scolastico per dotti, finchè i suoi testi vennero proibiti dai tribunali dell’Inquisizione diventando così materiale di conoscenza diffuso clandestinamente.

NULLUS DIES OMNINO MALUS NESSUN GIORNO È INTERAMENTE DA BUTTARE

Nell’Adagium numero 147 incuriosisce il tema del tempo quotidiano e il suo valore che spesso nell’esperienza ordinaria di vita ci sfugge tra le mani senza che noi riusciamo a coglierne la piena valenza.

Più in generale degli Adagia colpiscono la ricchezza e la disorganicità quasi caotica degli spunti.

Astrologi designant quosdam dies fortunatos aut infelices, sed his aut his rebus. Nullo tamen die indulgendum est ocio, quod nullus sit adeo inauspicatus quin alicui negocio sit felix, si quis recte utatur concesso tempore. Dies infaustus gerendo bello aut navigationi foelix est administrandae rei familiari.

Gli astrologi dividono i giorni in fausti e infausti con riferimento agli svariati campi dell’agire umano. Ma nessun giorno deve essere interamente sprecato nell’inattività, poiché nessun giorno è talmente infausto, che non conduca a buon fine anche un’azione soltanto, purchè si usi in modo corretto il tempo di cui si dispone. Un giorno infausto per muovere guerra o per navigare, per esempio, potrebbe essere adatto ad amministrare il proprio patrimonio. Nessun giorno è poi inadatto ad imparare qualcosa. Lo scrive Esiodo nel libro Le opere e i giorni: un giorno interamente da buttare non è mai capitato a nessuno.

Commento

Talvolta un giorno può apparirci breve se lo viviamo in modo piacevole e intenso. Un altro giorno invece può sembrarci lungo, noioso e pesante; una giornata può spesso scorrere via e non rimanere impressa nei nostri ricordi perchè consumata nei meccanismi della routine degli impegni già organizzati. In un’altra occasione più eccezionale il vissuto di una sola giornata, può addirittura cambiarci l’esistenza facendola diventare persino il giorno più importante della nostra vita: in questo caso rimane in noi per sempre il ricordo. In altre situazioni, scopriamo a distanza di tempo l’importanza dell’accadimento di un giorno.

 Come si può notare lo scorrere del tempo varia nella nostra esperienza e nel nostro vissuto con intensità e rilevanze diverse. All’interno di questo diverso scorrere quotidiano, vi sono poi le esperienze dolorose e mortificanti che contribuiscono nonostante la loro sgradevole connotazione a formare il carattere e la personalità di un individuo, poiché proprio soffrendo si scopre il valore delle cose.

Il tempo non è solo percezione soggettiva del vissuto ma soprattutto un essenziale fattore di arrichimento che passa attraverso le esperienze e si trasforma in maturazione della personalità.

Ogni giorno ha una sua importanza nella vita di ciascuno di noi, basta saper usare il tempo in modo corretto per non avere il rimpianto di non averlo saputo utilizzare al meglio. Nell’idea di prendere tutto il tempo che ci è dato, va ricordata la massima latina del poeta Orazio:”Dum loquimur fugerit invida aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.”

“Mentre parliamo il tempo sarà già fuggito, come se ci odiasse: cogli l’attimo, confidando il meno possibile nel domani.”

In base a queste considerazioni, si potrebbe dire che Erasmo non ha voluto con i suoi preziosi Adagia dare una soluzione certa e univoca delle problematiche affrontate nei proverbi, ma ha solo voluto offrire utili spunti affinchè ciascuno sia libero di scegliere  ciò che ritiene più congeniale per se stesso.

HOMO HOMINI LUPUS L’UOMO È UN LUPO PER L’UOMO

Adagia 17

Ἄνθρωπος ἀνθρώπου λύκος, id est Homo homini lupus. Superiori quasi diversum est ac velut hinc effictum videtur, quod usurpavit Plautus in Asinaria, Homo homini lupus.

Quo monemur, ne quid fidamus homini ignoto, sed perinde atque a lupo caveamus: lupus est (inquit) homo homini, non homo, qui qualis sit non novit.

“L’uomo è un lupo per l’uomo”: questo adagio è praticamente opposto al precedente ed è ricavato dall’Asinaria di Plauto. È un proverbio che ci esorta a non fidarci di uno sconosciuto, bensì a stare in guardia davanti a lui come davanti ad un lupo.

Queste le parole di Plauto:

l’uomo è un lupo, non un uomo, per l’uomo, quando non si sa chi si ha davanti.

Commento

L’uomo è un lupo per l’uomo, cioè l’uomo per sua indole è indotto ad essere guardingo e diffidente.

L’uomo è dunque per natura nemico dei suoi simili.

Thomas Hobbes afferma che la natura umana è fondamentalmente egoistica e a determinare le azioni umane sono l’istinto di sopravvivenza e di sopraffazione.

Secondo Hobbes, l’uomo non può sentirsi spinto spontaneamente ad avvicinarsi ad un suo simile; infatti se gli uomini si stringono tra loro in amicizia, ciò è dovuto non tanto ad una virtù, ma piuttosto ad una sorta di timore reciproco.

Anche l’uomo che cerca di dominare gli altri uomini, si atteggia in tal modo perché è consapevole che coloro che sono dominati sono in posizione svantaggiata rispetto a lui.

Questo sistema di potere è regolato, secondo questa impostazione di pensiero, dalla cosiddetta legge di selezione naturale.