EMILIO PRAGA

EMILIO PRAGA

EMILIO PRAGA


Nato a Gorla (Milano) nel 1839 da una famiglia agiata, negli anni giovanili poté viaggiare a lungo per l’Europa, venendo in contatto soprattutto con l’ambiente parigino. Ma dopo la morte del padre, non seppe adattarsi ad un lavoro regolare e si diede all’alcol ed a una vita disordinata. In questo, tra gli scapigliati, fu quello che visse più autenticamente il modello del “maledettismo” assunto da Baudelaire.
Morì in miseria distrutto dall’alcolismo a soli trentasei anni, nel 1875.Giovanissimo, oltre che come pittore si era affermato come poeta con la raccolta “Tavolozza” (1862), che ebbe notevole successo, ed in cui vi sono descrizioni di paesaggio che rivelano un vivo senso del colore, di tipo impressionistico. Ma vi si trovano anche poesie di impostazione sociale, di polemica contro la borghesia e il culto del denaro, contro il progresso scientifico e tecnico che minaccia la bellezza, nonché poesie “maledette”, che esaltano l’orgia e l’alcol. Il maledettismo assume il predominio nella seconda raccolta “Penombre” (1864); ma il poeta cerca anche il conforto nella sanità della natura e nel mondo familiare.

Il linguaggio si fa esasperato con termini brutalmente realistici. Con la successiva raccolta, “Fiabe e leggende” (1869), Praga attenua la provocazione, tornando a temi di tipo romantico. Postume (1878) furono poi pubblicate le poesie di “trasparenze”, in cui compare un tono di rassegnazione e di confessione intima, un desiderio di purezza proiettato nella rievocazione dell’infanzia. Negli ultimi anni Praga lavorò anche ad un romanzo, “Memorie del presbiterio”, che restò incompiuto e fu completato dall’amico Roberto Sacchetti. È un romanzo in cui si esprime un bisogno di purezza, proiettato nella pace della campagna e nella figura del vecchio prete, ma che mescola anche intrighi romanzeschi complicati e a forti tinte.

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