Ecco mormorar l’onde Analisi

Ecco mormorar l’onde Analisi

Torquato Tasso Ecco mormorar l’onde


Al madrigale, forma del genere lirico tradizionalmente considerata minore, Tasso dedica un’attenzione che non conosce flessioni nell’arco intero della sua carriera di scrittore, esplorandone con convinzione dimensioni e potenzialità. Di questa produzione assai fitta, in molti casi legata anche all’occasione cortigiana del parlare arguto e del biglietto galante, sono esempi significativi i brani seguenti.

Ecco mormorar l’onde
e tremolar le fronde
a l’aura mattutina e gli arboscelli,
e sovra i verdi rami i vaghi augelli
cantar soavemente
e rider l’oriente:
ecco già l’alba appare
e si specchia nel mare,
e rasserena il cielo
e le campagne imperla il dolce gelo,
e gli alti monti indora.
O bella e vaga Aurora,
l’aura è tua messaggera, e tu de l’aura
ch’ogni arso cor ristaura.

Metro: madrigale composto di 14 versi tra settenari ed endecasillabi che rimano secondo lo schema aaBBccddeEffGg.
3. a l’aura: parola petrarchesca, usata anche qui in modo allusivo: a Laura (Peperara).
10. dolce gelo: la rugiada.
12-14. O bella… ristaura: l’Aurora, annunciata dal l’aura del mattino, annuncia pure l’arrivo di Laura che ristora il cuore innamorato del poeta.

Analisi
Un gioco virtuoso di iterazioni toniche
Il madrigale Ecco mormorar l’onde appartiene alla serie di rime composte per Laura Peperara. E in realtà l’apparizione congiunta dell’aurora e della donna amata si risolve in un esercizio virtuoso di sensibilità musicale, dominato dalla disseminazione anagrammatica del senhal Laura: da «aura» ad «aurora» e a «restaura», dal «tremolar» delle «fronde» o degli «arboscelli» alla luce dorata dell’«oriente».
A questo petrarchismo musicalizzato è altresì essenziale lo smaterializzarsi delle sensazioni in un seguito volubile di apparizioni in fuga: nella struttura paratattica attivata dal duplice «ecco» nessuna figura ha il tempo di prendere consistenza, in una sorta di camera dell’eco ove le rime interne («mormorar», «tremolar», «cantar») si incrociano alla cadenza attentamente variata delle rime baciate, la prima e l’ultima delle quali sono per di più inclusive («onde», «fronde», «aura», «ristaura»).