DUELLO TRA ETTORE E ACHILLE DAL VERSO 317-363

DUELLO TRA ETTORE E ACHILLE DAL VERSO 317-363


Parafrasi versi dal 317 al 325

“Come durante la notte si presenta davanti tra gli astri Venere, che nel cielo è l’astro più luminoso, brillava anche la punta dell’aguzza asta che Achille utilizzava con la mano destra, agitandola, desiderando la morte di Ettore il divino, esaminando il suo corpo allo scopo di trovare quale fosse il suo punto debole. Nelle altri parti del corpo Ettore aveva le armi bronzee che erano appartenute a Patroclo e che gli aveva rubato dopo lo scontro; ma Ettore rimaneva scoperto nella parte in cui la clavicola separa il collo dalle spalle, ovvero in quel punto in cui, qualora si riportano delle ferite, si muore in modo più rapido, dissanguati.”

Parafrasi dal 326 al 336

“in quel punto lo colpì Achille divino con la sua asta, mentre combatteva, la punta dell’arma passò da una parte all’altra della parte del corpo sopraccitata, attraverso il collo tenero; ma la spada di bronzo con l’impugnatura di frassino non giunse al punto di tagliare la trachea, con l’obiettivo di parlargli dandogli risposta. Ettore cadde a terra; Achille divino pronunciò queste parole con aria trionfante:“Ettore, credevi forse, nel momento in cui toglievi le armi indosso a Patroclo, di riuscire a farla franca, non avevi paura di me che eri lontano, sciocco (o anche dissennato)! seppur fossi lontano da lui, il guerriero più forte al controllo delle navi ero io che ti ho privato delle tue forze, colpendoti e causandoti la morte: cani ed uccelli divoreranno il tuo cadavere; a Patroclo invece daranno sepoltura i Greci.”

Parafrasi dal verso 337 al verso 350

“Sfinito (senza forze) Ettore dall’elmo ondeggiante gli rispose:Per la vita, supplicandoti, per i tuoi genitori, fa sì che i cani non mi divorino davanti alle navi dei Greci”, accetta invece in grande quantità bronzo ed oro, i regali che ti offriranno i miei genitori (il re Priamo e la regina Ecuba, ma per favore restituisci il mio corpo alla mia famiglia, affinché i Troiani e le loro mogli mi onorino con il rogo funebre, quando io sarò morto” Achille dal passo rapido, guardandolo torvo gli rispose in questo modo:”Non guardarmi, cane (Ettore chiamato in modo dispregiativo), pregandomi in modo supplice e invocandoti ai tuoi genitori! Bastassero per placarmi animo e rancore per sbranare e divorare io medesimo le tue carni fresche, dopo quello che hai fatto (uccisione di Patroclo), così me non ci sarà nessuno che potrà risparmiare il tuo corpo dalle fauci dei cani, neanche se mi venissero a portare venti volte il riscatto e anche altro denaro aggiungessero come promessa a questo, pure se fosse il re Priamo, discendente dal re di Troia Dardano, tuo padre a dare l’ordine di pagare il tuo corpo a peso d’oro.”

Dal verso 350 al verso 363

“nemmeno in quel caso la nobile madre potrà piangerti steso sul letto, lei che t’ha partorito, ma tutto intero ti mangeranno cani ed uccelli». Gli rispondeva in punto di morte Ettore dall’elmo ondeggiante: «Bene ti vedo, ben ti conosco, non era destino che ti piegassi: è di metallo il tuo cuore nel petto. Bada piuttosto ch’io non diventi per te vendetta divina quel giorno nel quale Paride e Febo Apollo, per quanto bravo, t’ammazzeranno alle Porte Scee». Mentre così gli diceva, l’ora della morte l’avvolse, l’anima volò via dalle membra e se ne scese nell’Ade, rimpiangendo il proprio destino, lasciando la forza e la giovinezza.”


Fonte bibliografica per i versi: http://www.mondadorieducation.it/

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