DOVE E NATO LEONARDO SCIASCIA

DOVE E NATO LEONARDO SCIASCIA

DOVE E NATO LEONARDO SCIASCIA

Leonardo Sciascia (Racalmuto, 8 gennaio 1921 – Palermo, 20 novembre 1989) è stato uno scrittore, giornalista, saggista, politico, poeta e drammaturgo italiano.


Leonardo Sciascia nasce a Recalmuto, nell’entroterra agrigentino, l’8 gennaio 1921. La madre viene da una famiglia di artigiani, il padre è impiegato in una delle miniere di zolfo della zona. Nel 1935 si trasferisce a Caltanissetta con la famiglia e si iscrive all’Istituto Magistrale “IX Maggio”, nel quale insegna Vitaliano Brancati. Lo scrittore diventa per Sciascia un modello, mentre all’incontro con il giovane insegnante Giuseppe Granata (futuro senatore del PCI) Sciascia riconosce la scoperta degli illuministi e della letteratura americana. E’ del 1952 la pubblicazione del “primo lemma di Leonardo Sciascia” (Scalia): si tratta di Favole della dittatura, ventisette testi brevi di prosa assai studiata. Sempre nel 1952, esce la raccolta di poesie La Sicilia, il suo cuore, illustrata con disegni dello scultore catanese Emilio Greco. Sciascia vince nel 1953 il premio Pirandello per un suo importante intervento critico sull’autore di Girgenti (Pirandello e il pirandellismo).

Dal 1954 si trova alla direzione di «Galleria» e di «I quaderni di Galleria», riviste antologiche dedicate alla letteratura ed agli studi etnologici. Frequenta in quegli anni la Caltanissetta di Luigi Monaco e del suo omonimo Salvatore Sciascia, ricavandone forti stimoli che si traducono in frequenti collaborazioni con diversi giornali e riviste letterarie. Nel 1956 esce il primo libro di rilievo Le parrocchie di Ragalpetra, a cui seguono nell’autunno del ’58 i tre racconti della raccolta Gli zii di Sicilia: La zia d’America, Il quarantotto e La morte di Stalin. Del 1961 è invece Il giorno della civetta, il romanzo sulla mafia che porterà a Sciascia la maggior parte della sua celebrità. Oltre a Il consiglio d’Egitto (1963), gli anni Sessanta vedranno nascere alcuni dei romanzi più sentiti dallo stesso autore, dedicati proprio alle ricerche storiche sulla cultura siciliana: A ciascuno il suo (1966), un libro bene accolto dagli intellettuali e da cui Elio Petri ha tratto un film nel 1967; e Morte dell’Inquisitore (1967), che prende spunto dalla figura dell’eretico siciliano Fra Diego La Matina.

Il 1970 è l’anno dell’uscita de La corda pazza, una raccolta di saggi su cose siciliane nella quale l’autore chiarisce la propria idea di “sicilitudine” e dimostra una rara sensibilità artistica espressa per mezzo di sottili capacità saggistiche. Il 1971 è l’anno de Il contesto, libro destinato a destare una serie di polemiche, più politiche che estetiche, alle quali Sciascia si rifiuta di partecipare ritirando la candidatura del romanzo al premio Campiello. Tuttavia si fa sempre più forte la propensione ad includere la denuncia sociale nella narrazione di episodi veri di cronaca nera: gli Atti relativi alla morte di Raymond Roussel (1971), I pugnalatori (1976) e L’affaire Moro (1978) ne sono un esempio. Nel 1974, nel clima del referendum sul divorzio e della sconfitta politica dei cattolici, nasce Todo modo, un libro che parla “di cattolici che fanno politica” (Sciascia) e che viene naturalmente stroncato dalle gerarchie ecclesiastiche. Nel 1977 esce Candido. Ovvero, un sogno fatto in Sicilia.

Dalla collaborazione con la casa editrice Sellerio di Palermo origina una collana chiamata “La memoria”, che si apre con un suo libro, Dalle parte degli infedeli (1979), e che con le sue Cronachette festeggia nel 1985 la centesima pubblicazione. Carichi di dolenti inflessioni autobiografiche sono i brevi racconti gialli Porte aperte (1987), Il cavaliere e la morte (1988) e Una storia semplice (in libreria il giorno stesso della sua morte), in cui si scorgono tracce di una ricerca narrativa all’altezza della difficile e confusa situazione italiana di quegli anni. Pochi mesi prima di morire pubblica Alfabeto pirandelliano, A futura memoria (pubblicato postumo), e Fatti diversi di storia letteraria e civile edito da Sellerio. Opere nelle quali si ritrovano le principali tematiche della produzione sciasciana, dalla “sicilitudine” a quell’impegno civile che lo aveva caratterizzato lungo tutta la sua vita intellettuale, di cui rimane una testimonianza anche nelle numerose interviste rilasciate durante tre decenni della storia nazionale italiana. Sciascia muore a Palermo il 20 novembre 1989.

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