DISCORSO GIOLITTI

DISCORSO GIOLITTI

da G. GIOLITTI, Discorsi parlamentari. (4 febbraio 1901)


GIOLITTI. (Segni di viva attenzione). Onorevoli colleghi. Non intendo di entrare nell’esame
particolareggiato della condotta del Governo in occasione dello scioglimento della
Camera del lavoro di Genova. Il deputato che rappresenta Genova vi ha esposti i fatti e su
di ciò nulla ho da aggiungere. Io intendo invece di risalire all’esame dei criteri di Governo,
che produssero quei fatti, i quali potevano avere gravi conseguenze.
La questione ora sollevata in Parlamento, in occasione degli avvenimenti di Genova,
tocca alle più alte questioni di diritto e di politica interna, tocca soprattutto ai rapporti tra
il Governo e le classi lavoratrici e ai limiti delle attribuzioni del Governo nei conflitti fra
capitale e lavoro. Dalla risoluzione di questi quesiti dipende in massima parte la pace sociale.
Pur troppo persiste ancora nel Governo, ed in molti dei suoi rappresentanti, la tendenza
a considerare come pericolose tutte le Associazioni di lavoratori. Questa tendenza è
effetto di poca conoscenza delle nuove correnti economiche e politiche che da tempo si sono
determinate nel nostro come in tutti i paesi civili, e rivela che non si è ancora compreso
che la organizzazione degli operai cammina di pari passo col progresso della civiltà.
La tendenza, della quale ora ho parlato, produce il deplorevole effetto di rendere nemiche
dello Stato le classi lavoratrici, le quali si vedono guardate costantemente con occhio
diffidente anziché con occhio benevolo dal Governo il quale pure dovrebbe essere il tutore
imparziale di tutte le classi di cittadini. […] 3 Lo scioglimento della Camera del lavoro di
Genova è conseguenza di un sistema che abbiamo visto adottare altrove. Qui in Roma,
l’autorità governativa ha impedito al municipio di Roma di dare un sussidio alla Camera
del lavoro, mentre nessuno poteva supporre che il municipio della capitale fosse animato
da intendimenti sovversivi. (Commenti) . […] Ora queste Camere di lavoro che cosa hanno
in sé di illegittimo? Esse sono le rappresentanti di interessi legittimi delle classi operaie: la
loro funzione è di cercare il miglioramento di queste classi, sia nella misura dei salari, sia
nelle ore di lavoro, sia nell’insegnamento che giovi a migliorare e ad accrescere il valore
dell’opera loro, e potrebbero, se bene adoperate dal Governo, essere utilissime intermediarie
fra capitale e lavoro, come potrebbero servire ad altre funzioni, per esempio a diriger
bene la emigrazione.
Perché dunque il Governo adotta il sistema di osteggiarle sistematicamente? Si dice che
le Camere di lavoro, come vennero costituite, hanno preso atteggiamenti ostili allo Stato.
Ma questa è una conseguenza inevitabile della condotta del Governo! Colui che si vede sistematicamente
perseguitato dallo Stato, come volete che ne sia l’amico? (Bravo! Bene! a sinistra
– Interruzioni a destra) .
Il Governo ha un solo dovere, quello di applicare la legge a queste come a tutte le altre
associazioni: se mancano, deve essere ferma l’azione del Governo. […] Io credo che al punto
a cui siamo giunti sarebbe conveniente di disciplinare per legge que sta materia. Le associazioni
operaie hanno diritto ad essere rappresentate come lo sono gli industriali e i
commercianti.
E come ci sono le Camere di commercio regolate per legge, non vedo ragione perché lo
Stato non possa, non debba anzi, disciplinare legislativamente le Camere di lavoro. Io credo
che bisogna mettere allo stesso livello di fronte alla legge tanto il capitalista quanto il
lavoratore; ognuno dei due deve avere la sua rappresentanza legittima riconosciuta dallo
Stato. Questa è una nuova funzione che s’impone allo Stato moderno, ed è inutile voler
governa re con metodi che stavano bene cinquant’anni fa ma che ora sono assolutamente
deficienti. Io poi non temo mai le forze organizzate, temo assai più le forze inorganiche…
(Bravo! Bene!) perché su di quelle l’azione del Governo si può esercitare legittimamente ed
utilmente, contro i moti inorganici non vi può essere che l’uso della forza.
La ragione principale per cui si osteggiano le Camere del lavoro è questa: che l’opera
loro tende a far crescere i salari. Il tenere i salari bassi comprendo che sia un interesse degli
industriali, ma che interesse ha lo Stato di fare che il salario del lavoratore sia tenuto basso?
È un errore, un vero pregiudizio credere che il basso salario giovi al progresso dell’industria;
l’operaio mal nutrito è sempre più debole fisicamente ed intellettualmente: e i paesi
di alti salari sono alla testa del progresso industriale. (Bravo.) Noi lodiamo come una
gran cosa la frugalità eccessiva dei nostri contadini; anche questa lode è un pregiudizio.
Chi non consuma, credetelo pure, non produce! (Commenti) .
Il Governo quando interviene per tenere bassi i salari commette una ingiustizia, un errore
economico ed un errore politico. Commette un ‘ingiustizia, perché manca al suo dovere
di assoluta imparzialità fra i cittadini, prendendo parte alla lotta contro una classe.
Commette un errore economico, perché turba il funzionamento della legge economica
dell’offerta e della domanda, la quale è la sola legittima regolatrice della misura dei salari
come del prezzo di qualsiasi altra merce. Il Governo commette infine un grave errore politico,
perché rende nemiche dello Stato quelle classi le quali costituiscono in realtà la maggioranza
del paese.
Solo tenendosi completamente al di fuori di queste lotte fra capitale e lavoro lo Stato
può utilmente esercitare una azione pacificatrice, talora anche una azione conciliatrice, che
sono le sole funzioni veramente legittime in questa materia. […] Per molto tempo si è cercato
di impedire l’organizzazione dei lavoratori. Ormai chi cono sce le condizioni del nostro
paese, come di tutti gli altri paesi civili, deve essere convinto che ciò è assolutamente
impossibile. L’unico effetto di una resistenza illegittima da parte dello Stato sarebbe quello
di dare un fine politico a quelle organizzazioni, le quali per sé non hanno e non devono
avere che un fine economico.
Una politica avveduta e sapiente deve tener conto dei fatti, quali sono realmente. Chi è
preposto al Governo deve conoscere il paese che ha mandato di governare; senza di ciò
commetterà certamente 4 dei gravi errori. […] Il compito del Governo in Italia è gravissimo,
e l’opera sua non può essere che molto lenta, perché una gran parte dei nostri ordinamenti
va rifatta pezzo per pezzo. Noi abbiamo un pessimo sistema tributario; abbiamo
l’amministrazione della giustizia che certamente non riscuote la fiducia universale; abbiamo
la pubblica sicurezza in quelle condizioni che tutti sanno; e le amministrazioni comunali
in molti luoghi nelle mani di vere camorre. (Mormorio-Commenti).
Di grave ostacolo a immediati e seri provvedimenti sono le condizioni della finanza, e
quindi noi, non potendo immediatamente attuare provvedimenti che cambino un po’ sostanzialmente
lo stato delle cose, siamo costretti ad invocare la pazienza delle classi sofferenti.
Ma questa pazienza non si deve invocare a parole, bisogna invocarla con i fatti, dimostrando
loro che tutto ciò che è possibile, il Governo lo fa. […] Il moto ascendente delle
classi popolari si accelera ogni giorno di più, ed è un moto invincibile perché comune a
tutti i paesi civili, e perché poggiato sul principio dell’eguaglianza tra gli uomini.
Nessuno si può illudere di potere impedire che le classi popolari conquistino la loro
parte di influenza economica e di influenza politica. Gli amici delle istituzioni hanno un
dovere soprattutto, quello di persuadere queste classi, e di persuaderle con i fatti, che dalle
istituzioni attuali esse possono sperare assai più che dai sogni dell’avvenire. (Bene! – Commenti);
che ogni legittimo loro interesse trova efficace tutela negli attuali ordinamenti politici
e sociali. (Bene! a sinistra).
Dipende principalmente da noi, dall’atteggiamento dei partiti costituzionali nei rapporti
con le classi popolari, che l’avvento di queste classi sia una nuova forza conservatrice,
un nuovo elemento di prosperità e di grandezza o sia invece un turbine che travolga la fortuna
della Patria! (Vivissime approvazioni ed applausi a sinistra – Rumori a destra – Molti deputati
si congratulano con l’oratore).

/ 5
Grazie per aver votato!