DIALOGO TRA LA NATURA E UN ISLANDESE

DIALOGO TRA LA NATURA E UN ISLANDESE


Il dialogo tra la natura e un islandese è un’operetta morale scritta nel 1824,
Leopardi prende spunto Voltaire che parla, nel discorso sui flagelli da cui sono
tormentati gli uomini, degli islandesi, abitanti in una terra inospitale, minacciati

dal gelo ed ho il vulcano Hekla.
L’islandese che aveva girato il mondo arriva in Africa, in un luogo inesplorato
dall’uomo, dove vede un busto grandissimo, una donna, ovvero la natura. Inizia
quindi il dialogo tra la natura e l’islandese, la natura chiede all’ islandese chi
fosse e perché si trovasse in questo luogo inospitale e non conosciuto, egli
spiega che sta fuggendo proprio dalla natura, quindi la natura chiede perché.
L’islandese spiega chi prima si è allontanato dalla società, perché gli uomini
combattono gli uni contro gli altri per l’acquisto di piacere, e perché loro si
allontanano dalla felicità quanto più la cercano. Perciò egli si propone di tenersi
lontano dai patimenti della società. Dopo spiega che una volta isolato si trovò
altri patimenti al di fuori della società, quelli della natura, in ogni posto in cui
andava si trovava in perpetuo disagio. Egli non cerca piacere, bensì si spoglia
di qualunque desiderio e speranza, voleva solo essere quieto. Si era messo così
a cercare un luogo dove poter non infastidire e non essere infastidito, vagando
per territori e climi diversi. Tuttavia egli non ricorda di aver passato un giorno
solo della sua vita senza qualche pena, per questo chiede alla natura perché
essa opprime gli uomini, li perseguita, li offende, è lì percuote. La natura
risponde che non si accorge di quando offende o crea beneficio agli uomini. A
questo punto l’islandese fa l’esempio di un amico che lo invita a casa propria
ma non gli rende facile vivere in quel luogo. Così fa la natura, si chiede quindi
come mai essa lo abbia messo al mondo, non curandosene poi. La natura
risponde che l’universo e un circuito di produzione di distruzione, che mirano
alla conservazione del mondo, e solo questo è il fine. A questo punto l’islandese
chiede a chi giovasse una tale situazione e questo perpetuo circuito. La
domanda viene lasciata senza risposta e la storia termina, essa ha due finali,
uno in cui l’islandese viene divorato da due leoni affamati, che si tennero in
vita per qualche altro giorno grazie al pasto. In un altro caso si parla di un
vento che stese a terra l’islandese e sopra gli edificò una montagna di sabbia
facendolo diventare una mummia, fu trovato poi da certi viaggiatori e collocato
in un museo in Europa.