DIALOGO DELLA NATURA E DI UN ISLANDESE

DIALOGO DELLA NATURA E DI UN ISLANDESE

DI GIACOMO LEOPARDI


Le Operette Morali: sono prose di argomento filosofico in cui Leopardi espone il sistema da lui trattato attraverso una serie di invenzioni fantastiche, miti, paradossi, veri e propri canti lirici in prosa; molte delle operette sono dialoghi i cui interlocutori sono creature immaginose o personaggi storici; altre invece hanno forma narrativa (Dialogo della natura e di un Islandese)

Le “Operette Morali”
Giacomo Leopardi quando compie 25 anni entra in una profonda crisi che, secondo lui, colpisce ogni persona a quell’età. Decide, quindi, di esprimere il suo dolore e la sua presa di coscienza sul pessimismo universale e sulla nuova concezione che egli ha della Natura attraverso delle “operette per vendicarsi del mondo e della gente”: da questa idea nasce l’opera in prosa più famosa del poeta recanatese. In totale i componimenti sono venticinque, per lo più scritti nel 1824.

L’operetta centrale è quella più nota e più importante perchè segna il culmine del pessimismo leopardiano e segna una svolta per il pensiero del poeta/filosofo: nel “Dialogo della Natura e di un Islandese” Leopardi si immedesima in un personaggio anonimo, proveniente da una terra lontana, fredda e desolata, che decide di allontanarsi dalla civilità e dagli uomini per non soffrire più. Ma vive lo stesso un grande dolore a causa della natura. Per questo egli decide di confidarsi con la Natura stessa, chiedendole come mai l’essere umano debba sempre soffrire.
La Natura si mostra non maligna, bensì indifferente al genere umano come a tutte le altre specie viventi: il suo scopo è quello di continuare il meccanismo ciclico e distruttivo per cui esiste, fregandosene del dolore umano e animale.


SINTESI DI DIALOGO DELLA NATURA E DI UN ISLANDESE DI LEOPARDI

L’ islandese decide di allontanarsi dagli uomini e dalla società a causa della loro aggressività e competitività

Una volta trovato riparo dalla società gli si pone un nuovo problema che turba la sua esistenza: la natura inospitale della sua nazione.

Si mette dunque in viaggio per il mondo ma in ogni luogo dove va trova condizioni climatiche sempre diverse ma pursempre nocive per la natura umana;

Così il suo vagare diventa una impossibile fuga dalla natura; questa fuga, paradossalmente, lo porta al cospetto della sua acerrima nemica che cercava di evitare.

Inizia così una discussione nella quale la natura spiega che le leggi della fisica (sulle quali si basa il “funzionamento” dell’ universo) non sono fatte per il bene dell’ uomo.

Qui una domanda sorge spontanea: “Queste leggi per la felicità di chi sono state create?”.  A questa domanda l’ autore non dà risposta.


Commento: questa operetta, composta nel 1824, è fondamentale per comprendere l’idea che Leopardi ha della natura. Infatti, dopo che l’islandese la incontra sotto forma di donna e le racconta perché è arrivato fin lì, le chiede per quale ragione ella fa soffrire così tanto gli uomini, e perché li crea e li fa venire al mondo senza dare loro la possibilità di essere felici. La natura risponde che l’uomo è solo una parte di un grande ciclo, è come una rotellina di un grande meccanismo, che è appunto il ciclo naturale universale, e come una rotellina egli deve girare, cioè nascere crescere riprodursi e morire, e soprattutto soffrire, affinché il meccanismo funzioni. Ma, risponde l’islandese, se tutti soffrono, a chi serve questa sofferenza? Qual è cioè il senso della nostra vita, fatta di tanti dolori? Ma prima che la natura possa rispondere, due leoni affamati divorano l’islandese: questo per dire che alla sua domanda non c’è risposta.