DIALOGO DELLA NATURA E DI UN ISLANDESE

DIALOGO DELLA NATURA E DI UN ISLANDESE

Commento


L’operetta segna una svolta fondamentale del pensiero leopardiano. Leopardi
comprende che il male è radicato nella stessa natura della vita, questa scoperta è il passaggio
da un pessimistico sensistico-esistenziale (pessimismo cosmico) ad un pessimismo
radicalmente materialistico che abbraccia la stessa esistenza (pessimismo cosmico).
In questa nuova ottica cambia anche il concetto di Natura, vista non più come madre
benefica che vuole coprire con l’illusione il dolore della vita, ma adesso è la Natura
stessa creatrice del dolore e in quanto genitrice essa è vista come male.
In tutte le operette precedenti, la radice dell’infelicità dell’uomo era l’aspirazione
ad un piacere infinito e l’impossibilità di raggiungerlo; adesso invece l’infelicità dipende
da mali esterni, fisici, a cui l’uomo non è in grado di sfuggire. L’islandese fa un elenco
puntiglioso dei mali: i climi diversi, le tempeste, i cataclismi, le bestie feroci, le malattie,
e infine la decadenza fisica e la vecchiaia. Di qui l’idea di una natura nemica, che
mette al mondo le sue creature per perseguitarle. Leopardi ora attribuisce alla Natura
quelle qualità che di crudeltà e indifferenza che aveva in precedenza riservato agli dei
e al fato.
L’infelicità, quindi, non è dovuta solo a cause psicologiche, ma soprattutto a cause
materiali, alle leggi stesse del mondo fisico, che non hanno affatto come fine il bene
degli uomini. Il dolore, la distruzione, la morte, sono elementi essenziali dello stesso
ordine della Natura, Leopardi, scopre che il mondo è un ciclo perenne di distruzioni e
produzioni e che la distruzione è indispensabile alla conservazione. La sofferenza,
quindi, è la legge stessa dell’universo, e nessun luogo, nessun essere ne è immune.
Il dialogo con la Natura si conclude con una domanda: a che serve questa vita infelicissima
dell’universo? L’uomo non potrà mai avere una risposta razionale dalla natura,
l’unica risposta possibile è il ripetersi ciclico di distruzione e produzione che è la
stessa vita. L’uomo non potrà mai essere totalmente consapevole di questa scoperta,
perché essa si manifesta solo con la sua distruzione, infatti l’islandese non fa a tempo
a riflettere in modo adeguato, perché questa legge si rivelerà all’uomo attraverso la
morte.
L’uomo non vuole capire questa legge crudele e crea dei miti che glorificano la
morte.