DESCRIZIONE IL PASSERO SOLITARIO DI GIACOMO LEOPARDI

DESCRIZIONE IL PASSERO SOLITARIO DI GIACOMO LEOPARDI


Il poeta si rivolge ad un passero che solo,

da sopra l’antica torre, (il campanile della chiesa di S. Agostino a Recanati) canta rivolto alla campagna fino al tramonto del sole quando il giorno muore ed il suo canto melodioso si diffonde vagando nella valle.

Intorno la primavera risplende nell’aria luminosa e si manifesta nei campi con la trionfante e prorompente rinascita della vita tanto che a guardare questo meraviglioso spettacolo della natura il cuore si commuove.

Si può (puoi) ascoltare il belato delle greggi e il muggire dei vitelli (armenti: branco di vitelli); gli altri uccelli nel cielo sgombro di nubi, libero, limpido, intrecciano mille voli intenti soltanto a festeggiare il tempo più bello dell’anno, la primavera: tu solitario passero resti in disparte, come assorto nei tuoi pensieri, sembri osservare tutto: non hai compagni, non intrecci voli, non ti interessa di vivere in allegria, eviti i divertimenti. Canti e così, cantando in solitudine, trascorri il più bel tempo dell’anno; la primavera, e della tua vita, la gioventù.

Tanto somiglia il modo di vivere del poeta a quello del passero.

Il poeta non ama, e non sa perché, i divertimenti e le risate, che sono dolci compagni della gioventù (divertimenti e risate sono inseparabili compagni dei giovani come se fossero membri di una stessa famiglia), età nuova, e non si interessa dell’amore, fratello inseparabile della gioventù, triste rimpianto nei giorni della vecchiaia; anzi, addirittura, quasi ne avesse timore, fugge lontano dalle occasioni di incontro e di svago.

Il poeta trascorre in solitudine e come se fosse uno straniero nel paese dove è nato, la primavera della sua vita.

In quel giorno che ormai sta per tramontare, il 15 giugno, festa di S. Vito, patrono di Recanati è consuetudine fare festa nel paese.

Si può ascoltare il suono delle campane che attraversa l’aria serena, si può ascoltare spesso il fragore dei colpi di fucile che rimbombano lontano di casolare in casolare.

Tutti i giovani del paese, con gli abiti della festa, lasciano le loro case e se ne vanno per le vie, e si guardano e si ammirano a vicenda e si rallegrano nel gioco degli sguardi.

Il poeta esce pure di casa, ma in solitudine ammina verso la campagna isolata, rimanda ad un altro tempo ogni divertimento ed ogni svago; intanto il sole, che tra i monti lontani tramonta dopo il giorno sereno, ferisce i suoi occhi, che distendono il loro sguardo nell’aria luminosa, e sembra quasi che gli ricordi che la dolce gioventù, il suo tempo migliore, il più bel fiore della vita sta trascorrendo, sta finendo.

Il poeta si rivolge nuovamente al passero solitario: quando ormai vecchio, nella sera della vita che il destino gli concederà, il passero certamente non proverà dolore per il modo in cui ha vissuto perché ogni sua inclinazione, ogni sua scelta è frutto dell’istinto.

Il poeta invece, se non potrà evitare di varcare la detestata soglia della vecchiaia, se non otterrà la grazia di morire prima che sopraggiunga la detestata vecchiaia, che penserà di questo suo modo di vivere, del modo in cui ha trascorsola gioventù, quando sarà vecchio ed i suoi occhi non desteranno nessun interesse nel cuore degli altri, ed il mondo sarà vuoto, privo di interesse ed il giorno futuro sarà più noioso e triste del giorno presente cosa penserà di se stesso?

Certamente si pentirà spesso e senza speranza di poter trovare alcun conforto si guarderà indietro, ripensando alle occasioni perdute.

Il passero solitario è una canzone composta da strofe libere di endecasillabi e settenari

Nella poesia si intrecciano numerosi raffronti:

il passero è immagine del poeta, gli altri uccelli che nel cielo fanno mille giri sono immagine dei giovano che sciamano nelle strade del paese

La primavera è immagine della gioventù, la sera del giorno è immagine della vecchiaia

Canzone libera di tre stanze rispettivamente di 16, 28 e 15 versi, di endecasillabi e settenari liberamente distribuiti. Le scelte linguistiche sono raffinate, classicheggianti e a volte ricorrono, in particolar modo nelle descrizioni, a termini della quotidianità.

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