DEI SEPOLCRI DIVISIONI IN SEQUENZE

DEI SEPOLCRI DIVISIONI IN SEQUENZE

opera di Ugo Foscolo


Divisione in sequenze

Citazione delle dodici tavole (il testo giuridico arcaico ispira sacralità)

versi 1-90:La funzione soggettiva e privata dei sepolcri

 vv.1-22 da un punto di vista oggettivo i sepolcri non confortano della perdita della vita (domande retoriche), tutto l’esistente è travolto dal moto incessante del tempo che conduce verso l’oblio

 vv.22-50 soggettivamente il sepolcro offre l’illusione di sopravvivere nel ricordo e nell’affetto dei nostri cari, una forma di vita dopo la morte che ci rende simili agli dei;  solo  chi non lascia “eredità di affetti” non si cura della sua sepoltura

 vv.50-90 la nuova legge priva di questo conforto; una legge simile rende possibile la confusione delle sepolture degli infami con gli uomini illustri (esempio del Parini)

versi 91-150:Il culto delle tombe come testimonianza di civiltà; usanze sepolcrali nelle diverse civiltà

vv.91-103 il rito della sepoltura, insieme all’istituzione del matrimonio, della giustizia e della religione, è nato nel momento stesso in cui l’umanità uscì dallo stato ferino ed è perciò sacro (vedi verso iniziale del carme)

vv.104-145 l’usanza cattolica è collegata ad una idea spaventosa della morte, nella civiltà classica invece le sepolture in luoghi verdeggianti e le abitudini rituali favorivano il dialogo fra i vivi e i morti, come avviene oggi nei cimiteri inglesi; ben diversamente accade nelle società in cui sono sopiti i valori civili, fondate sui valori materiali: qui il sepolcro diventa inutile ostentazione di ricchezza; così accade all’Italia napoleonica, la cui classe dirigente è sepolta già in vita

145-150 il poeta augura a se stesso una sepoltura serena, che lasci alle persone care la testimonianza di una vita vissuta con intensi sentimenti e di una poesia ispirata alla libertà

versi 151-212:funzione civile dei sepolcri

vv.151-154 le tombe dei grandi uomini ispirano grandi azioni agli uomini grandi, e rendono sacra la terra che le riceve

vv.155-197 apostrofe a Firenze, beata per il clima e la fertilità del luogo, per la poesia di Dante e Petrarca, ma più ancora per aver raccolto in Santa Croce le tombe degli italiani illustri (Machiavelli, Michelangelo, Galilei), uniche glorie rimaste in un epoca di schiavitù, da cui trarre gli auspici per una rinascita. Anche Vittorio Alfieri veniva qui a ispirarsi, e ora qui giace

vv.197-212 con lo stesso spirito divino i sepolcri della battaglia di Maratona  alimentarono le gesta gloriose dei Greci contro i Persiani in difesa della libertà

versi 212-295:la funzione poetica dei sepolcri; funzione eternatrice della poesia

vv.213-229 fortunato è il Pindemonte che, passando con la nave vicino alle coste egee, avrà rivissuto il mito di Aiace Telamonio, narrato dalla sua tomba; il poeta si augura di trarre ispirazione dalla evocazione delle gesta gloriose

vv.230-295 la poesia trae ispirazione dai sepolcri (le Muse…Siedon custodi de’ sepolcri) e vince la forza distruttrice del tempo; esempio di Elettra, capostipite della stirpe che fondò Troia, che in punto di morte, non potendo ricevere l’immortalità, chiese che rimanesse la sua fama: la sua tomba divenne luogo sacro, dove andava anche Cassandra a cantare il suo amor di patria, profetizzando la venuta di Omero. A Omero la tomba narrerà la storia di Troia e il sacro vate la renderà eterna “finché il sole risplenderà sulle sciagure umane”.

ALTRE NOTE

Aspetti metrici: endecasillabi sciolti – metro già usato nella tradizione per tradurre gli esametri (poesia neoclassica) e nella poesia didascalica (Parini). L’autore sfrutta la mancanza di rime e di strofe e la duttilità dell’endecasillabo per creare un ritmo molto vario, che pare adattarsi al discorso poetico.

Rilevante la presenza degli enjambement che, uniti ad una struttura sintattica molto mossa e variata, servono talora ad imprimere un ritmo fluido che, non rispettando la corrispondenza tra pausa sintattica e pausa metrica, dilata il respiro del verso, talvolta a porre in forte rilievo una parola o un gruppo di parole, tramite il sapiente uso delle cesure.

Il poeta sfrutta l’esperienza poetica dei sonetti, in particolare dell’ultimo gruppo (A Zacinto, Alla Sera, In morte del fratello Giovanni).

Sintassi: molto varia, frequente l’uso della inversione (in particolare iperbati): dona al periodo una struttura classicheggiante, ma serve anche a mettere in rilievo alcune parole o gruppi di parole, oppure a costruire una sintassi che si pieghi al ritmo.

Molto importanti le ripetizioni di parole(es.: celeste ai versi 29 e 31) , soprattutto se in posizione anaforica (eterno vv.236 e 237), che assumono un rilievo ancora maggiore essendo inserite in una struttura poetica senza rime.

Genere: questione aperta e problematica. Lettera in versi: l’allocuzione al destinatario è frequente e sottolinea i passaggi tematici nel testo; d’altra parte la tradizione poetica, da Orazio in poi, associava l’epistola ad un tono familiare e colloquiale che non pare essere il tono prevalente dell’opera.

Foscolo usò denominare “I Sepolcri” Carme, facendo quindi riferimento ad un tono lirico più alto e solenne.

In effetti Foscolo sentì la vicinanza tra I Sepolcri e l’antica poesia greca, in particolare i testi di Pindaro, che traeva “sentenze morali e politiche presentandole non al sillogismo de’ lettori, ma alla fantasia e al cuore”.

Così si può spiegare la particolare struttura argomentativa del Carme che non fa leva sul ragionamento, ma sull’esortazione e l’ammonimento, con rapidi mutamenti di temi e di tono (al punto da essere giudicato oscuro da molti contemporanei). Foscolo stesso era cosciente del fatto che lo sviluppo argomentativo non si snodasse attraverso concatenazioni logico-deduttive, ma per accostamento di temi che facevano leva sull’immaginazione del lettore, sosteneva infatti che la fase di passaggio da un tema ad un altro “transvolat in medio posita”(Lettera a M. Guillon), cioè tralascia i passaggi intermedi, affidando al lettore un ruolo attivo di interpretazione, ricostruzione logica dei passaggi intermedi, immaginazione (si può rilevare che una tecnica affine usò il poeta greco Pindaro).

Etica foscoliana: il superamento della morte è concesso solo ai forti, se ne delinea una visione elitaria.