Decameron Sintesi e analisi della prima novella della prima giornata

Decameron Sintesi e analisi della prima novella della prima giornata


Abbiamo detto che il tema della prima giornata è libero e la regina è Pampinea.

La prima novella viene raccontata da Panfilo (il tutto amore). Panfilo racconterà spesso novelle ad alto contenuto erotico.

I protagonisti sono vari, innanzitutto viene presentato il personaggio di Musciatto Franzese, possidente mercante i cui titoli nobiliari li aveva avuti sotto la corte francese. Musciatto Franzese è un abile mercante, è uno che ci sa fare negli affari, uomo di vita vissuta, che è presente nel mondo mercantile e del commercio da una vita. Doveva riscuotere dei soldi in Borgogna. I borgognoni erano uomini di non buon carattere, talvolta sleali.

Messer Musciatto Franzese incarica Ser Cepparello di andare a riscuotere i suoi crediti in Borgogna. Ma chi era Ser Cepparello? I francesi lo chiamano Ser Ciappelletto storpiando il nome; l’uomo proviene da Prato. Era notaio che falsificava i documenti, talvolta diceva il falso per divertimento, aveva vinto moltissimi processi giurando il falso. Uomo senza scrupolo, scandaloso e malvagio, si racconta che fosse così malvagio che quando si trattava di assistere ad un omicidio egli andava di propria volontà senza mai negarlo, e ne provava un gran piacere. ‘Desiderava le donne come i cani desiderano le bastonate’ afferma Boccaccio. Amante del vino ed accanito giocatore, ancora Boccaccio chiude la descrizione con ‘era probabilmente solo il peggior uomo che fosse mai nato’.

E proprio Musciatto Franzese decise di affidargli la riscossione di questo credito, proprio in virtù del fatto che i borgognoni erano un popolo sleale, e Ser Cepparello era della stessa pasta, con le stesse ‘abilità’. Tra l’altro Ser Cepparello necessitava di soldi ed era senza lavoro, così accettò l’incarico.

Partì per la Borgogna e qui trovò alloggio in casa di due fratelli fiorentini, i quali manco a farlo apposta, erano degli usurai. In questo periodo di soggiorno Ser Cepparello fu colto da infermità, e nonostante le cure e la visite di medici onorevoli il notaio non guariva: i due usurai volevano liberarsi di Ser Cepparello e parlavano tra di loro nella stanza attigua a quello del notaio che senti tutto e disse ai fratelli fiorentini che nel momento in cui si fosse trovato in punto di morte, gli avrebbero dovuto chiamare il migliore frate della regione, garantendogli che avrebbe pensato lui ad aggiustare gli interessi suoi e loro.

I due fratelli seguirono il consiglio del notaio, e gli portarono al capezzale il miglior frate della regione.

Qui inizia una parte importantissima della novella: la confessione!

E con la confessione esce fuori Ser Ciappelletto il menzognere. Il notaio non si era mai confessato in tutta la sua vita, ma disse al frate che era solito confessarsi una volta a settimana, e che causa infermità non aveva potuto più confessarsi. Il frate iniziò a compiacersi dell’atteggiamento del notaio, in quanto ser Ciappelletto gli disse che ogni volta che si confessava voleva ricordare tutti i peccati di cui si era macchiato. In realtà era una scusa per confessarsi una volta per tutte. La confessione era un momento importantissimo nella vita di un cristiano. Cosi il frate gli chiese se avesse mai commesso peccati di lussuria con qualche donna, e il notaio gli disse che era vergine come se in quel momento fosse uscito dal corpo della madre. Poi gli chiese se avesse commesso peccati di gola, e ser Ciappelletto gli disse che ne aveva commesso di questi peccati, sebbene la religione gli imponesse di digiunare tre volte a settimane egli aveva bevuto e mangiato con piacere oltre il consentito. Ma il frate gli disse che non doveva preoccuparsi erano queste cose normali.

Gli chiese poi se avesse commesso peccati di avarizia, e Ser Ciappelletto abile menzognere disse al frate che il fatto che si trovasse nella casa di due usurai non voleva dire che era con loro coinvolto, ma che era in casa loro per redarguirli. Gli raccontò inoltre che tutti i beni da lui posseduti erano stati devoluti alla chiesa.

Il frate sempre più compiaciuto di quest’aurea di santità che il notaio mostrava, passò ad indagare nei suoi vecchi trascorsi, e Ser Ciappelletto gli disse che una volta aveva incassato più soldi di quanto gli spettavano, ma che poi aveva devoluto questa somma in beneficenza.

All’improvviso Ser Ciappelletto iniziò a piangere (continuando nella sua recita): non aveva confessato al frate il più grande peccato, cioè quello di aver offeso una volta sua madre, ma il frate lo rassicurò dicendogli che in questo caso il pentimento bastava; così lo assolse dai suoi peccati, considerandolo un uomo santo.

I due fratelli fiorentini avevano ascoltato tutta la confessione di ser ciappelletto e quasi gli scoppio da ridere, ma sentirono inoltre che Ser Cepparello ottenne che la sepoltura fosse avvenuta nella cappella dell’ordine religioso del frate.

La morte di Ser Ciappelletto avvenuta in tempi brevi dalla sua confessione, accellerò i processi di ‘beatificazione’. Si tenne la processione dove partecipò tutta la popolazione, e dove il notaio venne lodato come esempio di vita. Fu seppellito in una grande arca di marmo.

Da quel momento tutti lo lodarono, era diventato un santo, infatti lo chiamarono San Ciappelletto, addirittura arrivarono ad attribuirgli miracoli.

Perché è importante la confessione?

La confessione ci fa capire quanto in epoca medievale la religione contasse. L’espiazione dei peccati tramite la confessione equivaleva alla salvezza dell’anima, e quindi ad una vita nell’aldilà. Ser Ciappelletto non aveva esitato a mentire – uomo squallido qual’era – per guadagnarsi l’oltre vita. Boccaccio inoltre mette in scena attraverso una descrizione certosina la varietà dei caratteri umani, descrivendo con dovizia di particolari i vizi del notaio. Si mette in scena inoltre anche il mondo mercantile fatto di affari, commercio ed usurai.

Molto importante in questa novella inoltre è ciò che dice Panfilo. Egli spera che una volta udita questa novella ognuno dei protagonisti ne esca rafforzato in nome di Dio. E’ la grazia divina che permette di superare l’angustia del vivere quotidiano, le angosce e le difficoltà. Panfilo ci tiene a sottolineare che tutto ciò che ha provato a dire, sarà espresso attraverso la novella che narrerà.

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