DECAMERON GIORNATA V AMORI A LIETO FINE

DECAMERON GIORNATA V AMORI A LIETO FINE

Novella I – Cimone


Nell’isola di Cipro un uomo ricchissimo di nome Aristippo aveva
un figlio, Galeso che era chiamato Cimone che significava
“bestione”. Un giorno egli passava in un boschetto e vide dormire

presso la fontana una bellissima donna di nome Efigenia che
pensava fosse una dea (visione amorosa dei canoni
cavallereschi) e la accompagna a casa. Cimone cambia
drasticamente dopo questo incontro: cambia abiti, diviene
maestro di canto e di suono, esperto di cose belliche e diviene
filosofo. Era tornato un uomo da montone. Cipseo, il padre di
Efigenia, la aveva promessa a Pasimunda, nobile giovane di Rodi.
Cimone si mise in mare aspettando la nave che trasportava
Ifigenia, quando salì sopra i rodiani si dichiararono prigionieri.
Anziché tornare a Cipro, indirizzarono la loro nave a Creta e
incontrarono la tempesta: per tutto il viaggio la donna pianse
disperatamente. A causa del caos del tempo giunsero a Rodi,
furono catturati e portati in città dove incontrarono Lisimaco, la
somma magistratura, che li mandò in prigione come aveva
ordinato Pasimunda. Pasimunda si affrettava a preparare il suo
matrimonio, si deliberò che lo stesso giorno suo fratello minore
Ormisda avrebbe sposato Cassandrea di cui Lisimaco era
innamorato. Lisimaco sofferente decide che deve agire rapendo
l’amata e chiede sostegno a Cimone, che chiede gli sia imposto. I
due arrivano durante il banchetto, presero le loro donne che
iniziarono a piangere e le diedero ai compagni. Accorse
Pasimunda che fu ucciso decapitato con un colpo di spada di
Cimone, stessa cosa accadde a Ormisda. Arrivarono ad una nave
già preparata da Lisimaco, pervennero in Creta dove sposarono
le donne e fecero una grande festa. Cimone tornò a Cipro e

Lisimaco a Rodi.


Novella II – Gostanza e Martuccio Gomito


Nell’isola di Lipari Martuccio Comito, giovane povero,
s’innamora di Gostanza, donna molto bella e ricca (anche lei era
innamorata di lui). Lui, non potendola sposare a causa di un
secco rifiuto da parte del padre di lei, si fa corsaro. Dopo un po’
di tempo, Martuccio viene rapito assieme ai suoi uomini dai
Saraceni e viene imprigionato in Barberia (nord Africa) a Tunisi.
Lei, per farla finita, dato che a Lipari era giunta la notizia della
morte del suo amato, si butta in mare su un barca di pescatori e
si lascia trasportare dal vento; anch’essa però giunge in Barberia,
precisamente a Susa. Trovata da una giovane, la porta nella sua
casupola e dice di chiamarsi Carapresa. La conduce da una
donna saracena dove comincia a lavorare la lana nella sua casa,
era un’anziana ma molto caritatevole signora, che la ricondurrà
assieme a Carapresa, che aiutava i pescatori cristiani, dal suo
innamorato a Tunisi perchè erano giunte voci della sua impresa.
Infatti Martuccio, intanto, con uno stratagemma fa vincere la
guerra al re di Tunisi, Meriabdela, il quale per riconoscenza lo
libera e lo ricopre di ricchezze. Lo stratagemma era fare corde più
sottili agli archi per agire più velocemente. Libero e ricco il
giovane tornerà in Italia con Gostanza, dove si sposeranno e

vivranno felicemente.


Novella III – Pietro Boccamazza e Agnolella


Pietro Boccamazza, uomo nobile, ama Agnolella, che ricambia il
sentimento ma che purtroppo è povera. I due giovani, avendo i
genitori di lui impedito il matrimonio, decidono di fuggire a
cavallo verso la cittadina di Anagni; Pietro non sa bene la strada,
così si perdono e vengono assaliti da dodici fanti.
Fortunatamente però riescono a sfuggire ai ladroni per un
agguato di 25 fanti; successivamente lui si perde in una selva
cercando di seguire la via in cui è fuggita A., venti lupi gli
mangeranno il cavallo. Lei intanto trova ricovero da due
vecchietti nel bosco, sfugge a una razzia di briganti
nascondendosi nel fieno e viene portata in un castello di Liello di
Campo di Fiore degli Orsini. Pietro incontra dei pastori che lo
accompagnano al castello, i due si ritrovano e si sposano in
montagna alle spese di Liello. Tornati a Roma la donna anziana
di Liello fece tornare la pace tra i parenti e vissero fino alla loro

anzianità.


Novella IV – Ricciardo Manardi


Lizio da Valbona ebbe una sola figlia, Caterina, che ben presto
ricambiò l’amore di un certo Ricciardo Manardi da Brettinoro,
frequentatore della casa del padre; l’unico problema era il luogo
dove potersi incontrare e la soluzione venne in mente al giovane
innamorato: i due si videro per la prima volta sul balcone della
casa di lei dove Caterina aveva fatto preparare un letto per il
caldo e, dopo molti baci, passarono la notte assieme.
Sfortunatamente però si addormentarono nudi e, quando si fece
giorno, Lizio li scoprì; questo, uomo molto costumato, non fece
alcuna scenata, anzi acconsentì il loro amore purché si fossero

sposati se no avrebbe ucciso Ricciardo. E così avvenne.


Novella V – Giannole di Severino e Minghino di Mingole


Nella città di Fano (Faenza) l’ormai attempato Guidotto da
Cremona, sul punto di morire, affida la figlia di dieci anni Agnesa
al suo coetaneo Giacomin da Pavia, affinché la crescesse e la
educasse ; ben presto questa divenne a quindici anni la più bella
della città così che due concittadini, Giannole e Minghino, se ne
innamorarono. Giannole decise di introdursi, grazie al fante
Crivello, nella casa della fanciulla per rapirla ma, due
informatori, riferirono la cosa a Minghino che, grazie ad una
fante, si introdusse anch’egli nella casa di Agnesa. Non riuscendo
i due innamorati a porre fine alla discussione, la lite sfociò in una
rissa. La fanciulla fu messa in salvo in casa mentre i contendenti
furono arrestati. Crivello e Giacomino decisero di maritare la
fanciulla con Giannole; quando i parenti dei due sposi chiesero a
Giacomino cosa voleva per ricompensa, egli spiegò tutta la storia
e si venne a conoscenza del fatto che la fanciulla era figlia di
Barnabuccio e quindi sorella di Giannole. Tutti fecero pace e la
fanciulla si sposò con Minghino.