D’ANNUNZIO E IL DECADENTISMO

D’ANNUNZIO E IL DECADENTISMO


D’Annunzio è, insieme con il Pascoli, il poeta più rappresentativo del Decadentismo italiano; ma essi, pure essendo quasi contemporanea – appena otto anni separano D’Annunzio (1863) dal Pascoli (1865) – e pur muovendosi nell’ambito del Decadentismo, sono poeti, sotto molti aspetti, assai differenti.

Anzitutto il Decadentismo del Pascoli fu più istintivo che consapevole, con scarse o inesistenti sollecitazioni e influenze esterne ( ad eccezione del Poe e di Baudelaire, infatti, non pare che il Pascoli conoscesse altri testi del Decadentismo europeo ); il Decadentismo del D’Annunzio fu invece frutto di scelte precise, operate nell’ambito delle più svariate tendenze del Decadentismo europeo, assimilate e padroneggiate per l’eccezionale disponibilità del suo spirito alla più varie e ardite esperienze di vita e di arte. Al D’Annunzio alludeva il Pascoli quando ne Il fanciullino scriveva che ” il poeta non è un’artista che nielli e ceselli l’oro che altri gli porga “. E` vero che il D’Annunzio assimilò le tendenze più appariscenti e superficiali del Decadentismo europeo, come l’estetismo, il sensualismo, il vitalismo, il panismo, l’ulissismo (inteso però in senso dinamico, attivistico, come ricerca di esperienze sempre nuove ed eccezionali, e non in senso vittimistico, di perseguitato dal destino, come quello del Foscolo), ma ne ignorò il misticismo gnoseologico (ossia la concezione della poesia come strumento di conoscenza del mondo ultrasensibile) ed il dramma della solitudine umana e dell’angoscia esistenziale.
Tuttavia, nonostante questo limite vistoso, egli non solo divenne parte integrante del movimento decadente europeo, ma seppe creare un proprio stile di vita e di arte che va sotto il nome di ” dannunzianesimo “, un fenomeno culturale e di costume tanto diffuso che si può dire che all’Italia largamente carducciana della seconda metà dell’Ottocento, successe, tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, un Italia altrettanto largamente dannunziana, nonostante l’accanita polemica degli oppositori e dei denigratori.
Gli aspetti più significativi del decadentismo dannunziano sono:

1) L’estetismo artistico – cioè a concezione della poesia e dell’arte come creazione di bellezza , in assoluta libertà di motivi e di forme – sorto come reazione alle miserie e alle “volgarità” del verismo;

2) l’estetismo pratico, che ha un rapporto di analogia con l’estetismo artistico: anche la vita pratica deve essere realizzata in assoluta libertà, al di fuori e al di sopra di ogni legge e di ogni freno morale;

3) l’analisi narcisisticamente compiaciuta delle proprie sensazione più rare, sofisticate raffinate;

4) il gusto della parola, scelta più per il suo valore evocativo e musicale che per il suo significato logico. Esso culmina nei capolavori dell’Alcyone;

5) il panismo, ossia la tendenza ad abbandonarsi alla vita dei sensi e dell’istinto, a dissolversi e ad immedesimarsi con le forze e gli aspetti della natura, astri, mare, fiumi, alberi; a sentirsi, cioè, parte del Tutto, nella circolarità della vita cosmica.