DALL’ARGINE PARAFRASI

DALL’ARGINE PARAFRASI


Dall’argine- Pascoli
da Myricae (sezione In campagna), 1891
Posa il meriggio sulla prateria.
Non ala orma ombra nell’azzurro e verde.
Un fumo al sole biancica; via via
fila e si perde.
Ho nell’orecchio un turbinio di squilli,
forse campani di lontana mandra;
e, tra l’azzurro penduli, gli strilli
della calandra.


Schema metrico

Due strofe saffiche: ciascuna è una quartina di tre endecasillabi più un quinario. Le rime sono alternate.


Parafrasi

Il mezzogiorno sta immobile nella prateria. Non ci sono uccelli nel cielo né orme o ombre tra il verde dei prati. Un fumo al sole biancheggia; via via si allunga e si assottiglia come un filo e si disperde.

Ho nell’orecchio molti trilli, forse campane di una mandria lontana, e, sospesi nel cielo i versi dell’allodola.


Analisi

Il poeta descrive un paesaggio campestre nelle ore più calde del giorno. Nella prima quartina predominano le impressioni visive, nella seconda le impressioni sonore, ed esse sono unite insieme nella sinestesia dei vv. 7-8, in cui «gli strilli della calandra» sono «tra l’azzurro penduli», cioè sono visualizzati, con uno scambio tra udito e vista.

A livello sintattico prevale l’uso della paratassi, con frasi brevi. Al v 2 si nota l’ellissi del verbo, mentre nella seconda quartina è presente un unico verbo (Ho, v. 5).

Nel lessico si osservano termini espressivi e letterari come «biancica» per biancheggia, «penduli» per sospesi, e la metafora «strilli» per indicare il verso dell’allodola. L’attenzione per il dettaglio si nota nella scelta del termine «calandra» invece del più generico allodola.

Nella prima strofa predomina l’idea di immobilità della natura nel meriggio. L’assenza di movimento è espressa al v. 2, oltre che dall’ellissi del verbo, da «Non ala orma ombra», un trikolon asindetico, cioè una serie di tre parole coordinate per asindeto, le ultime due fortemente assonanti. Segue l’unica nota di movimento della strofa, ai vv. 3-4, il fumo che si allunga e si disperde.

Nel paesaggio assolato emergono effetti di colore: v. 2, “nell’azzurro e verde”; v. 3, “biancica”; v. 6 “tra l’azzurro” ma anche “prateria” (v.1), che riprende l’idea del verde.

Alla staticità della prima strofa, incentrata sulla luce, si contrappone il movimento della seconda, con le sue sonorità (si noti la ricerca di effetti fonici nella rima squilli / strilli).

Il poeta, che si rivela nel testo soltanto al v. 2 (Ho nell’orecchio), è immerso nel paesaggio e lo descrive così come lo percepisce dal suo punto di osservazione, cioè dall’argine. Egli appare in armonia con la natura campestre, rappresentata nei suoi colori e suoni vivaci.

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