CURIOSITA DELL’ANTICO EGITTO

CURIOSITA DELL’ANTICO EGITTO


Perché si chiama Egitto?
Il primo ad usare il nome Aigyptos fu il poeta greco Omero.
Questa parola era la versione greca di “Hikuptah”, termine che in babilonese indicava il tempio di Ptah a Menfi, noto come “Castello del Ka di Ptah”.
Gli antichi Egizi, invece, chiamavano il loro paese Kenet o Kemi cioè “terra nera”, riferendosi alla feconda terra coperta dal nero limo lasciato dalle piene del Nilo.
La zona desertica era invece chiamata Dashret, “la terra rossa.
Il paese era diviso in Alto e Basso Egitto, il primo rappresentato col simbolo del giunco e il secondo con quello dell’ape (oppure rispettivamente, con il loto e con il papiro).
L’Alto Egitto comprendeva la Valle del Nilo da Assuan ad Heliopolis ( presso l’odierno Cairo).
Il Basso Egitto, invece occupava tutta l’area del Delta del Nilo.

Perché è in basso l’Alto Egitto?
Il Nilo nasce dal centro dell’Africa uscendo dal lago Vittoria con il salto delle cascate Ripon, ad una quota di 133 m sul livello del mare.
Dopo inizia il suo lungo percorso verso Nord, ossia verso valle, verso il Mediterraneo, dunque verso quota “zero” sul livello del mare.
E’ dunque ovvio che il fiume, scorre da una quota più elevata verso una più bassa; a questo allude la definizione di Alto ( la Valle, a monte ) e Basso ( il Delta ) Egitto.
Inoltre nell’antica cartografia egizia il nord si trovava in basso

Perchè si chiamavano piramidi?
Erodoto visitò l’Egitto tra il 460 e il 455 a.C.
Nel suo libro “Storie” appare utilizzata per la prima volta la parola piramide.
Il termine serviva forse a designare un dolce greco che richiamava nella forma i monumenti funerari dei grandi faraoni della IV Dinastia.
Nella parola permane forse anche la reminescenza del termine “mer” che, secondo un’opinione assai diffusa dovrebbe derivare dal verbo “iar” che significa innalzare.

Ogni colore aveva un perché
Per gli antichi Egizi ogni colore aveva un preciso significato.
Il verde ed il turchese, che richiamavano la vegetazione e l’acqua, rappresentavano giovinezza e rigenerazione.
Il rosso era il deserto e perciò il caos ( gli egizi elencavano i nomi delle entità ritenute pericolose).
A questo colore si contrapponeva il nero della terra fecondata dal limo che simboleggiava l’eterno rinascere della natura.
Il giallo, il colore dell’oro, era associato alle membra degli dei.
Il bianco ovverosia l’argento, corrispondeva alle loro ossa.
Il blu dei lapislazzuli simboleggiava i loro capelli.
Il bianco si ricavava dal gesso o dal calcare, finemente tritato.
Per ottenere il celeste si utilizzava l’azzurrite.
Per i marroni si mescolavano ossido di ferro e pigmenti bianchi.
Il nero era ricavato dal carbone o dall’ossido di manganese.
Per il rosso si utilizzava l’ossido di ferro anidrato.
Il verde veniva prodotto polverizzando la malachite.
Per ottenere il giallo usavano l’ossido di ferro idratato.
A partire dalla XII dinastia fa la sua comparsa l’arsenico.
Il legante per i colori non è stato ancora identificato con sicurezza. Forse venivano utilizzati materiali gommosi, cera d’api e bianco d’uovo.

Il loto
Mitica pianta che dava l’oblio a chi se ne cibava il loto egiziano o loto bianco d’Egitto (Nymphaea lotus) era una pianta acquatica sacra con grandi fiori bianchi o rosei appartenenti ai generi Nelumbo e Nymphaea, diffusa nelle regioni calde e temperate.
Nelle raffigurazioni ci viene mostrato l’ atto di annusare il fiore, il cui profumo e’ quello della sua essenza spirituale, analogamente all’ “odore di santità” della dottrina cristiana.
Il loto e’ un elemento ricorrente nella simbologia egizia. I quattro figli di Heru (Horus) vengono rappresentati mentre escono da un fiore di loto.
Anche Nefertem , figlio di Ptah, il Fuoco Creativo, nasce da questo fiore.
Questo tipo di fiore lo troviamo spesso nell’architettura, nelle pitture tombali, o come motivo decorativo su piccoli oggetti. Nelle scene in cui sono rappresentati banchetti nelle tombe si vede che boccioli di loto venivano offerti agli ospiti, i quali li attaccavano al cerchietto che guarniva la loro fronte.

La parola Faraone 
Significa “grande casa”, “reggia”. Gli egizi usarono questo termine per indicare i loro Re. Molteplici sono i simboli emblema del suo potere, come la corona (bianca quella dell’Alto Egitto, rossa quella del Basso Egitto, doppia quella del Paese unificato); attaccata alla cintola del gonnellino aveva una coda di animale, simile a quelle dei cani o dei tori; impugnava un bastone ricurvo ed un flagello. Sulla sua testa compariva spesso l’Ureos, il serpente cobra femmina, rappresentazione dell’occhio del dio solare; sulle spalle era appollaiato il falco Horus, il figlio di Iside ed Osiride. Al sovrano ci si poteva avvicinare solo nell’atto del suddito che si prostra sino a baciare la terra. La sua nascita era preceduta da apparizioni miracolose che ne anticipavano la consacrazione. In uno dei palazzi reali si legge l’iscrizione: “Adorate il re: è lui che ha creato voi tutti”. Tuttavia lo stesso faraone adorava Ra, il Dio Sole, infatti si faceva chiamare “figlio di Ra”.

I geroglifici 
Sono i segni usati in un tipo di scrittura dell’antico Egitto. I greci li denominarono in questo modo, che significa “incisioni sacre”, perché molti erano apposti sulle parti dei templi. Per molto tempo si credette che significassero ciò che vi era rappresentato, ad esempio che il disegno di un avvoltoio volesse dire “avvoltoio” e così via. Nel 1799 fu scoperta la tavoletta in pietra detta Stele di Rosetta che riportava la stessa iscrizione in tre lingue: egizio classico (in geroglifici), egizio corrente (demotico) e greco. Per confronto con il testo greco, il francese Jean François Champollion capì che l’iscrizione era una dedica al re Tolomeo. Dove nell’iscrizione poteva suppore ci fosse il nome del re, si trovava un gruppo di segni chiusi in un anello ovale, chiamato cartiglio. Ordinò le lettere del nome Tolomeo sotto i segni del cartiglio e scoprì quale lettera dell’alfabeto corrispondeva ogni segno. Fece la stessa cosa anche con il nome Cleopatra.

Imhotep 
E’ il primo personaggio di rango non reale il cui nome è ricordato dalla storia. Egli fu un uomo di molti talenti: medico di corte, sacrdote, scrittore e primo ministro. Disegnò la Piramide a Gradini di Saqqara nel 2500 a.C. La piramide, alta circa 60 m., è la parte mediana del mausoleo funebre di Djoser, che era molto più dì un semplice sepolcro. Comprendeva templi, cortili, gallerie e amplie sale in cui venivano celebrati i riti funebri in onore del Re. L’intero complesso di Saqqara fu il primo monumento costruito interamente in pietra: a quel tempo i palazzi erano fatti in gran parte da mattoni di fango. La Piramide a Gradini fu così chiamata, in quanto i suoi fianchi formano una colossale gradinata mentre, le piramidi di epoca successiva, hanno i lati lisci.

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http://anticoegitto.virtuale.org/curiosita.html

Come si salutavano gli Egiziani?
Unica testimonianza quella di Erodoto: inchinandosi e abbassando la mano fino al ginocchio senza scambiarsi parole di saluto. Faceva eccezione il saluto al Faraone: incontrandolo bisognava prostrarsi a “baciare la terra”.

La Stele del sogno della Sfinge
Nella stele posta fra i piedi anteriori della Sfinge(vedi foto) c’è un’iscrizione che narra di un giovane principe che si trovava nella piana di Giza per una battuta di caccia. Sorpreso dal caldo egli decise di riposarsi ai piedi della Sfinge, la quale gli apparve in sogno invitandolo a togliere tutta la sabbia che la stava sommergendo. In cambio essa promise al principe la corona d’Egitto. Il principe fece quanto richiesto e in più restaurò alcune parti del monumento.
La Sfinge mantenne la sua promessa e il giovane principe fu incoronato re con il nome di Thutmose IV (XVIII dinastia).


Il calendario

Gli Egizi furono i primi a tracciare precise piante del cielo. La tradizione attribuisce all’anno 2769 a.C. e al saggio Imhotep l’invenzione del primo calendario di trecentosessantacinque giorni e un quarto. Nel 238 a.C. fu poi introdotto l’anno bisestile. Tale calendario fu poi preso tale e quale da Giulio Cesare, che lo introdusse a Roma. Perfezionato da Gregorio XIII nel 1582 è quello che noi ancora oggi usiamo.

(www.anticoegitto.net/perche.htm)
www.legitto.com/cultura_e_curiosita_egitto.htm

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