CRONACHE DI POVERI AMANTI

CRONACHE DI POVERI AMANTI

VASCO PRATOLINI


VITA:

Nato nel 1913 a Firenze da umile famiglia, rimasto presto orfano di madre, andò giovanissimo a vivere da solo, esercitando vari mestieri fra cui quello di tipografo, e formandosi una cultura di autodidatta (secondo Pratolini stesso “Autodidatta confusionario”). Coltivò presto interessi letterari orientati anche verso le letterature straniere, in particolare quella tedesca e russa. Grazie alla frequentazione di Ottone Rosai iniziò a scrivere di politica e di letteratura sul “Bargello”, facendosi notare nell’ambito dell’irrequieto fascismo fiorentino, percorso da polemiche coloriture sociali e rivoluzionarie. Nel 1935-36 fu in sanatorio per un grave attacco di tubercolosi. Ritornato a Firenze, venne a contatto con Vittorini, Gatto e gli ermetici, che lo portarono dalla politica alla letteratura pura. Politica e letteratura convivono ancora negli scritti di “Campo di Marte”, la rivista che Pratolini redasse con Gatto, nel 1938-39. Dopo giovanili simpatie orientate verso il fascismo cominciarono a risaltare i segni dell’opposizione allo stesso che sono già abbastanza evidenti nel sempre più duro “fascismo di sinistra” dello scrittore (e sfoceranno nella partecipazione alla Resistenza con il nome di Rodolfo Casati). Nel 1941-42 si trasferì a Roma dove lavorò al Ministero per l’educazione nazionale, presso l’ufficio dell’arte contemporanea. Negli stessi anni insegnò a Modena, Torino, Napoli e collaborò alle riviste “La Ruota” e “L’Ambrosiana”. Nel ’43 si recò a Milano dove svolse attività di giornalista presso “La Settimana” per poi mettersi ancora in viaggio alla volta di Napoli dove insegnò presso l’istituto d’arte. Quattro anni più tardi collaborò come sceneggiatore cinematografico e svolse un’intensa attività giornalistica come inviato per i quotidiani “Milano Sera” e specialmente “Paese Sera”. Solo nel 1951 si trasferì definitivamente a Roma dove scrisse gran parte delle sue opere e dove nel 1991 morì all’età di 78 anni, dopo aver collaborato al “Politecnico”.

OPERE:

Il tappeto verde (1941), Le amiche (1943), Via de’ Magazzini (1942), Il quartiere (1945), Cronache di poveri amanti, Cronaca familiare, Mestiere di vagabondo (1947), Un eroe del nostro tempo (1949), Metello (1955), Le ragazze di San Frediano (1952), Il mio cuore a ponte Milvio (1954) che raccoglie prose d’occasione tra cui il bel Diario di Villarosa, Lo scialo (1961), La costanza della ragione (1963), Allegria e derisione (1966), La città ha i miei trent’anni (1967) e dopo un lungo silenzio Il mannello di Natascia e altre cronache (1984, che ottenne il premio di Viareggio nel 1985).

CINEMATOGRAFIA:

La collaborazione cinematografica iniziata nel ’47 portò Pratolini ad un’intensa attività che lo vide nei panni di sceneggiatore. Suoi sono i soggetti dei film “Rocco e i suoi fratelli” di Visconti, “Le quattro giornate di Napoli” di Loy e “La viaccia” di Bolognini.

Vennero inoltre attuate le riduzioni cinematografiche di “Cronache di poveri amanti” ad opera di Lizzani e delle “Ragazze di Sanfradi” ad opera di Zurlini. Lo stesso Zurlini, nel 1963, portò “Cronaca familiare” sullo schermo ottenendo “Il leone d’oro” alla mostra di Venezia.

TRAMA:

L’azione si svolge in un vicolo di Firenze, e vi partecipa una moltitudine di personaggi. Il Moro ha compiuto un furto, ed ha affidato la refurtiva a Giulio, appena uscito dal carcere, il quale l’ha rimessa al carbonaio Nesi prima d’essere arrestato per una soffiata di Nanni. La moglie di Giulio, Liliana Solli, viene presa in casa dalla Signora, un’ex prostituta snobbata da tutti, che adesso controlla tutto e tutti, e vorrebbe approfittare della situazione. Nesi, che mantiene Aurora (figlia di Luisa) ed il suo figlio bastardo, viene però colto in flagrante dal brigadiere; nel frattempo suo figlio Otello, che lo odia, scappa con Aurora, rivelando al mondo che il figlio illegittimo è suo. Attorno alla vicenda principale si svolgono storie d’amore (Bruno e Clara, Bianca e Mario, Milena ed Alfredo) e di politica [Alfredo e Maciste (o Corrado) antifascisti, Osvaldo e Carlino fascisti (moderato il primo, fanatico il secondo), l’ambiguo Ugo che cambia bandiera]. Sicuramente non è nascosta una vena di erotismo: Bruno, vergine, che non resiste al fascino della prostituta Elisa; la Signora, morbosa nei confronti di Liliana solo per fare alcuni esempi. Otello ed Aurora tornano e si sposano; Osvaldo, contrario ai metodi illegali, viene picchiato da Carlino ed altri. Ugo, pentito, avverte Maciste che i fascisti preparano una notte d’omicidi e l’aiuta a sventarne alcuni, ma, scoperti, Maciste muore ed Ugo si nasconde a casa della Signora. Quando il pericolo passa, Ugo seduce Gesuina, la cameriera tuttofare della Signora, e fugge con lei. Otello si stanca d’Aurora e seduce Liliana, sola dopo che il marito è stato condannato a dieci anni di carcere; Mario si stanca di Bianca e s’innamora di Milena, cui è morto Alfredo. La Signora, persa anche Liliana, cade ammalata, ma guarisce quando apprende che un antico amante le ha lasciata una cospicua eredità: l’intero vicolo! (Sequenza sempre più noiosa e banale di colpi di scena) La Signora viene colta da un’emorragia cerebrale, che la semiparalizza e le impedisce di portare a compimento il suo proposito di vendetta nei confronti degli abitanti del vicolo; Mario viene arrestato per le sue attività comuniste mentre sullo sfondo, appare una propaganda filomarxista.

PERSONAGGI:

“Cronache di poveri” amanti non ha un solo personaggio principale ma nel corso del racconto ne possiamo individuare parecchi, tutti in ogni modo abitanti in Via del Corno. Personaggi umili, semplici cittadini che però svolgono un ruolo importante nel farci capire quanto Pratolini volesse mettere in evidenza la contrapposizione fra eroicità e antagonismo. La prima è sicuramente trattata nel testo grazie a Maciste, il maniscalco affermato comunista, mentre la seconda grazie alla Signora, vista come il Male e che ha una visione senza dubbio egocentrica di tutto il mondo. Da queste due figure prendono corpo tutti gli altri personaggi che s’incontreranno col proseguire della vicenda, buoni o cattivi che siano e quindi con caratteristiche positive o negative a seconda che si avvicinino più alla mentalità di Maciste che a quella della Signora. Importante è anche il cambiamento cui i personaggi sono sottoposti durante il racconto: un esempio per tutti è il caso di Gesuina che lascia la vita da “serva” della Signora per intraprendere una vita differente ma piena d’amore. Benché, come ho già detto prima, Maciste e la Signora siano in contrapposizione fra loro si può dire che abbiano qualcosa in comune: ad entrambi risulta difficile, se non impossibile, domare i propri istinti che culminano nella morte per amore dell’eroe e nella follia e nei perversi sogni d’amore della ormai pazza Signora.

ANALISI DEL TESTO:

Le vicende del romanzo sono ambientate in Via del Corno a Firenze negli anni ’20 – ’25, anni in cui sono vivi gli scontri tra fascisti e antifascisti.

Come è facile capire dal testo, la voce è fuori campo ed è quella di un abitante di Via del Corno che guarda dall’esterno e vede maturare ed agire ogni personaggio e che noi possiamo identificare nell’autore (Renzo che appare nell’ultimo capitolo del libro non è altro che Pratolini stesso che ha voluto rivivere grazie questo racconto il proprio passato). Sebbene il narratore sia esterno molti argomenti vengono trattati minuziosamente ed è come se facessero parte dell’autore che ne sente una sorta di attaccamento e di partecipazione, che, in effetti, realmente c’erano. Obiettivo del narratore è senza dubbio anche quello di coinvolgere il lettore grazie ad una serie di curiosità che comunque col trascorrere del racconto vengono piano piano svelate. Nonostante ciò la vicenda comprende anche numerosi dialoghi, utili per comprendere la psicologia dei personaggi e per entrare nel vivo dell’azione. Azione che secondo la mia interpretazione potrebbe essere vista come una rappresentazione teatrale in cui il narratore funge da regista ed i personaggi da attori.

COMMENTO PERSONALE:

Senza ombra di dubbio un libro che mette in luce tematiche importanti che lo sono ancor di più grazie al coinvolgimento creato dal narratore. Infatti, dalle parole e dalle minuziose descrizioni, il narratore vuole far trasparire la passione per il proprio passato che forse ognuno di noi dovrebbe ricordare così com’egli ha fatto. Di certo non sono il primo a dirlo e non spetta neppure a me giudicare quanto questo romanzo sia importante ma, a mio modesto parere, è un libro interessante che, seppure sostanzioso, ci può aiutare a riflettere sulla storia e sui risvolti psicologici delle persone di allora, tra cui Pratolini stesso.


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