crociata contro gli Albigesi

crociata contro gli Albigesi

La crociata contro gli Albigesi


Il catarismo fu un movimento eretico cristiano diffusosi poco dopo l’anno 1000 e soprattutto tra il 1100 e il 1200, nell’Europa meridionale, nei Balcani, in Italia e in Francia, nella Linguadoca, prevalentemente nella regione di Albi (da cui originò il nome albigesi), dove i signori di Provenza ed il conte di Tolosa (ed anche alcuni ecclesiastici come i vescovi di Tolosa e Carcassonne e l’arcivescovo di Narbona), verso la fine del XII secolo, tollerarono che gli eretici predicassero nei villaggi e ricevessero lasciti anche cospicui; ed inoltre permisero che i catari fossero messi anche a capo dei conventi.

La crociata contro gli albigesi fu condotta tra il 1209 e il 1229 contro i gruppi di eretici provenienti dai Balcani che si stanziarono in Francia nella regione di Albi (da cui il nome albigesi). Fu indetta da papa Clemente III per estirpare l’eresia catara dai territori della Linguadoca. Dopo la sconfitta della prima campagna militare promossa da Papa Lucio III e i vani tentativi di convertire gli albigesi con l’aiuto dei frati domenicani, Papa Innocenzo III prese spunto dall’uccisione di un legato pontificio avvenuta nel 1208 per invocare una nuova crociata contro di loro.
Sino al 1204, papa Innocenzo III cercò di estirpare l’eresia attraverso gruppi di missionari cistercensi, guidati da Pietro di Castelnuovo (?-1208). Accortosi che i missionari non ottenevano il risultato sperato, Innocenzo III, su suggerimento di Arnaud Amaury, abate di Cîteaux, confratello di Pietro, alla fine del 1204, invitò i suoi legati a fare pressione sui vari signori locali affinché gli eretici fossero espulsi da tutti i loro territori, mentre ai legati fu concessa l’autorità di deporre gli ecclesiastici sospetti (cosa che riuscirono a fare tra il 1204 ed il 1206).
Nel gennaio del 1208, però Pietro di Castelnuovo venne assassinato da degli sconosciuti e Arnaud Amaury, molto abilmente, fece ricadere la colpa sul conte di Tolosa, Raimondo VI. Contemporaneamente alla pressione sui signori feudali, il papa, già dal 1204 e poi nel 1205, aveva fatto richiesta al re di Francia, Filippo Augusto, di aiutarlo ad estirpare l’eresia nel sud. Essendo le richieste cadute nel vuoto, Innocenzo III, nel novembre del 1207, propose a Filippo Augusto una crociata, concedendo le stesse indulgenze concesse ai crociati della Terra Santa.
La Corona di Francia, inizialmente non aveva alcun interesse a coinvolgersi direttamente, troppo occupata a combattere il re d’Inghilterra, Giovanni Senza Terra, che si era alleato con suo nipote, l’imperatore Ottone IV; aveva comunque permesso ai suoi vassalli di partecipare a titolo personale, senza coinvolgere le truppe mercenarie che dovevano rimanere al servizio della corona. Però aveva ricordato con costanza i suoi diritti su quelle terre, fino a che Filippo Augusto, sotto la pressione papale, non autorizzò suo figlio, Luigi, ad andare crociato, prima nel 1215, e poi, nel 1219, e poi convocando gli stati generali per approvare la crociata, nel 1222, poco prima di morire, avendo anche compreso l’utilità economica che un’annessione dei ricchi territori del sud avrebbe comportato.
Sotto la guida del legato papale e del comandante Simon de Montfort (che morirà nel 1218), i crociati – quasi tutti cavalieri provenienti dal centro e dal Sud della Francia – sterminarono la maggior parte degli albigesi e si impossessarono delle loro terre.
La tradizione narra che il legato pontificio, nel decidere chi delle persone rifugiate in una chiesa dovesse essere riconosciuto eretico e quindi bruciato sul rogo, ordinò di uccidere tutti indiscriminatamente, dicendo: “Dio riconoscerà i suoi”. Nel 1209 conquistarono Albi e Béziers uccidendo 20.000 persone. I massacri tra gli albigesi acquistarono tali proporzioni che Innocenzo III si adoperò senza successo per mitigare gli scontri. Le lotte si inasprirono fino a diventare un conflitto politico per conquistare il potere sul territorio della Linguadoca.
Dalla parte degli albigesi si schierò il re d’Aragona, mentre la Francia, con Luigi VIII e Luigi IX, appoggiò i crociati assicurandosi in questo modo il dominio del territorio, che fu assoggettato definitivamente nel 1271. Nel 1229 il conte Raimondo VII di Tolosa, uno dei comandanti degli albigesi, dovette accettare la disfatta di questi ultimi, sancita dal trattato di Meaux (dal nome della località presso Parigi dove venne stipulato). La conquista di Montsegur e le esecuzioni in massa sul rogo del 16 marzo 1244 posero fine all’ultimo tentativo di ribellione da parte degli albigesi.
Piccoli gruppi sopravvissero in aree isolate e furono perseguitati dall’Inquisizione sino alla fine del XIV secolo. In Italia nel 1277 il movimento fu decapitato. Furono catturati a Sirmione circa 170 fra Vescovi, preti e perfetti Catari che furono imprigionati e posti al rogo a Verona. L’azione fu fatta dagli Scaligeri in concerto con Corradino di Svevia. I Veronesi, ghibellini, assediarono e catturarono i Catari, anche loro ghibellini, al fine di far ritirare la scomunica del 1267 da parte del papa Clemente IV preoccupato dell’alleanza fra Scaligeri e Corradino.
In un sol colpo scomunicò Scaligeri, Corradino di Svevia e tutti i cittadini veronesi. La brutalità del genocidio non lasciò indifferenti i Templari (ufficialmente neutrali) i quali, nelle precettorie presenti sul territorio, offrirono rifugio a molti catari, difendendoli anche con le armi ed accogliendone molti tra le loro fila.
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