COSTANTINO IL GRANDE

COSTANTINO IL GRANDE

COSTANTINO IL GRANDE

Costantino I, che governò dal 306 al 337, fu il primo imperatore romano ad abbracciare la fede cristiana. Avviò importanti riforme in campo economico e ricostruì la città di Bisanzio, ribattezzandola Costantinopoli.

Imperatore dei romani, si allontanò dall’Urbe per fondare una città che da lui prese nome, Costantinopoli, destinata ad essere capitale dell’impero romano d’Oriente che sopravvisse di un millennio a quello propriamente romano. Venerato dalla chiesa ortodossa come santo, grande condottiero e riunificatore dell’impero, visse contraddizioni profonde, segno di un animo forte e inquieto, fino a decidere dell’esile uccisione della seconda moglie Fausta e del figlio di primo letto Crispo, accusati di combutta amorosa. Il suo lungo cammino verso la conversione al cristianesimo trovò compimento solo in punto di morte, quando ricevette il battesimo.

Con l’Editto di Milano del 313 pose fine alle persecuzioni contro i cristiani, dopo aver assegnato alla misteriosa divinità apparsagli in visione – “In hoc signo victor eris” o il monogramma costantiniano, secondo quanto riportato dalle fonti – la fondamentale vittoria a Ponte Milvio contro l’avversario Massenzio, nel 312.
A Roma si conservano ancora parti dei suoi due colossali simulacri, l’uno in marmo e l’altro in bronzo, e l’arco di trionfo, il più grande del mondo antico. Dopo la conversione, commissionò la costruzione delle chiese di San Giovanni in Laterano, San Pietro e S. Croce in Gerusalemme, erette nella capitale, in concomitanza con le Basiliche del Santo Sepolcro a Gerusalemme e della Natività a Betlemme.

Ma una città “pagana” non poteva più essere sede della corte. Così, come già manifestato nel suo primo ingresso trionfale in Roma dopo la vittoria contro Massenzio – quando Costantino, primo tra gli imperatori, rifiutò clamorosamente di salire in Campidoglio per rendere omaggio a Giove Ottimo Massimo, somma divinità dell’olimpo romano – eresse altrove, sul Bosforo, una nuova capitale, sede privilegiata della corte pur itinerante tra le nuove città sorte lungo il confine orientale dell’impero. Costantinopoli, la “nuova Roma”, venne ufficialmente inaugurata nel 330.

Capostipite di una dinastia di imperatori, i Costantinidi appunto, vide la sua eredità corrosa dall’ultimo dei suoi nipoti, Giuliano, rinnegatore del cristianesimo in cui era stato educato e perciò passato alla storia come l’Apostata.
Colui che si autoimpose il titolo di “Isapostolo” – ovvero di pari agli Apostoli – e che tra i loro memoriali volle essere sepolto nella basilica eretta nei press i dello stupefacente palazzo imperiale, non depose il titolo politico di Pontefice Massimo, proprio degli imperatori custodi del pantheon pagano della romanità, ma conservò saldamente nel proprio pugno le prerogative di tale carica, in vista della solidità politica del suo impero, finalmente riunito dopo lunghi frazionamenti.
Convocando il Concilio di Nicea nel 329, contribuì a ricomporre una unità, allora corrosa da pericolose eresie tra le quali l’Arianesimo, destinata però a non sopravvivergli.

Nel suo nome, quattro secolo dopo la sua morte, prese forma il presunto “Costitutum Costantini”, su cui si poggiò la complessa questione del potere temporale dei Papi.
Condottiero geniale, uomo di stato (a lui si deve l’istituzione di una moneta “solida”, il soldo, appunto), organizzò l’impero d’oriente e d’occidente in province, creando un tessuto amministrativo destinato a configurare l’Europa dei secoli successivi, tanto che è lecito affermare che l’odierna Europa Unita ricalchi, in modo non ancora completo, i confini del suo impero.
A pieno titolo “Grande” e geniale dentro la sfaccettata complessità della sua statura di uomo e di imperatore, Costantino impresse e il suo marchio sulla storia, anzi sulle storie, comprese quelle della politica tout-court, quelle delle religioni, dell’economia e, con fondamentali novità, anche quelle dell’arte e dell’architettura.

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