contestazione studentesca del 1968
contestazione studentesca del 1968
All’inizio degli anni ’60, in America sorgono movimenti di protesta dei neri contro la politica razzista dei bianchi e si formano anche alcuni gruppi di contestatori estremistici come le “pantere nere”. Anche tra i giovani delle famiglie americane bianche, nascono gruppi eversivi pacifisti che predicano l’amore e la pace, come gli “Hippies”, cioè i figli dei fiori, che predicavano il rifiuto della civiltà dei consumi, la non violenza e la vita comunitaria.
In Cecoslovacchia nasce un grande movimento di ribellione al potere sostenuto dall’URSS, ma questo fervore di iniziative viene stroncato dall’intervento sovietico dell’agosto 1968, che così ripete quanto già successo in Ungheria nel 1956.
Dalla contestazione giovanile e studentesca si passa nel 1969 all’autunno caldo, nel quale gruppi di studenti e di operai scendono nelle piazze per manifestare la loro protesta contro il governo e contro gli industriali attaccando anche i sindacati tra cui Luciano Lama che durante un discorso fu aggredito e cacciato via dal palco con urla e fischi.
Dopo il ’68 l’Italia si avvia a un periodo di crisi sociale e di instabilità politica. Già il 12 dicembre del 1969 una bomba scoppia presso la Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana a Milano, provocando 17 morti e oltre 100 feriti. Nell’estate del ’60 a Reggio Calabria nasce una vera e propria rivolta contro lo Stato guidata da esponenti del Msi: nel paese si diffonde sempre di più la psicosi di un golpe, di una svolta autoritaria a danno delle istituzioni democratiche.