contestazione studentesca del 1968

contestazione studentesca del 1968

contestazione studentesca del 1968


 
All’inizio degli anni ’60, in America sorgono movimenti di protesta dei neri contro la politica razzista dei bianchi e si formano anche alcuni gruppi di contestatori estremistici come le “pantere nere”. Anche tra i giovani delle famiglie americane bianche, nascono gruppi eversivi pacifisti che predicano l’amore e la pace, come gli “Hippies”, cioè i figli dei fiori, che predicavano il rifiuto della civiltà dei consumi, la non violenza e la vita comunitaria.
In Cecoslovacchia nasce un grande movimento di ribellione al potere sostenuto dall’URSS, ma questo fervore di iniziative viene stroncato dall’intervento sovietico dell’agosto 1968, che così ripete quanto già successo in Ungheria nel 1956. 
In conseguenza ai grandi movimenti giovanili in tutto il mondo, anche in Italia, nel biennio ’66-’67, il mondo giovanile e gli intellettuali discutono di questi grandi problemi sociali e politici attaccando anche i partiti della sinistra, sopratutto il PCI, discutendo dell’ordinamento scolastico italiano e nel ’67 viene pubblicato il libro di don Lorenzo Milani “Lettera ad una professoressa” che ebbe notevole successo tra il mondo giovanile e studentesco italiano. Gli intellettuali e il mondo giovanile discutono anche della famiglia, delle istituzioni e del nuovo ruolo della donna nella società. In sintesi, è l’istituzione, ogni istituzione così come è storicamente configurata, ad essere impietosamente discussa, anzi negata: è una contestazione globale. Da queste premesse, anche in Italia, sull’esempio del “maggio francese” e di quello che accade in Germania, nasce la “grande tempesta del sessantotto” che si scatena contro il potere politico, culturale, accademico e contro il costume, i modi di vita, i valori borghesi. Università e licei occupati, agitazioni studentesche, scontri violenti con la polizia, attacchi contro i più rappresentativi esponenti dell’Establishment accademico, culturale e politico ne sono le manifestazioni più vistose.
Dalla contestazione giovanile e studentesca si passa nel 1969 all’autunno caldo, nel quale gruppi di studenti e di operai scendono nelle piazze per manifestare la loro protesta contro il governo e contro gli industriali attaccando anche i sindacati tra cui Luciano Lama che durante un discorso fu aggredito e cacciato via dal palco con urla e fischi.
Dopo il ’68 l’Italia si avvia a un periodo di crisi sociale e di instabilità politica. Già il 12 dicembre del 1969 una bomba scoppia presso la Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana a Milano, provocando 17 morti e oltre 100 feriti. Nell’estate del ’60 a Reggio Calabria nasce una vera e propria rivolta contro lo Stato guidata da esponenti del Msi: nel paese si diffonde sempre di più la psicosi di un golpe, di una svolta autoritaria a danno delle istituzioni democratiche.

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