Confrontiamo la fabula dell’Iliade con l’intreccio

Confrontiamo la fabula dell’Iliade con l’intreccio


Fabula:    Paride rapisce Elena, moglie del greco Menelao, e la porta con sé a Troia → i Greci compiono una spedizione contro Troia per recuperare Elena → ne segue una guerra di 10 anni sotto le mura di Troia, caratterizzata da alterne vicende → grazie all’inganno del cavallo di legno, Troia viene incendiata e distrutta → Elena viene riconsegnata a Menelao, la guerra ha termine e i Greci possono tornare in patria.

Intreccio: Nel 10° anno della guerra di Troia, Achille, offeso da Agamennone, si ritira dal combattimento (I-II) → si succedono scontri inconcludenti per circa 50 giorni (III-XV) → Patroclo muore per mano di Ettore (XVI-XVII) → Achille, devastato dal dolore, torna a combattere (XVIII) → Achille sfida Ettore a duello: morte di Ettore (XIX-XXII) → sepoltura di Patroclo e di Ettore (XXIII-XXIV).

Come già notava Aristotele nella sua Poetica, il “taglio” scelto dall’autore per l’organizzazione del contenuto è agli antipodi dell’ingenuità propria degli altri poemi del “Ciclo”, come dimostra il nettissimo scarto tra fabula e intreccio.

La scelta di Omero è drasticamente selettiva, e lo scopo evidente di tale scelta è quello di conferire al poema un solido impianto unitario: precisamente quella “unità di azione” che Aristotele considera prerogativa irrinunciabile di un’opera letteraria di livello artistico.

Invece di narrare 10 anni di avvenimenti incentrati intorno alle vicende di diversi guerrieri, come fanno gli altri autori del “Ciclo”, con l’inevitabile risultato di rendere il racconto inconcludente e dispersivo, Omero concentra la sua attenzione su soli 51 giorni dell’ultimo anno di guerra: ed evita anche la tentazione della scelta più banale, cioè quella di concentrarsi sugli ultimi giorni del conflitto. I giorni che sceglie sono invece quelli relativi all’ira di Achille: in tal modo la figura di Achille costituisce il saldo centro unificatore dell’intera azione:

Achille assente costituisce il fulcro degli interessi di Greci e Troiani per i primi 15 libri, in cui l’azione risulta completamente bloccata;

la svolta, con lo sblocco dell’azione, è segnata dal libro 16°, che contiene la morte di Patroclo;

Achille presente rappresenta il perno su cui ruota l’azione nei successivi 8 libri.

Restano del tutto sottintesi eventi cruciali quali:

– la causa della guerra (il ratto di Elena);

– più di 9 anni di combattimenti;

– la conclusione della guerra (stratagemma del cavallo – caduta di Troia).

È merito del genio di Omero avere fatto in modo che, pur con omissioni così clamorose, il lettore colga perfettamente l’intero svolgimento della vicenda.

Tale risultato è ottenuto attraverso il ricorso ad alcuni abilissimi espedienti:

i flash-back sul passato (Vorgeschichte) spesso contenuti nei discorsi dei personaggi, inseriti nel contesto senza alcuna forzatura in quanto giustificati dallo stato d’animo del parlante (es.: Ettore a Paride e risposta, III 39-75; Elena a Paride e risposta, III 399-446; Elena a Ettore, VI 344-358; Elena, XXIV 7G2-767);

le anticipazioni del futuro (Nachgeschichte), di solito sotto forma di profezie (es.: si sa già che Achille morirà giovane e per mano di Paride: I 416, XXII 358-360, XXIII 80-81; si sa già che i Greci vinceranno e che Troia cadrà: VIII 470-483, VI 448-465, XXIV 728-739);

la presenza di personaggi-simbolo ai quali viene universalmente riconosciuto uno speciale valore: ad es. tutti affermano che la presenza di Achille in guerra è garanzia di sicuro successo per i Greci, per cui la sua assenza significa automaticamente che essi non potranno vincere e provoca la paralisi del movimento narrativo per due terzi del poema; Ettore è considerato da tutti come il baluardo della resistenza troiana, e quindi la sua morte significa inevitabilmente la rovina per la sua città: diventa dunque superfluo descrivere la presa di Troia, poiché il lettore sa già che, morto Ettore, la città non potrà che cadere.