CONCORDATO DI WORMS

CONCORDATO DI WORMS


Il concordato di Worms o Pactum Calixtinus fu stipulato il 23 settembre del 1122 a Worms tra Enrico V e Papa Callisto II. Il concordato sancì la regola in materie di investiture del clero mettendo un punto allalotta per le investiture che fu iniziata da Gregorio VII ed Enrico IV. L’imperatore rinuncia all’investitura dei vescovi dell’anello e del bastone pastorale riconoscendo tale obbligo solo al Papa che a sua volta riconosceva all’imperatore il diritto di essere presente alle elezioni episcopali e di investire feudali e, sempre in Germania, l’investitura feudale precedeva l’investitura episcopale. A seguito del patto fu convocato il Concilio Lateranense I che divenne il primo concilio celebrato in Occidente. Nel concilio si ratificò il concordato e si stabili che la Chiesa di Roma godeva del primato su tutte le altre chiese nazionali.


TESTO DEL CONCORDATO DI WORMS
Il Privilegio dell’Imperatore

In nome della Santa e Unica Trinità, io Enrico, augusto Imperatore dei Rimani per grazia di Dio, con la forza dell’amore che ho nutrito verso Dio, la chiesa romana santa ed il papa Callisto, per la salvezza della mia anima concedo a Dio, ai Suoi apostoli Pietro e Paolo e alla Chiesa cattolica santa tutte le nomine (ecclesiastiche) per mezzo dell’anello e del bastone pastorale; Concedo inoltre che in tutte le chiese, che sono sotto il mio impero o il mio regno, possono avvenire delle scelte ecclesiastiche canoniche e una libera consacrazione. I possedimenti ed i diritti del beato Pietro, che fin dal sorgere di questa discordia ad oggi, vale a dire dal tempo di mio padre al mio, gli furono sottratti, e che ancora oggi posseggo, li restituisco alla Santa Romana Chiesa; quelli che al contrario non sono in mio possesso, farò comunque in modo che gli vengano restituiti. Restituirò inoltre su consiglio dei miei principi o per senso di giustizia i possedimenti di tutte le altre chiese, dei principi e di quanti altri, chierici e laici, che in questo scontro (lotta per le investiture) furono perduti e che ancor oggi sono in mio possesso; quelli che invece non sono in mio possesso farò comunque in modo che Gli vengano restituiti. Concedo inoltre una vera pace a Papa Callisto, alla Santa Romana Chiesa e a tutti colori che militano o hanno militato dalla loro parte; servirò inoltre fedelmente la Santa Romana Chiesa nelle circostanze per le quali richiederà il mio aiuto ed in quelle per le quali mi rivolgerà richiesta, le renderò debita giustizia. Tutto ciò è stato posto in atto col consenso e dietro consiglio di quei principi, i cui nomi sono stati di seguito trascritti: Adalberto, arcivescovo di Magonza, F. arcivescovo di Colonia, H. vescovo di Ratisbona, O. vescovo di Bamberga, B. vescovo di Spira, H. di Augsburg, G. di Utrecht, Ö. di Costanza, E. abate di Fulda, Enrico duca, Federico duca, S. duca, Pertolfo duca, Tepoldo marchese, Engelberto marchese, Goffredo conte di palazzo, Ottone conte di palazzo, Berengario conte. Io Federico Arcivescovo di Colonia e Gran Cancelliere attesto la autenticità di questo atto.


Il Privilegio del Pontefice

Io, Callisto vescovo, servo dei servi di Dio, concedo a te, diletto figlio Enrico, per grazia di Dio augusto imperatore dei Romani, che abbian luogo alla tua presenza, senza simonia e senza alcuna violenza, le elezioni dei vescovi e degli abati di Germania che spettino al regno; sì che se sorga qualche ragione di discordia tra le parti, secondo il consiglio e il parere del metropolita e dei comprovinciali tu dia consenso ed aiuto alla parte più sana. L’eletto riceva da te le regalie per mezzo dello scettro e per esse esegua secondo giustizia i suoi doveri verso di te. Colui che è consacrato nelle altre regioni dell’Impero invece riceva da te le regalie entro sei mesi, per mezzo dello scettro, e per esse esegua secondo giustizia i suoi doveri verso di te, salve restando tutte le prerogative riconosciute alla Chiesa Romana. Secondo il dovere del mio ufficio, ti darò aiuto in ciò di cui tu mi farai lagnanza e in cui mi chiederai soccorso. Assicuro una pace sincera, a te e a tutti coloro che sono o sono stati del tuo partito durante questa discordia.
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