Commento sulla Morte di Orlando in Roncisvalle

Commento sulla Morte di Orlando in Roncisvalle

Commento sulla Morte di Orlando in Roncisvalle


da La Chanson de Roland

Orlando e Roland sono la stessa persona, cioè uno dei paladini di Carlo Magno. Il fatto storico alla base è la battaglia di Roncisvalle del 778 d.c.
Il fatto storico della chanson è quello della “crociata” di riconquista della Spagna dai Moriscos cioè del tentativo di respingere l’avanzata dei Mussulmani (che si sono appena divisi tra Sciiti e Sunniti con l’uccisione dell’ultimo califfo eletto dal popolo) in Spagna tanto è vero che poi occuperanno Granada e vi rimarranno sino al XV sec formando un vero e proprio emirato arabo in Europa e in Spagna, patria della Limpieza de Sangre.
Nella chanson Orlando è il più prode dei paladini e il suo patrigno Gano è geloso del suo valore e del rispetto che Orlando gode presso il re Carlo Magno, quindi gli tende un’imboscata (Orlando era a capo della retroguardia dell’esercito reale). Orlando potrebbe suonare il suo corno Olifante e richiamare il re, ma non lo fa, perché nn vuole perdere l’onore, così comincia la battaglia. Orlando si batte valorosamente ma viene colpito a morte e prima di morire spezza la sua amata spada, Durandal, nel cui pomo si diceva fossero conservate le reliquie dei santi.
Più avanti sull’erba è steso anche il suo scudo. La roccia è circondata da tanti alberi, dietro di essa riposa un cavallo bianco e sullo sfondo si intravede un cavaliere in fuga. Secondo la descrizione di Ferrario, Orlando spira accanto a Tederico, ma ciò è in contraddizione con il testo originale della “Chanson de Gestes”, secondo la quale Orlando muore solo, ultimo superstite della retroguardia di Carlo Magno, annientata dai Saraceni.

LA STORIA
Da sette anni Carlomagno combatte vittoriosamente i Mori di Spagna, ma la città di Saragozza resiste. Il suo re Marsilio propone a Carlo un accordo: lui si sottometterà al re francese e dopo essersi convertito al cristianesimo diverrà suo vassallo. Ma il suo piano è solo un inganno. Marsilio manda i suoi ambasciatori da Carlo che si trova a Cordova da poco conquistata. All’incontro sono presenti Rolando, il nipote di Carlo, Oliviero, amico di Rolando, Turpino, l’arcivescovo-guerriero, il patrigno di Rolando (Gano) e Namo consigliere di Carlo. Secondo Rolando è bene non fidarsi delle proposte di pace di Marsilio e suggerisce la continuazione della guerra fino alla presa di Saragozza.
Gano, cognato di Carlo e patrigno di Rolando, non è d’accordo come la maggior parte del Consiglio del re. Viene dunque inviato su proposta di Rolando al campo dei Mori per trattare le dure condizioni di pace imposte da re Carlo. Gano però nutre un profondo risentimento e minaccia vendetta nei confronti di Rolando cosicché trama di tradire il re con Biancandrino, ambasciatore di Marsilio. Al cospetto di Marsilio Gano inasprisce le condizioni dettate da Carlo e consiglia al re di Saragozza di fingere l’accettazione del compromesso. In tale modo il re e il suo esercito abbandoneranno l’assedio della città lasciandosi alle spalle la sola retroguardia composta dai Dodici Pari e capitanata da Rolando.
Marsilio dovrà così attaccare proprio la retroguardia e Gano giura di aiutarlo. Intanto Carlo si sposta a Valterne e lì viene raggiunto da Gano con i doni e gli ostaggi inviati da Marsilio. Nonostante i cattivi presagi (due sogni dal significato sinistro) Carlo muove il suo esercito da Saragozza.
Rolando, eletto capo della retroguardia su proposta di Gano, rifiuta metà dell’esercito offertogli da Carlo chiedendo solo venti mila uomini più i “Dodici Pari”. I francesi superano il passaggio di Roncisvalle mentre i Saraceni si preparano a sorprendere la retroguardia.
Oliviero cosiglia di suonare l’Olifante (il corno dal quale il suono emesso richiamerebbe immediatamente le truppe del re) ma Rolando rifiuta in nome del suo onore e del suo coraggio. Ha inizio la “battaglia di Roncisvalle”.
In un primo momento i Franchi hanno la meglio sui Saraceni ma la schiacciante superiorità numerica dei Mori fa sì che Rolando si trovi obbligato a suonare il corno ,detto l’Olifante, questa volta con il disappunto di Oliviero.
Nel frattempo Rolando uccide Marsilio e il figlio mentre la retroguardia francese ridotta a soli tre uomini viene sopraffatta. Rolando colpito a morte tenta di spezzare la sua spada “Durendala” non riuscendoci ed estenuato si accascia sul terreno con le mani conserte al petto da buon cristiano. Giunto Carlo sbaraglia gli avversari i quali inseguiti si danno alla fuga e annegano nel fiume Ebro.
In realtà Marsilio si era rifugiato presso l’emiro Baligante e si suiciderà in seguito alla sconfitta di quest’ultimo nello scontro decisivo con il re Carlo. Saragozza è conquistata e i Mori convertiti.
Il re torna ad Aquisgrana dove ha fretta di processare Gano per tradimento. Ricusati i giudici Gano si difende con l’appoggio dei suoi nobili parenti tra cui il potente Pinabel che sfidato dallo scudiero Teodorico verrà ucciso insieme a tutti i suoi. Gano sarà squartato. Rolando è vendicato. Carlo ormai bicentenario in seguito all’apparizione in sogno dell’Arcangelo Gabriele parte per dare aiuto al re Viviano in Infa dove hanno posto l’assedio i Saraceni. “La gesta scritta qui da Turoldo ha fine”.

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