COMMENTO LA PIOGGIA NEL PINETO

COMMENTO LA PIOGGIA NEL PINETO


D’Annunzio in un percorso reale-­‐ideale vuole trasformare Ermione da donna in donna-­‐natura, perché solo nella naturale sensualità delle emozioni il poeta riesce ad amare (oggi m’illude). Per tramutare la donna in natura il superuomo deve far abbandonare tutto quello che Ermione conserva della civiltà. Ecco qui il primo comando: taci. La donna infatti deve spogliarsi della sua condizione civile per rivestirsi degli elementi naturali che a poco a poco il poeta le farà indossare. Dopo il primo comando D’Annunzio impone di ascoltare i suoni della natura. Infatti, dopo aver svuotato la donna degli elementi umani, il poeta vuole risvegliare la sua sensualità. Ermione deve ascoltare il suono della pioggia che pervade la natura risvegliandola, perché l’elemento naturale deve ridestare la sensualità dei due amanti trasformandoli in natura. La pioggia ha questo effetto: i volti si trasformano in silvani; le mani, spogliate dell’elemento umano, sono ignude; i vestiti che

appesantivano i loro corpi diventano leggeri. Anche i pensieri si rinfrescano a quest’acqua purificatrice e permettono al poeta-­‐superuomo di poter amare. È evidente la contrapposizione che D’Annunzio fa dei tempi dell’amore, la donna ama anche senza la fusione panica con la natura (ieri t’illuse), infatti il “ieri

t’illuse” indica un tempo e un luogo lontano dalla passeggiata nella pineta. Il verso oggi m’illude mostra chiaramente che il poeta sa amare solo nella naturalità delle sensazioni, nella fusione sensuale con la natura. Il concetto è chiaro: la donna sa amare anche fuori la fusione panica, l’esteta-­‐superuomo no! Egli ha bisogno di un mondo artificiale entro cui poter controllare le sensazioni altrui. Come vate indica la strada di una nuova purificazione, come superuomo impone alla sua donna di trasformarsi.

La metamorfosi deve agire sulla sensualità della donna, ella quindi deve abbandonarsi ai suoni della natura, che come un’immensa orchestra suona la sua partitura. La pioggia suona i suoi strumenti: le foglie degli alberi, i mirti, i pini, i ginepri. Ma la pioggia, simbolo della purificazione sensuale, agisce anche su Ermione. Il viso diventa una foglia, i capelli ginestre. La trasformazione è ormai avvenuta: la donna si è tramutata in natura. Ha perso completamente quei caratteri legati alla civiltà, è diventata una creatura terrestre. Quando ormai il primo momento panico si è realizzato, il poeta non

impone più nulla alla sua donna, ma la invita questa volta ad ascoltare (ascolta, ascolta) la musica prodotta dalla pioggia. La donna-­‐natura ha aperto completamente i suoi sensi alla passione: le lacrime non sono più di dolore, ma di piacere. A questo punto abbiamo il secondo momento panico: Ermione, come una ninfa dei boschi, sembra che esca da un albero pare( da scorza tu esca). Ancora una volta il poeta paragona il corpo della donna agli elementi naturali, ma non lo fa più come nei primi versi quando la trasformazione doveva ancora avvenire, adesso è nell’intimo stesso di Erminio che traspare il

mutamento: il cuore, simbolo della parte più interiore dell’essere umano, è una pesca intatta, gli occhi, specchio dell’anima, sono polle tra le erbe, i denti, simbolo della gioia, sono mandorle. Nel finale D’Annunzio riprende i versi nei quali ha espresso il sentimento del tempo, di un tempo però tutto interiore al superuomo, infatti l’uomo che sa ergersi al di sopra del bene e del male, il poeta esteta ha bisogno di costruire

un mondo artificiale entro cui può far esaltare il suo spirito superiore: in questo luogo egli sa amare, al di fuori di esso no (la favola bella che ieri m’illuse, che oggi ti illude).

La poesia si chiude così come si era aperta: in un luogo e in un tempo diverso dalla fusione panica nel quale la donna-­‐natura ritorna semplicemente donna,il poeta superuomo, finito il suo dominio si ritrasforma in esteta.