CINQUE MAGGIO PARAFRASI ALESSANDRO MANZONI

CINQUE MAGGIO PARAFRASI ALESSANDRO MANZONI

CINQUE MAGGIO PARAFRASI ALESSANDRO MANZONI


Napoleone è morto. Come il suo corpo rimase immobile dopo aver esalato l’ultimo respiro, così immobile rimase il mondo, colpito, stordito dall’annunzio,
ammutolito, pensando all’ultima ora dell’uomo del destino; nè sa quando il passo di un uomo altrettanto grande tornerà a percorrere le stesse orme macchiate di sangue.
Il mio ingegno poetico lo vide solitario vincitore ed in auge, e tacque e così continuò anche quando, con alterne fortune cadde, si risollevò e fu definitivamente sconfitto, non unendo la sua voce a quella di tanti altri poeti:
si innalza ora commossa, non contaminata di elogi servili e di vili insulti, all’improvvisa morte di una figura simile; e dedica alla tomba un canto che forse resterà eterno.
Dall’Italia all’Egitto, dalla Spagna alla Germania le azioni fulminee di quell’uomo senza esitazioni seguivano immediatamente il suo improvviso apparire; agì impetuoso dall’estrema punta dell’Italia fino al Don, dal Mediterraneo all’Atlantico.
Fu vera gloria? Lasciamo ai posteri la difficile sentenza: noi ci inchiniamo umilmente al Sommo Creatore che volle imprimere su di lui un sigillo più forte della sua potenza creatrice.
Egli sperimentò tutto: la tempestosa e trepida gloria di un grandissimo disegno, l’insofferenza di un animo ribelle che deve obbedire ma pensa al potere e poi lo raggiunge e ottiene un premio che sarebbe stato una follia sperare;
provò la gloria tanto più grande dopo il pericolo, la fuga e la vittoria, il potere e l’esilio umiliante; due volte sconfitto, due volte vincitore.
Egli si diede il nome: due epoche storiche tra loro opposte guardarono a lui rispettosamente come aspettando il destino; egli fece silenzio e si sedette tra loro come arbitro.
Nonostante tanta grandezza, improvvisamente scomparve e finì la sua vita in ozio, prigioniero in una piccola isola, bersaglio di immensa invidia e di rispetto profondo, di grande odio e di grande amore.
Come sulla testa del naufrago incombe e grava l’onda su cui poco prima lo sguardo del misero scorreva alto e proteso invano ad avvistare lontani approdi,
così sull’anima di Napoleone scese il peso dei ricordi. Oh, quante volte ha iniziato a scrivere le sue memorie! E quante volte su quelle pagine cadde la sua stanca mano!
Quante volte al tramonto stette con gli occhi bassi e le braccia conserte e lo assalì la malinconia e il ricordo del passato!
E ripensò agli accampamenti militari continuamente spostati, alle trincee, lo scintillare delle armi e l’avanzare della cavalleria, e agli ordini concitati e alla loro rapida esecuzione.
Ah, forse a tanto dolore cadde il suo spirito e si disperò, ma valido venne l’aiuto di Dio, che lo trasportò pietoso in una realtà più serena;
e lo guidò per i floridi sentieri delle speranze verso i campi eterni, lo guidò verso la beatitudine eterna, che supera qualunque desiderio umano, lo guidò verso quel luogo dove la gloria terrena non vale nulla.
Bella, immortale, benefica fede, abituata alle vittorie! Annovera anche questo tuo trionfo, rallegrati; perché nessuna personalità più grande si è mai chinata davanti alla croce di Cristo.
Tu, o fede, allontana dalle stanche spoglie di quest’uomo ogni parola malvagia: il Dio che può tutto, che ci dà i dolori e ci consola si è posato accanto a lui, per consolarlo nel momento della sua morte.

Spiegazione del testo

L’ode il Cinque Maggio fu scritta, di getto, in soli tre o quattro giorni, dal Manzoni commosso dalla conversione cristiana di Napoleone avvenuta prima della sua morte (la notizia della morte di Napoleone si diffuse il 16 luglio 1821 e fu pubblicata nella “Gazzetta di Milano”). Nonostante la censura austriaca, l’ode ebbe una larga diffusione europea grazie al Goethe che la fece pubblicare su una rivista tedesca “Ueber Kunst und Alterthum”. La prima edizione avvenne nel 1823 a Torino presso il Marietti. L’ode scritta dal Manzoni, per alcune tematiche (tema del ricordo, evocazione della storia) ha delle analogie con il Coro di Ermengarda e con la Pentecoste e soprattutto ha in comune con essi, quello schema che parte da un inizio drammatico e si conclude con un moto di preghiera.

Metro: ode di diciotto strofe, composte da sei settenari, sdruccioli (1°, 3°, 5) piani (2° e 4°, fra loro rimanti) e tronco l’ultimo che rima con l’ultimo della strofa successivo.
Schema: ABCBDE

Spiegazione del testo

L’ode il Cinque Maggio fu scritta, di getto, in soli tre o quattro giorni, dal Manzoni commosso dalla conversione cristiana di Napoleone avvenuta prima della sua morte (la notizia della morte di Napoleone si diffuse il 16 luglio 1821 e fu pubblicata nella “Gazzetta di Milano”). Nonostante la censura austriaca, l’ode ebbe una larga diffusione europea grazie al Goethe che la fece pubblicare su una rivista tedesca “Ueber Kunst und Alterthum”. La prima edizione avvenne nel 1823 a Torino presso il Marietti. L’ode scritta dal Manzoni, per alcune tematiche (tema del ricordo, evocazione della storia) ha delle analogie con il Coro di Ermengarda e con la Pentecoste e soprattutto ha in comune con essi, quello schema che parte da un inizio drammatico e si conclude con un moto di preghiera.

Metro: ode di diciotto strofe, composte da sei settenari, sdruccioli (1°, 3°, 5) piani (2° e 4°, fra loro rimanti) e tronco l’ultimo che rima con l’ultimo della strofa successivo.
Schema: ABCBDE