CHICHIBIO CUOCO RIASSUNTO

CHICHIBIO CUOCO RIASSUNTO

-Chichibìo è un cuoco veneziano, personaggio immaginario che appare nella novella Chichibìo e la gru, IV novella della VI giornata del Decameron-


Chichibio cuoco

Un giorno il signor Currado Gianfigliazzi, noto in tutta Firenze per la sua nobiltà, va a caccia presso un fiume e riesce a catturare una gru “cicciotta” e tenera; allora, appena ritornato nella sua dimora, la manda immediatamente al suo cuoco di fiducia, Chichibio, veneziano malvisto a Firenze, che la cucina. Appena il cuoco tira fuori del forno la gru, il profumo di questa è così gradevole che richiama Brunetta, donna amata da Chichibio, che gli chiede una coscia del magnifico animale. Dopo una lunga discussione, il cuoco cede e gliela dona. Quando viene servita la gru a tavola, il padrone, vedendo solo una cosca e poiché ci sono alcuni invitati, fa chiamare il cuoco e lo accusa di aver preso l’altra cosca. Il cuoco si difende affermando che le gru ne hanno una sola e, poiché Ginfigliazzi non lo vuole rimproverare duramente davanti ai suoi commensali, gli ordina di farsi trovare pronto la mattina per andare al fiume a controllare che le gru hanno una sola zampa. La mattina il cuoco e il suo padrone ancora molto adirato, vanno al fiume a controllare. Una volta arrivati il cuoco vede alcune gru su una zampa sola e lo fa subito notare al padrone che, provocando un forte rumore, le fa poggiare l’altra zampa e le fa alzare in volo. Allora il cuoco gli risponde che le gru hanno sì due zampe me che egli non ha gridato e fatto rumore a quella della sera prima; questa risposta suscita una risata in Gianfigliazzi che non lo castiga.
Calandrino e elitropia
A Firenze, un pittore chiamato Calandrino ha per amici altri due pittori: Bruno e Buffalmacco, uomini molto più furbi di lui e che spesso lo prendevano in giro approfittando della sua stupidità. Trovandolo nella chiesa di S. Giovanni ad osservare il Tabernacolo coinvolgono in un crudele scherzo. Maso, un altro amico, illustra a Calandrino le virtù delle pietre preziose che si trovavano in terre lontane come la famosa terra di Bengodi nella quale si legavano le vigne con le salsicce e vi era una montagna di formaggio parmigiano grattugiato sopra la quale vi erano persone che cuocevano maccheroni in brodo di cappone e li buttavano giù. In questo paese vi era ovviamente un fiume di vernaccia. Molto interessato Calandrino chiede dove fosse tale paese. La risposta di Maso conferma i dubbi dell’uomo: è lontano più di “millanta” miglia, “più là che Abruzzi”.Comunque pietre preziose si trovano anche vicino la città: nel Mugnone. Fra queste pietre vi è l’elitropia, la pietra che dona l’invisibilità.Alle tre del pomeriggio (“ora della nona”) Calandrino propone a Bruno e Buffalmacco di cercare la famosa pietra (nera) che avrebbe dato loro la ricchezza. Concordano di andare al Mugnone la domenica mattina. Arrivati sul posto Calandrino raccoglie tutte le pietre nere che trova e, verso l’ora di pranzo, è così carico di pietre che quasi non ce la fa più a camminare. I due amici iniziano a fingere di non vederlo e Calandrino non parla per non far scoprire loro di aver trovato la pietra che dona l’invisibilità. Lo prendono anche a sassate.Il colmo della beffa: mentre Calandrino torna in città nessuno lo saluta, quindi egli non ha dubbi circa la sua invisibilità. Arrivato a casa Monna Tessa, la moglie, lo rimprovera perché ha fatto tardi per il pranzo. Calandrino picchia la moglie. Spiegherà agli amici di essere molto sfortunato: aveva trovato l’elitropia ma sua moglie ne aveva annullato la virtù perché le donne, è risaputo, fanno perdere la virtù a tutte le cose.