Charles Darwin L’origine della specie 1849

Charles Darwin L’origine della specie 1849

“IL TERMINE «LOTTA PER L’ESISTENZA» DEVE IMPIEGARSI

IN UN SENSO LARGO

Qui io debbo premettere che adopero il termine lotta per l’esistenza in un senso largo e

metaforico, comprendente le relazioni di mutua dipendenza degli esseri organizzati, e (ciò che più monta) non solo la vita dell’individuo, ma le probabilità di lasciare una posterità. Può con sicurezza asserirsi che in un’epoca di carestia due cani lotteranno fra loro per carpirsi il nutrimento necessario alla vita. Una pianta al confine d’un deserto deve lottare contro la siccità, anzi più acconciamente potrebbe dirsi che essa dipende dall’umidità. Di una pianta che produce annualmente un migliaio di semi, de’ quali in media uno solo giunge a maturità, può dirsi più veramente che deve lottare contro le piante di specie simili o diverse, che già ricuoprono il terreno. Il vischio dipende dal pomo e da alcuni altri alberi; in senso assai lato, egli lotta contro di essi; perchè se un numero troppo grande di questi parassiti si sviluppa sul medesimo albero, questo deperisce e muore. Parecchie sementi di

vischio, che crescono vicine sul medesimo ramo, al certo lottano fra loro. Il vischio poi dipende inoltre dagli uccelli, perchè viene sparso dai medesimi; e può dirsi per metafora che egli lotta con altre piante, offrendo come queste i suoi semi all’appetito degli uccelli, affinchè essi li spargano a preferenza di quelli d’altre specie. In tutti questi vari significati che si trasfondono insieme, io adotto, per maggior comodo, il termine generale di lotta per l’esistenza.

 PROGRESSIONE GEOMETRICA DI ACCRESCIMENTO

Questa lotta deriva inevitabilmente dalla rapida progressione, colla quale tutti gli esseri

organizzati tendono a moltiplicarsi. Ognuno di questi esseri che, durante il corso naturale della sua vita, produce parecchi semi ed uova, deve trovarsi esposto a cause di distruzione in certi periodi della sua esistenza, in certe stagioni o in certi anni; altrimenti, per la legge delle progressioni geometriche, la specie arriverebbe a un numero d’individui sì enorme, che nessuna regione potrebbe bastare a contenerla.”

cap. III pp. 111-112

“La dipendenza di un essere organico da un altro, come quella del parassita rispetto alla sua

preda, si manifesta generalmente fra esseri molto lontani fra loro nella scala naturale. Tale è spesso il caso di quelli che si possono riguardare con ragione in lotta fra loro per l’esistenza, come nel caso delle locuste e dei mammiferi erbivori. Ma quasi sempre la lotta è anche molto più viva fra gl’individui della medesima specie, dovendo essi frequentare i medesimi distretti, esigere il medesimo nutrimento e trovarsi esposti ad uguali pericoli. Nelle varietà di una stessa specie la lotta deve essere in generale quasi ugualmente seria e noi spesso vediamo la vittoria decisa presto; se ad esempio parecchie varietà di grano sono seminate insieme e se la semente mescolata viene seminata di nuovo, quelle varietà che meglio convengono al suolo e al clima e che naturalmente sono le più feconde hanno il sopravvento, danno semi in maggior quantità e soppiantano in breve tutte le altre.”

Cap. III p.122

“Dal punto di vista che le specie non sono altro che varietà molto distinte e permanenti, e che ogni specie esistette dapprima come varietà, possiamo riconoscere come non si possa stabilire alcuna linea di demarcazione fra le specie, che comunemente si suppongono prodotte da atti speciali di creazione, e le varietà, la cui formazione si attribuisce a leggi secondarie. Dietro questa ipotesi possiamo anche spiegare il fatto, che laddove ebbero origine molte specie di un genere, e dove esse presentemente fioriscono, queste medesime specie debbono presentare molte varietà; perchè nei luoghi in cui la formazione delle specie fu molto attiva, dobbiamo ritenere, come regola generale, che sia tuttora in azione; e ciò appunto si verifica, se le varietà sono specie incipienti. Inoltre le specie dei generi più ricchi, che contengono un numero maggiore di varietà o specie incipienti, conservano fino ad un certo grado il carattere di varietà; perchè esse differiscono fra loro per un insieme di differenze minore di quello che esiste fra le specie dei generi più scarsi. Anche le specie strettamente affini dei generi più grandi hanno in apparenza un’estensione più limitata, e nelle loro  affinità sono raccolte in piccoli gruppi intorno ad altre specie, – rispetto alle quali esse rassomigliano alle varietà. Queste relazioni sono strane, se si crede che ogni specie sia stata creata indipendentemente, ma divengono chiare se tutte le specie siano già esistite quali varietà.

Siccome ogni specie tende ad aumentare straordinariamente per la sua riproduzione in ragione geometrica, e siccome i discendenti modificati di ogni specie si moltiplicheranno tanto più, quanto diversificheranno maggiormente nelle abitudini e nella struttura, e diverranno atti ad occupare molti posti, affatto differenti, nell’economia della natura; vi sarà nell’elezione naturale una tendenza costante di preservare la prole più divergente di ogni specie. Perciò, durante un corso prolungato di modificazioni, le piccole differenze caratteristiche delle varietà di una medesima specie tenderanno ad aumentare, fino a divenire le differenze più grandi che caratterizzano le specie del medesimo genere. Le varietà nuove e perfezionate soppianteranno inevitabilmente e distruggeranno quelle

meno perfette ed intermedie; e così le specie diveranno oggetti meglio definiti e distinti. Le specie dominanti, appartenenti ai gruppi più ricchi in ogni classe, tenderanno a dare origine a nuove forme dominanti; per modo che ogni gruppo grande tenderà a farsi sempre maggiore e simultaneamente più divergente nel carattere. Ma tutti i gruppi non possono riuscire ugualmente ad estendersi in questo modo, perchè il mondo non potrebbe contenerli, e per conseguenza i gruppi più dominanti abbattono i meno dominanti. Questa tendenza nei gruppi più ricchi di espandersi e divergere nel carattere, congiunta colla conseguenza quasi immancabile di molte estinzioni, spiega la disposizione di tutte le forme della vita in gruppi subordinati ad altri gruppi, tutti in poche grandi classi che prevalsero in ogni tempo. Questo grande fatto della classificazione dei gruppi di tutti gli esseri organizzati è affatto inesplicabile secondo la teoria delle creazioni. Siccome l’elezione naturale agisce soltanto accumulando delle variazioni piccole, successive e favorevoli, non può produrre modificazioni grandi od improvvise; essa non può operare che per 271

gradi molto brevi e molto lenti. Perciò il canone Natura non facit saltum, che viene confermato da ogni nuova conquista della nostra scienza, s’intende facilmente secondo questa teoria. Noi possiamo inoltre comprendere perchè in natura lo stesso scopo generale sia raggiunto con una infinita varietà di mezzi, imperocchè ogni particolarità, acquistata che sia, è per lungo tempo trasmessa per eredità, e le strutture in varia guisa modificate devono essere adottate allo stesso scopo generale. In breve, noi comprendiamo perché la natura sia prodiga di varietà, sebbene parca d’innovazioni. Ma niuno potrebbe spiegare come questa sia una legge di natura, nell’ipotesi che ogni specie sia stata creata indipendentemente.”

Cap XIV pp. 545-546

“È cosa molto interessante il contemplare una spiaggia ridente, coperta di molte piante d’ogni sorta, cogli uccelli che cantano nei cespugli, con diversi insetti che ronzano da ogni parte e coi vermi che strisciano sull’umido terreno: ed il considerare che queste forme elaborate con tanta maestria, tanto differenti fra loro e dipendenti l’una dall’altra, in maniera così complicata, furono tutte prodotte per effetto delle leggi che agiscono continuamente intorno a noi. Queste leggi, prese nel senso più largo, sono: lo Sviluppo colla Riproduzione; l’Eredità che è quasi implicitamente compresa nella Riproduzione; la Variabilità derivante dall’azione diretta e indiretta delle condizioni esterne della vita e dall’uso o dal non-uso; la legge di Moltiplicazione in una proporzione tanto forte

da rendere necessaria una Lotta per l’Esistenza, dalla quale deriva l’Elezione naturale, la quale richiede la Divergenza del Carattere e l’Estinzione delle forme meno perfezionate. Così dalla guerra della natura, dalla carestia e dalla morte segue direttamente l’effetto più stupendo che possiamo concepire, cioè la produzione degli animali più elevati. Vi ha certamente del grandioso in queste considerazioni sulla vita e sulle varie facoltà di essa, che furono in origine impresse dal Creatore in poche forme od anche in una sola; e nel pensare che, mentre il nostro pianeta si aggirò nella sua orbita, obbedendo alla legge immutabile della gravità, si svilupparono da un principio tanto semplice, e si sviluppano ancora infinite forme, vieppiù belle e meravigliose.”

Cap- XIV pp-561-562

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