CESARE SCRIVE A CICERONE CESARE IN CICERONE

CESARE SCRIVE A CICERONE CESARE IN CICERONE

Nell’epistolario di Cicerone ad Attico viene riportata questa lettera di Cesare, in cui il grande condottiero invita l’oratore a tenersi lontano dal conflitto civile che sta per insanguinare Roma.

Etsi te nihil temere, nihil imprudenter facturum iudicaram, tamen, permotus hominum fama, scribendum ad te existimavi et pro nostra benevolentia petendum ne quo progredereris proclinata iam re quo integra etiam progrediendum tibi non existimasses. Namque et amicitiae graviorem iniuriam feceris et tibi minus commode consulueris, si non fortunae obsecutus videberis (omnia enim secundissima nobis, adversissima illis accidisse videntur), nec causam secutus (eadem enim tum fuit cum ab eorum consiliis abesse iudicasti), sed meum aliquod factum condemnavisse; quo mihi gravius abs te nihil accidere potest. Quod ne facias pro iure nostrae amicitiae a te peto. Postremo, quid viro bono et quieto et bono civi magis convenit quam abesse a civilibus controversiis? Quod non nulli cum probarent, periculi causa sequi non potuerunt; tu, explorato et vitae meae testimonio et amicitiae iudicio, neque tutius neque honestius reperies quicquam quam ab omni contentione abesse.

Cesare in Cicerone, Ad Attico 10. 8b. 1-2


TRADUZIONE

Benchè (io) sappia1 che tu non farai nulla avventatamente, nulla imprudentemente, tuttavia, spinto dalle dicerie della gente2, ho ritenuto di doverti scrivere e chiedere, in nome del nostro affetto, di non procedere, (ora che) la situazione (è) ormai avviata alla soluzione, in una direzione verso la quale non avevi giudicato di dover procedere nemmeno quando la situazione era stabile3. Recherai infatti una più grave offesa alla (nostra) amicizia, e provvederai meno bene a te stesso, se sembrerà che (tu) non ti sia piegato alla sorte – è chiaro infatti che tutto è accaduto in modo molto favorevole per noi (e) in modo molto sfavorevole4 per loro – e che (tu) non abbia seguito una causa – era infatti la stessa allora, quando giudicasti di tenerti lontano dai loro progetti -, ma abbia condannato qualche mia azione; e da parte tua non mi potrebbe capitare nulla di più grave di questo. Ti chiedo (dunque), per i diritti della nostra amicizia, di non fare ciò. Infine, che cosa conviene di più ad un uomo virtuoso, tranquillo e buon cittadino, che tenersi lontano dalle discordie civili? Parecchi, pur essendo d’accordo su ciò, non poterono metterlo in pratica per (timore di) un pericolo; (ma) tu, rassicurato sia dalla testimonianza della mia vita, sia dal giudizio sulla5 (mia) amicizia, non troverai nulla di più sicuro né di più dignitoso che tenerti lontano da ogni contesa.