CESARE PAVESE L’isola da Dialoghi con Leucò

CESARE PAVESE L’isola da Dialoghi con Leucò

Parlano Calipso e Odisseo


CALIPSO Ecco, primo ero morta, ora lo so. Non restava di me su quest’isola che la voce del mare e del vento. Oh non era un patire. Dormivo. Ma da quando sei giunto hai portato un’altr’isola in te.

ODISSEO Da troppo tempo la cerco. Tu non sai quel che sia avvistare una terra e socchiudere gli ochhi ogni volta per illudersi. Io non posso accettare e tacere.

CALIPSO Eppure, Odisseo, voi uomini dite che ritrovare quel che si è perduto è sempre un male. Il passato non torna. Nulla regge all’andare del tempo. Tu che hai visto l’Oceano, i mostri e l’Eliso, potrai ancora riconoscere le case, le tue case?

ODISSEO Tu stessa hai detto che porto l’isola in me.

CALIPSO Oh mutata, perduta, in silenzio. L’eco di un mare tra gli scogli o un po’ di fumo. Con te nessuno potrà condividerla. Le case saranno come il viso di un vecchio. Le tue parole avranno un senso altro dal loro. Sarai più solo che nel mare.

ODISSEO Saprò almeno che devo fermarmi.

CALIPSO Non vale la pena, Odisseo. Chi non si ferma adesso, subito, non si ferma mai più. Quello che fai, lo farai sempre. Devi rompere una volta il destino, devi uscire di strada e lasciarti affondare nel tempo…

ODISSEO Non sono immortale.

CALIPSO Lo sarai, se mi ascolti. Che cos’è la vita eterna se non accettare l’istante che viene e l’istante che va? L’ebbrezza, il piacere, la morte, non hanno altro scopo. Che cos’è stato finora il tuo errare inquieto?

ODISSEO Se lo sapessi avrei già smesso. Ma tu dimentichi qualcosa.

CALIPSO Dimmi.

ODISSEO Quello che cerco l’ho nel cuore, come te.