cartesio ricerca in breve

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CARTESIO RIASSUNTO BREVE

FONTE:https://trucheck.it/filosofia/7426-cartesio.html


René Descartes (il cui nome verrà poi latinizzato in Cartesius, da cui deriva il nostro Cartesio) nasce a La Haye en Touraine il 31 marzo 1596, da una famiglia della piccola nobiltà del luogo. Perduta la madre a solo un anno ed essendo il padre spesso assente, René cresce con la nonna materna e una nutrice, ricevendo la prima istruzione da un precettore privato. Un primo passo importante nella vita di quello che sarà il principale esponente del razionalismo secentesco è l’ingresso, attorno al 1605, al prestigioso collegio gesuitico di La Flèche, dove prevale l’orientamento della Scolastica. Gli studi cartesiani si completano nel 1616, a Poitiers, dove egli ottiene il titolo di bacceliere – consistente all’epoca al grado inferiore della formazione accademica – e la licenza per esercitare il diritto.

Ne “Il discorso sul metodo”, Cartesio sottolinea che tutti gli uomini sono potenzialmente predisposti al raggiungimento della verità, in quanto dotati di ragione, con la quale si può discernere il vero dal falso; la diversità di opinioni e il mancato raggiungimento di essa dipende dall’applicazione erronea dell’intelligenza: per la conquista della verità è, quindi, necessario un metodo ineccepibile e rigoroso. La corretta applicazione delle capacità intellettive conduce l’uomo a conoscenze utili per il progresso civile e materiale e quindi al bene dell’umanità.
Per svolgere in modo esatto e ordinato un ragionamento è necessario definire le caratteristiche del metodo.

Cartesio considerava la matematica e la geometria delle discipline aventi un metodo rigoroso poiché trattano oggetti chiari e distinti; fece proprie del metodo filosofico tali proprietà, ritenendo che la ragione dovesse procedere solo sulla base di oggetti intuiti con chiarezza ed evidenza, e giunse alla formulazione di quattro regole:
– La regola dell’evidenza, che prevede l’accettazione solo di ciò che è possibile intuire con chiarezza e distinzione, senza confusione, e che quindi può essere attendibile come verità (con questa regola condanna i giudizi affrettati tipici dell’umanità e il principio di autorità). Per chiarezza si intende un’idea che è possibile intuire in modo vivido e immediato, per distinzione s’intende un’idea che è definita in se stessa.
– La regola dell’analisi, che prevede la separazione dei problemi in parti elementari, analizzandole singolarmente e non nell’insieme
– La regola della sintesi, che prevede la rielaborazione delle parti analizzate, le quali vengono correlate tra loro
– La regola dell’enumerazione, secondo la quale, terminata la procedura è necessario ricontrollare i singoli passaggi per verificarne la correttezza.
Il metodo è, quindi, un processo conoscitivo definito ed organizzato, con il quale si ordinano le idee e si procede verso la verità, questo strumento però non è in grado di garantire da solo la certezza delle nostre idee. Per ricercare il fondamento del sapere, Cartesio mette in atto la prima regola del metodo, secondo la quale bisogna dubitare di tutto ciò che non ci appare in modo chiaro e distinto, mettendo in discussione ogni cosa che possa presentarsi anche minimamente incerta.
La discussione sistematica delle conoscenze viene definita dubbio metodico, Cartesio infatti mette in dubbio:
I sensi : non possiamo affidarci a loro perché nulla potrebbe essere come lo percepiamo poiché talvolta essi ingannano,
I ragionamenti: gli uomini si ingannano ragionando quindi nessun ragionamento può essere ammesso perché potrebbe essere erroneo
La realtà: siccome i pensieri che si hanno da svegli giungono alla mente anche nel sonno, nulla si può considerare più di un’illusione onirica.

Tuttavia ci sono delle discipline, quali la matematica e la geometria che possono essere considerate attendibili sia nei sogni sia nella realtà, tuttavia anche se appaiono in modo chiaro ed evidente potrebbero essere frutto di un genio maligno che vuole ingannarci.
Cartesio giunge a dubitare di tutto, estendendo il dubbio ad ogni cosa e dandogli le caratteristiche dell’universalità (dubbio iperbolico).
L’unica certezza che il dubbio non può demolire è quella dell’esistenza del soggetto pensante nel momento in cui pensa e produce un pensiero: dubitare significa pensare,se si produce un pensiero si può affermare la propria esistenza; da qui, il perno del processo filosofico cartesiano: “Cogito ergo sum”.
Il cogito non è frutto di un ragionamento sillogistico aristotelico che parte da premesse, bensì un’intuizione chiara e immediata con la quale si percepisce come certezza la propria esistenza in qualità di essere pensante. John Cottigham tradusse il cogito in lingua inglese con il presente progressivo “I’m thinking”, “sto pensando quindi sono”, si ha il carattere dell’esistenza solo nel momento in cui si produce un pensiero e, quindi, si ha la certezza di esistere per tanto tempo quanto quello in cui si pensa.
La prima certezza della sua indagine filosofica, il cogito, afferma l’esistenza del pensiero e dell’essere pensante ma non può garantire quella dell’oggetto del pensiero.
Il soggetto pensante può, inoltre, esser certo dell’esistenza delle idee, oggetto del pensiero, ma non può della loro veridicità e dell’esistenza nella realtà di ciò che rappresentano.
Per Cartesio le idee sono intimamente connesse alla mente (non come per Platone) e possono essere distinte in tre categorie:
– Le idee avventizie, le quali pervengono dall’esterno, per mezzo dei sensi,
– Le idee fittizie, frutto di una propria costruzione personale,
– Le idee innate, che appaiono come intrinseche in noi in quanto non derivanti dall’esterno e da proprie costruzioni.
Per comprendere se le idee corrispondono a una realtà esterna, bisogna capirne le cause attraverso il principio per il quale l’effetto non può essere più grande della causa, e non può contenere maggiore perfezione. Le idee avventizie e fittizie non riguardano nulla di così perfetto da non poter essere frutto della creazione umana, non sono quindi riscontrabili nella realtà. Per quel che riguarda le idee innate e, in particolar modo l’idea di Dio, non si può fare lo stesso ragionamento: Dio è definito come sostanza perfetta, immutabile, infinita ed eterna, caratteristiche improprie dell’essere umano che non potrebbe, quindi, esserne la causa.
Per provare l’esistenza di Dio :
L’argomentazione del “marchio di fabbricazione”: l’impossibilità dell’uomo di essere causa di Dio è prova dell’esistenza di quest’ultimo, egli ha creato l’uomo e ha impresso in lui idee che non rispecchiano le sue caratteristiche.
Seconda argomentazione: l’uomo, essere finito, se fosse la causa di se stesso si sarebbe creato come essere perfetto, caratteristica che non ha sebbene ne possegga l’idea; l’unica spiegazione plausibili è che l’esistenza umana debba essere rintracciata in Dio, il quale ha creato l’uomo finito e ha posto in lui l’idea di perfezione.
Terza Prova: è di carattere ontologico, già elaborata da Anselmo d’Aosta, Dio esiste in quanto essere perfetto e, avendo l’idea della perfezione di Dio, dobbiamo ammetterne necessariamente l’esistenza, essa non può essere separata dall’essenza di Dio, in quanto la sua natura implica necessariamente tale caratteristica: non si potrebbe considerare perfetto se non esistesse.
Con la consapevolezza dell’esistenza di Dio, Cartesio raggiunge una seconda certezza che affianca al cogito.
– Primo passaggio Dio, essere perfetto, è anche infinitamente buono, è quindi impossibile che inganni l’uomo, sua creatura che ha dotato di ragione.
– Secondo passaggio Avendo egli donato all’uomo la facoltà di distinguere il vero dal falso, ciò che si presenta come vero in modo chiaro e distinto deve essere considerato tale.
– Terzo passaggio la nostra capacità conoscitiva è attendibile ma l’errore esiste, esso non è riconducibile all’intelletto donatoci da Dio, bensì alla nostra volontà capace di ingannare l’intelletto stesso; per evitare gli sbagli è necessario sottomettere la volontà alla regola dell’evidenza e limitare i giudizi alla sfera matematica e a quegli aspetti comprensibili in modo chiaro e distinto.
La certezza e la verità di ogni cosa che era stata messa in dubbio in precedenza, dipende dal presupposto dell’esistenza Dio.
Dio assume il ruolo di garante della facoltà conoscitiva e razionale dell’uomo, questo permette a Cartesio di giungere ad una terza verità: l’uomo può ritenere esistente le cose fisiche che percepisce con evidenza e chiarezza, questo tipo di conoscenza, però, non può basarsi solo sulle proprietà percepite mediante i sensi, è opportuno valutare le qualità oggettive delle cose, che si riferiscono all’estensione nello spazio, rex estensa.


L’universo è formato da materia, rex estensa in contrapposizione con la rex cogitans, avendo tutto un’estensione Cartesio giunge alla negazione del vuoto. La materia esiste ed è uniforme ed impenetrabile, illimitata e indefinita. Il movimento dei corpi permette la varietà e l’articolazione dell’universo, essi si muovono a velocità differenti e incontrandosi tra loro si frantumano in particelle infinitamente divisibili in parti sempre più piccole. La fisica cartesiana è un sistema meccanicistico che si rifà ad una visione ordinata e stabile del mondo che esclude la presenza di altre forze se non quella del moto e della trasmissione di esso.
Il movimento è regolato da tre leggi:
La legge di inerzia secondo la quale lo stato di un corpo di conserva in modo immutato fino a quanto non urta un altro corpo.
La legge del moto rettilineo secondo la quale i corpi dotati di movimento seguono una linea retta.
La legge della conservazione della quantità complessiva del moto, per la quale il moto che un corpo trasmette ad un altro durante un urto è pari alla quantità di moto che perde.
Questi principi però non bastano, secondo Cartesio, per spiegare un oggetto tanto complesso come la natura, per offrire una spiegazione più dettagliata è opportuno ricorrere agli esperimenti, con interesse verso le esperienze e l’osservazione dei fenomeni.
La fisica cartesiana, infine, abbandona l’idea finalistica, affermando che la natura è priva di ogni fine e governata dalle leggi della materia estesa e del moto, essa è costituita dalle qualità oggettive; le qualità soggettive di qui si investono i corpi non sono relative al mondo fisico ma alla soggettività dell’individuo.
La res cogitans è dunque il fondamento di ogni certezza, ha esistenza propria ed è distinta dal corpo, si contrappone la res extensa, la materia, che comprende anche il corpo, ha natura differente dall’anima, emerge il dualismo cartesiano: il pensiero è indipendente dai processi fisiologici. L’anima pensa sempre siccome il pensiero è l’essenza dell’anima, ciò che, invece, avviene nel corpo è frutto di leggi meccaniche, e non dipende dalla coscienza. L’uomo essendo dotato di pensiero non è considerabile come un corpo-macchina, cosa che può accadere nei confronti degli animali, per questo motivo animali e macchine agiscono in modo meccanicistico mentre gli uomini sono dotati di libertà.
Cartesio comunque dovette cercare una soluzione al dualismo, in modo da ammettere una relazione tra corpo e anima, individuò in una zona del cervello, la ghiandola pineale, unica componente non divisa simmetricamente, il punto di interazione tra mente e corpo.


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