CARO PICCOLO INSETTO PARAFRASI

CARO PICCOLO INSETTO PARAFRASI

CARO PICCOLO INSETTO PARAFRASI


di Eugenio Montale
da Satura
Mondadori, Milano, 1971

Caro piccolo insetto
che chiamavano mosca non so perché,
stasera quasi al buio
mentre leggevo il Deuteroisaia
sei ricomparsa accanto a me,
ma non avevi occhiali,
non potevi vedermi
né potevo io senza quel luccichio
riconoscere te nella foschia.


Intenzione comunicativa

Il caro piccolo insetto del titolo è la mosca. Non è che al poeta riesca particolarmente caro tale insetto, normalmente fastidioso. Qui il poeta si riferisce alla moglie Drusilla Tanzi (il cui soprannome era “mosca” di cui avverte, fortissima, l’assenza dopo la morte, avvenuta nel 1963.

Parafrasi interpretativa

Mia cara moglie, piccolo insetto, che gli altri non so perché chiamavano mosca, questa sera, mentre, quasi al buio, leggevo un libro del Vecchio Testamento, il Deuteroisaia, sei ricomparsa accanto a me, ma non potevi vedermi perché non portavi gli occhiali, né io potevo vederti senza il luccichio degli occhiali nella penombra della stanza.

Analisi del testo

Il testo è composto da un unico periodo ma può essere divisa in due parti. Nella prima, il poeta, impegnato a leggere il Deuteroisaia, avverte la presenza della moglie. L’atmosfera è di solitudine: il poeta è solo nella stanza e legge quasi al buio. Nella seconda parte la solitudine del poeta emerge con forza ancora maggiore. Egli sente che una barriera invisibile lo separa dalla moglie e dal colloquio con essa. Ella non può vederlo perché è senza occhiali e il poeta non può vederla perchè non c’è il luccichio delle lenti che gli permetta, come quando era in vita, di riconoscerla nella penombra della sera. Rimane quindi solo nella foschia, nel buio dell’esistenza, sperduto senza la guida della moglie, che chiamavano “mosca” e il poeta ancora si chiede perché.