CARLO GOLDONI IL PENSIERO E LA RIFORMA TEATRALE GOLDONI
Anche se non è un illuminista come Cesare Beccaria e Pietro Verri, comunque vive in quel periodo storico per cui viene influenzato. Lui ha fiducia in una convivenza libera, aperta tra gli uomini e s’ispira alla ragione, alla natura, all’empatia nei confronti della vita. I modi sprezzanti dei nobili vengono da lui rifiutati per cui lo porta a abbracciare un’uguaglianza primitiva tra gli uomini.
Nella vita reale Goldoni però è per un ordine gerarchico delle classi sociali e spera in una convivenza pacifica tra i vari ceti.
Ognuno ha una propria funzione nella società. Nel teatro invece rifiuta la commedia dell’arte e gli attori che recitano indossando le maschere come Pantalone,Brighella e Arlecchino.
Sono personaggi che improvvisano le battute rifacendosi a un canovaccio con indicazioni sulle
azioni, sugli intrecci, senza basarsi su un testo scritto per intero.
Ha un atteggiamento critico verso questo tipo di teatro, ormai superato, vuole scrivere, far rappresentare testi che funzionino sul palcoscenico e che riflettono la società del tempo.
Egli rifiuta i tipi umani, astratti e fissi come per esempio l’avaro geloso,il bugiardo che sono presenti nel teatro classico della commedia dell’arte. Si rifà a persone concrete che non si ripetono,
hanno una propria individualità, delle proprie caratteristiche così come nella realtà; per cui i caratteri dei personaggi sono infiniti.
Essi hanno modi diversi di essere avari, gelosi, bugiardi. Queste diversità delle persone dipendono dagli individui e dagli ambienti da cui derivano. Goldoni vuole rispecchiare la società borghese moderna e il suo individualismo e il suo egoismo.
L’opera teatrale di Goldoni è anche influenzata dallo spazio in cui si trova a lavorare ossia Venezia che era affermata come una città con una solida classe borghese. La borghesia veneziana vuole
rivendicare la visione della vita basata sul profitto che si ottiene con il lavoro invece di opporsi a una classe nobile basata sulla rendita.
Nasce quindi una commedia realistica, con un insegnamento morale. Egli infatti inserisce la commedia nelle immagini della vita comune. Il fine è quello comunque di interpretare la psicologia dei personaggi e coglierne quelli che sono le caratteristiche, denunciare i vizi del tempo. Egli incontra diversi ostacoli e difficoltà nel mettere in atto questa riforma del teatro che però gradualmente riesce ad ottenere il proprio successo, a vincere sulle resistenze del pubblico,dell’impresario, degli attori.
All’inizio Goldoni scrive solo la parte del protagonista più tardi, in altre commedie egli scrive le parti di tutti gli attori.
La presenza delle maschere è eliminata con gradualità. Nelle prime opere, anche se presenti, Goldoni le trasforma dall’interno, nel senso che la maschera inizia a essere carattere individuale dei personaggi.
Grazie a questa gradualità, applica la riforma al pubblico, fa vedere in scena gli aspetti della vita quotidiana per cui ritrova nei valori la concezione della vita fondata sulla ragione, sul buon senso,sulla fedeltà alla natura.Il mondo che si riflette nella commedia di Goldoni è quello della società Veneziana contemporanea
che è governata ancora da nobili e si sta formando il ceto borghese che si è arricchito grazie all’abilità di mercanti nel commercio.
Egli riporta nelle sue opere anche la polemica nei confronti della nobiltà. Infatti “Nella buona moglie”, “Nella putta onorata” e in altri testi, egli critica la mentalità chiusa dei nobili e la loro idea di campare soltanto di rendita, mentre salta l’intelligenza e la determinazione della borghesia che cerca di arricchirsi e fare profitto con il proprio lavoro.
La seconda fase della sua attività teatrale si svolge presso il teatro San Luca. E’ un periodo di di rottura con il pubblico. Dopo essere stato accolto con favore, lo stesso pubblico preferisce successivamente un teatro più fantasioso. Hanno molto successo Pietro Chiari e il teatro fiabesco di Carlo Gozzi. Goldoni quindi in parte cerca di assecondare le richieste del pubblico, in fondo però continua a lavorare su quella che è la sua riforma.
Intorno agli anni del 1760 Goldoni realizza i suoi testi più maturi. In questa parte la borghesia Veneziana entra in crisi perché Venezia perde i possedimenti d’Oltremare e i commerci. Il mercante cerca di difendere il proprio interesse. Goldoni perciò descrive la borghesia di questo periodo come attaccata al denaro e di mentalità chiusa con poche vedute mentre esalta i giovani e le donne come portatori di idee più aperte e sociali.
Questi temi sono riportati nelle sue opere.
Nelle “Baruffe chiozzotte” invece descrive la vita dei pescatori di Chioggia.
Il popolo, ovvero la gente più povera, per lo scrittore, conserva sentimenti spontanei e ha una capacità di relazionarsi a livello sociale che la società borghese di Venezia invece ha perso.
Nell’ultimo periodo scrive le memorie e ripercorre le tappe della sua carriera teatrale.