CARLO COLLODI VITA E OPERE

CARLO COLLODI VITA E OPERE

CARLO COLLODI VITA E OPERE

Vita e Opere:

  • Carlo Collodi (Carlo Lorenzini) nacque a Firenze il 24 novembre 1826. La madre e il padre lavoravano presso l’illustre casato toscano dei Garzoni e in seguito per la famiglia Ginori.
  • Primogenito di una numerosa e sventurata famiglia nonostante il carattere vivace, inquieto e insubordinato, viene avviato agli studi ecclesiastici grazie all’aiuto della famiglia Garzoni.
  • Nel 1843 inizia a lavorare come commesso nella libreria Piatti di Firenze in seguito diventa redattore e comincia a scrivere.
  • Nel 1848, partecipa come volontario alla prima Guerra d’Indipendenza nelle file dei mazziniani.
  • Nell’estate dello stesso anno fonda il quotidiano di satira politica Il Lampione, ben presto soppresso dalla censura e riaperto undici anni dopo.
  • Nel 1853 fonda un nuovo periodico: Scaramuccia, un giornale teatrale su cui scrisse piccole commedie.
  • Nel 1856 scrive le sue prime opere importanti: il libro “Un romanzo in vapore“, “Gli amici di casa”, “Da Firenze a Livorno” e “Guida storico-umoristica”.
  • Nel 1859, spinto da ideali patriottici, partecipa alla seconda Guerra d’Indipendenza
  • Collabora, fino al 1875, a numerosi giornali, scrive romanzi e drammi teatrali, nessuno dei quali però ottiene molto successo.
  • Nel 1876 pubblica il primo testo dedicato all’infanzia: “I racconti delle fate“, splendide traduzioni di fiabe francesi, tra le quali quelle di Perrault, commissionate dalla libreria editrice Paggi.
  • Da allora, Collodi si cimenta nel genere della letteratura infantile, con la realizzazione di “Giannettino” (1877), una raccolta di racconti pedagogici in sette volumi, e “Minuzzolo” (1878).
  • La vera notorietà di Collodi arriva con la pubblicazione del romanzo “Le avventure di Pinocchio“, storia del burattino più famoso del mondo. Pubblicato inizialmente a puntate, a partire dal 7 luglio 1881, sul “Giornale per i bambini” di Ferdinando Martini, con il titolo di “Storia di un burattino“, esce integralmente nel 1883 con l’editore Felice Paggi di Firenze. L’opera è stata pubblicata in 187 edizioni e tradotta in 260 lingue o dialetti.
  • Altre opere sono: “Occhi e Nasi” (1881), “Storie Allegre” (1887), “Note Gaie” (1892) e “Divagazioni critico-umoristiche” (1892)
  • Prima di aver goduto del meritato successo, Carlo Collodi muore, improvvisamente, il 26 ottobre 1890 a Firenze.
  • Carlo Collodi era un uomo lunatico e bizzarro, con un’indole monella e ribelle che sfogava nella satira e nell’ironia il risentimento per un’unità nazionale tanto desiderata ma che non lo soddisfaceva. Aveva una duplice personalità: detestava la folla e il chiasso ma scriveva opere teatrali, riuscì a trovare tranquillità soltanto in età matura, dedicandosi all’ambiente incantato della fiaba.

Le avventure di Pinocchio:

Il romanzo ha come protagonista Pinocchio, un burattino umanizzato al centro di numerose avventure che ha la tendenza a nascondersi dietro facili menzogne, in seguito alle quali gli si allunga il naso, vicende riportate più volte in ambito teatrale o cinematografico che hanno portato alla notevolissima diffusione della storia.

L’aspetto cupo di Pinocchio: Nonostante oggi si consideri Pinocchio come una delle principali fiabe della tradizione, pare che Collodi non avesse l’intenzione di farne un racconto per l’infanzia. Infatti la prima versione si concludeva con la morte del burattino impiccato per i suoi innumerevoli errori, ma le proteste dei lettori de “il giornale dei bambini” indussero l’autore a proseguire il racconto che si conclude con la vicenda del burattino che si trasforma in bambino in carne ed ossa. L’iniziale intenzione dell’autore può trovare spiegazione considerando il fatto che la letteratura per ragazzi dell’Ottocento cominciava a manifestare interesse verso opere di tono triste e cupo, come quelle di Dickens che narrava delle tristi vicende di un bambino durante la rivoluzione industriale. Inoltre non va dimenticata l’influenza per il tenebroso e l’orrido del romanzo gotico intrecciatosi con il recupero dei fratelli Grimm delle favole della tradizione popolare. Dunque non è strano ritrovare tratti di crudeltà e cattiveria anche nell’opera di Collodi, visto che nessun autore scriveva realmente per il pubblico infantile, piuttosto scriveva ciò che gli suggeriva la sua ideologia pedagogica. Alcuni considerano Pinocchio piuttosto che una favola per ragazzi un’allegoria della società moderna combattuta tra l’essere rispettabili e agire istintivamente, in un periodo, fine Ottocento che riponeva molta attenzione all’essere formali.

La satira: Il romanzo presenta inoltre tratti ironici e satirici nei confronti di alcune contraddizioni ed inadeguatezze dell’educazione, delle maniere e dell’istruzione Ottocentesche.

La morale: Il mondo di Pinocchio è avvolto in un’atmosfera magica ma è regolato da una morale del tutto concreta: per lasciarsi alle spalle il limbo dell’infanzia, dove l’individuo è un burattino in balìa degli eventi, bisogna comportarsi bene, anche se questo comporta una riduzione del divertimento e al raggiungimento di una maggiore serietà. Si tratta di una morale adatta per educare i neo-italiani al senso nazionale che anche grazie a quest’opera si dotano di una lingua comune.

Pinocchio e i proverbi : A testimonianza dell’enorme diffusione del romanzo sta il fatto che molti concetti e situazioni espresse nel libro sono diventati motti proverbiali e luoghi comuni usati frequentemente non solo in Italia: per esempio il naso lungo per chi dice le bugie o il paese dei balocchi. Molti dei personaggi sono divenuti modelli umani tipici come “il gatto e la volpe” per indicare una coppia di amici poco affidabile, “un lucignolo” per indicare un ragazzo ribelle e scapestrato, “un grillo parlante” per indicare chi si ostina a dare consigli pur restando inascoltato.

Lo stile: Il racconto si presenta in una forma innovativa e moderna, il linguaggio usato è colloquiale, con un italiano popolarizzato e con frequente ricorso a motti proverbiali e ai fiorentinismi quali: “non ne ho punto voglia”, “grullerello”, “costì”, “gli è”, “il mi’ caro”, “il tu’ babbo”, “colla”.

Il successo dell’opera: Inizialmente l’opera venne sconsigliata ai ragazzi di buona famiglia dalla critica letteraria perbenista abituata a testi più borghesi, nonostante questo il romanzo ebbe poi un notevolissimo successo popolare.

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