Caratteristiche generali dell’illuminismo

Caratteristiche generali dell’illuminismo

L’illuminismo era certamente caratterizzato da una smisurata fiducia nella scienza e nel razionalismo (le verità potevano essere scoperte o attraverso il metodo induttivo o attraverso quello deduttivo).

L’uomo era identificato con la ragione. II soggetto era immaginato al pari di un io cartesiano. Ogni altro aspetto dell’uomo era messo da parte e bollato come superstizione o immaturità. Rousseau e Kant consideravano ogni uomo capace di divenire razionale con un’adeguata educazione.

Dio era immaginato come un grande orologiaio o un grande geometra,

Da queste tre assunzioni derivavano tre convinzioni molto importanti:

  1. tutte le domande autentiche sono suscettibili di risposta.
  2. Tutte le risposte sono conoscibili attraverso mezzi insegnabili ad altri. Possiamo cosi scoprire non solo le verità della natura fisica ma anche quelle della natura umana: cosa è giusto fare, cosa è il bene etc.
  3. Tutte le risposte sono compatibili tra loro. In breve non esiste una risposta che entri in contraddizione con un’altra. II mondo è un tutto coerente e razionale. (Ad es. Fraternità, uguaglianza e libertà sono credute essere compatibili)

L’estetica illuministica credeva che l’artista cogliesse nella natura forme ideali non perfettamente realizzate e le concretizzasse nella sua opera d’arte (Winckelmann).

Nel campo storico si dimostrava che nella maggior parte delle epoche gli uomini non mutavano modo di essere e stesse cause producevano stessi effètti. Si cercava di provare scientificamente quali fini – universalmente validi-inseguissero gli uomini e quali mezzi potessero realizzarli e quali invece no.

Gli illuministi credevano che l’umanità “stesse progredendo, stesse compiendo scoperte, distruggendo vecchi pregiudizi, la superstizione l’ignoranza e la crudeltà, e fosse ben avviata sulla strada verso la creazione di qualche tipo di scienza che avrebbe reso l’uomo felice, libero, virtuoso e giusto.”

  1. Alcuni illuministi misero in crisi alcune di queste credenze.

Montesquieu sostenne che gli uomini non erano affatto uguali: il loro carattere e temperamento dipende infatti dall’ambiente in cui vivono e dalla storia, del popolo cui appartengono. Gli uomini così non erano più considerati uguali gli uni agli altri e forse non esistevano leggi generali che indicassero comportamenti, usi, costumi e fini uguali per tutti.

 Hume mise in dubbio che il rapporto di causa ed effetto esistesse realmente, distruggendo le certe basi del sapere scientifico occidentale. Inoltre, mostrò che nessuno può essere certo (matematicamente certo) dell’esistenza, del mondo esterno: solo la fede fornisce questa sicurezza.

Kant sostenne che la ragione umana sottraeva l’uomo al rigido determinismo meccanicistico che caratterizzava la natura. L’uomo era nella sua essenza libertà e autodeterminazione.

Montesquieu era francese, Hume inglese, Kant era tedesco. Il romanticismo nacque però in Germania per diversi motivi.

  • La Germania era un paese frustrato politicamente ed economicamente, ciò spinse gli intellettuali ad un ripiegamento interiore già alimentato dal luteranesimo e dal pietismo. [1]LA Francia era vista come un temibile rivale, soprattutto dopo la rivoluzione francese. Il romanticismo tedesco diveniva una sorta di nemico dichiarato dell’illuminismo, prodotto tipicamente francese.
  • La rivoluzione francese era considerata un parto dell’illuminismo. Le nefandezze compiute dai rivoluzionari fecero comprendere che la ragione umana non era in grado di controllare gli eventi. Al di sotto dell’agire umano compariva adesso una forza molto più forte della razionalità, la volontà.

Al contrario dell’antistoricismo illuminista, Hamann ed Herder sostengono che: “Se vuoi davvero entrare in contatto con altri esseri umani, se vuoi realmente capire ogni gesto, ogni sfumatura, devi osservare i loro occhi, devi osservare il movimento delle loro labbra, devi udire le loro parole, devi intendere la loro scrittura; solo allora acquisterai una familiarità diretta con le fonti effettive della vita”. Un individuo è un uomo in quanto appartiene ad un gruppo che ha sviluppato una certa cultura. E ogni popolo ha diritto ad esplicare se stesso senza essere distratto dagli altri.

[1] il pietismo era una branca del luteranesimo e consisteva in un attento studio della Bibbia e in un profondo rispetto per il rapporto personale dell’uomo con Dio. L’accento batteva dunque sulla vita spirituale, mentre venivano disprezzati la dottrina, il rituale e la forma, come pure la pompa e le cerimonie, e si attribuiva un enorme importanza al rapporto individuale della singola anima umana sofferente con il suo fattore… Accade talvolta nella storia degli uomini che quando la via naturale all’appagamento è bloccata, gli individui si ritirino in se stessi, si occupino di se stessi, e si sforzino di creare nell’interiorità quel mondo che un destino maligno gli ha negato all’esterno”

Il pietismo porta molti tedeschi a considerare la ragione incapace di comprendere dio..

  1. Il credo romantico

Per molti romantici la natura, non aveva una struttura precisa. Essa era immaginata come un flusso creatore, imperscrutabile alla ragione scientifica che tenta di catalogare e classificare. Anche William Blake credeva che la natura non potesse essere segmentata in pezzi matematicamente esprimibili Ecco cosa scriveva: “E i loro figli piangevano/ E costruivano tombe in luoghi desolati,’- E composero Leggi di Prudenza e le chiamarono/ Le leggi Eterne di Dio.”

Dio è adesso immaginato come un poeta, un artista: che crea esprimendo se stesso. Tutta la natura porta i suoi mistici segni ed essendo egli infinito nessuno strumento umano è in grado di cogliere a pieno il significato. Il romantico rifiuta il concetto scientifico e si rifugia nel simbolo, segno di inesauribilità e infinitezza.

La natura non viene più considerata una totalità razionale che non presenta contraddizioni, ma un insieme di forze che divengono e spesso in aperto e totale dissidio tra loro. L’uomo ha però la possibilità di ergersi su essa e plasmarla. La natura fa resistenza all’eroe, ma egli deve lottare per imporre la propria volontà su di essa. La resistenza all’agire dell’io diventa la via attraverso cui l’io può provare a se stesso la propria esistenza (Streben), e una lotta impari che mostra però il valore dell’eroe. La natura cambia volto, adesso è considerata un organismo inesauribile ed oscuro, noi stessi ne facciamo parte e l’unico modo che abbiamo per entrare in relazione con essa è dedicarci a quel sacro fuoco della creazione che caratterizza il nostro io di artisti. La forza motrice della natura è anche dentro noi stessi. IL desiderio di afferrala e afferrarci è però inesauribile (Sehnsucht), un viaggio che non ci porterà mai alla meta, anzi, è solo il desiderio di mete irraggiungibili.

Mentre la ragione illuminista tendeva alla conoscenza di leggi generali e dunque, nelle scienze umane, non aveva attenzione per l’individuo, considerato elemento superfluo (si pensi a Linneo), i romantici e i loro antesignani (Hamann) sostengono che ciò che davvero esiste ed importa è l’individuo. Per i romantici si pensi  Klinger, Fichte etc. gli uomini non desiderano la pace, la fraternità, l’uguaglianza, ma desiderano dispiegare totalmente se stessi, creare fare agire e per poter ottenere questo sono disposti a lottare, uccidere, morire.

Il soggetto del romanticismo non è l’io cartesiano, ma un essere caratterizzato da sentimento, immaginazione da oscuri sentimenti che lui stesso neppure conosce, la sua essenza non è più la ragione ma la volontà di fare, di agire. Il romanticismo dà spazio agli impulsi irrazionali negati dalla cultura illuminista.   Si scopre e si rivaluta la dimensione dell’inconscio, dell’oscuro, del volere. Il genio è colui che sa aprire un varco e far parlare questa parte tenebrosa di se stesso. Già Diderot aveva inteso tutto questo: “Diffidate di coloro le cui tasche sono piene di esprit e che riversano questo spirito in ogni occasione e ovunque. Essi non hanno alcun demone dentro di sé, non sono tristi, né cupi, né malinconici, né taciturni. non sono mai goffi né stupidi. L’allodola, il fringuello, il fanello, il canarino cinguettano e pigolano per tutto il santo giorno, e al tramonto piegano il capo sotto l’ala, ed eccoli addormentati. E’ questo il momento in cui il genio pone la mano alla sua lampada e l’accende. E quest’uccello notturno, solitario, selvaggio, questa creatura non addomesticabile, con il suo tetro, malinconico piumaggio, apre la gola ed inizia il suo canto, fa risuonare i boschi e rompe il silenzio e le tenebre della notte.”

Gli individui non sono tutti uguali: vi sono geni e mediocri. Il romantico ha il culto del genio e il disprezzo per i mediocri. Il confronto tra loro è spesso senza alcuna soluzione (Si pensi  a i gemelli di Klinger, o ai Dolori del giovane Werther di Goethe).

Se l’arte illuminista è asettica, fredda e razionale, e non porta con sé alcuna caratteristica dell’autore, secondo molti romantici (Hamann, Klinger, Lenz etc.) essa è espressione diretta dell’autore e della sua individualità. L’artista esercita un atto di volontà attraverso il quale impone alla natura la sua impronta. Lenz: ”    L’azione è l’anima del mondo, non il piacere, non l’abbandono al sentimento, non l’abbandono ai ragionamento, ma soltanto l’azione; soltanto mediante l’azione uno diventa l’immagine di Dio, di quel Dio che crea incessantemente e incessantemente gioisce delle sue opere.”

Nel tirocinio di Wilhelm Meister le regole dell’arte sono spezzate. Il romanticismo si vanta di non poter schiacciare il genio con misere regole formali.

German Idealism http://www.iep.utm.edu/germidea/

German idealism is the name of a movement in German philosophy that began in the 1780s and lasted until the 1840s. The most famous representatives of this movement are Kant, Fichte, Schelling, and Hegel. While there are important differences between these figures, they all share a commitment to idealism. Kant’s transcendental idealism was a modest philosophical doctrine about the difference between appearances and things in themselves, which claimed that the objects of human cognition are appearances and not things in themselves. Fichte, Schelling, and Hegel radicalized this view, transforming Kant’s transcendental idealism into absolute idealism, which holds that things in themselves are a contradiction in terms, because a thing must be an object of our consciousness if it is to be an object at all.

German idealism is remarkable for its systematic treatment of all the major parts of philosophy, including logic, metaphysics and epistemology, moral and political philosophy, and aesthetics.  All of the representatives of German idealism thought these parts of philosophy would find a place in a general system of philosophy. Kant thought this system could be derived from a small set of interdependent principles. Fichte, Schelling, and Hegel were, again, more radical. Inspired by Karl Leonhard Reinhold, they attempted to derive all the different parts of philosophy from a single, first principle. This first principle came to be known as the absolute, because the absolute, or unconditional, must precede all the principles which are conditioned by the difference between one principle and another.

A definition from http://www.britannica.com/topic/idealism

Idealism, in philosophy, any view that stresses the central role of the ideal or the spiritual in the interpretation of experience. It may hold that the world or reality exists essentially as spirit or consciousness, that abstractions and laws are more fundamental in reality than sensory things, or, at least, that whatever exists is known in dimensions that are chiefly mental—through and as ideas.Thus, the two basic forms of idealism are metaphysical idealism, which asserts the ideality of reality, and epistemological idealism, which holds that in the knowledge process the mind can grasp only the psychic or that its objects are conditioned by their perceptibility. In its metaphysics, idealism is thus directly opposed to materialism—the view that the basic substance of the world is matter and that it is known primarily through and as material forms and processes. In its epistemology, it is opposed to realism, which holds that in human knowledge objects are grasped and seen as they really are—in their existence outside and independently of the mind.

As a philosophy often expressed in bold and expansive syntheses, idealism is also opposed to various restrictive forms of thought: to skepticism, with occasional exceptions, as in the work of the British Hegelian F.H. Bradley; to logical positivism, which stresses observable facts and relations and therefore spurns the speculative “pretensions” of every metaphysics; and sometimes to atheism, since the idealist sometimes extrapolates the concept of mind to embrace an infinite Mind. The essential orientation of idealism can be sensed through some of its typical tenets: “Truth is the whole, or the Absolute”; “to be is to be perceived”; “reality reveals its ultimate nature more faithfully in its highest qualities (mental) than in its lowest (material)”; “the Ego is both subject and object.”

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