CAPITOLO VI  L’INCONTRO TRA FRA CRISTOFORO E DON RODRIGO NEL PALAZZOTTO DI QUEST’ULTIMO

L’INCONTRO TRA FRA CRISTOFORO E DON RODRIGO NEL PALAZZOTTO DI QUEST’ULTIMO

CAPITOLO VI DEI PROMESSI SPOSI


– In che posso ubbidirla? – disse don Rodrigo, piantandosi in piedi nel mezzo della sala[1]. Il  suono delle parole era tale; ma il modo con cui eran proferite, voleva dir chiaramente: bada a chi sei davanti, pesa le parole, e sbrigati.

Per dar coraggio al nostro fra Cristoforo,[2] non c’era mezzo più sicuro e più spedito, che prenderlo con maniera arrogante. Egli che stava sospeso, cercando le parole, e facendo scorrere tra le dita le Ave marie della corona che teneva a cintola, come se in qualcheduna di quelle sperasse di trovare il suo esordio; a quel fare di don Rodrigo, si sentì subito venir sulle labbra più parole del bisogno. Ma pensando quanto importasse di non guastare i fatti suoi o, ciò ch’era assai più, i fatti altrui, corresse e temperò le frasi che gli si eran presentate alla mente, e disse, con guardinga umiltà: – Vengo a proporle un atto di giustizia, a pregarla d’una carità. Cert’uomini di mal affare[3] hanno messo innanzi il nome di vossignoria illustrissima, per far paura a un povero curato[4], e impedirgli di compire il suo dovere, e per soverchiare due innocenti. Lei può, con una parola, confonder coloro, restituire al diritto la sua forza, e sollevar quelli a cui è fatta una così crudel violenza. Lo può; e potendolo… la coscienza, l’onore…

– Lei mi parlerà della mia coscienza, quando verrò a confessarmi da lei. In quanto al mio onore, ha da sapere che il custode ne son io, e io solo; e che chiunque ardisce entrare a parte con me di questa cura, lo riguardo come il temerario che l’offende.

Fra Cristoforo, avvertito da queste parole che quel signore cercava di tirare al peggio le sue, per volgere il discorso in contesa, e non dargli luogo di venire alle strette, s’impegnò tanto più alla sofferenza, risolvette di mandar giù qualunque cosa piacesse all’altro di dire, e rispose subito, con un tono sommesso[5]: – Se ho detto cosa che le dispiaccia, è stato certamente contro la mia intenzione. Mi corregga pure, mi riprenda, se non so parlare come si conviene; ma si degni ascoltarmi. Per amor del cielo, per quel Dio, al cui cospetto dobbiam tutti comparire… – e, così dicendo, aveva preso tra le dita, e metteva davanti agli  occhi del suo accigliato[6] ascoltatore il teschietto di legno attaccato alla sua corona[7], – non s’ostini a negare una giustizia così facile, e così dovuta a de’ poverelli[8]. Pensi che Dio ha sempre gli occhi sopra di loro, e che le loro grida, i loro gemiti sono ascoltati lassù. L’innocenza è potente al suo…

– Eh, padre! – interruppe bruscamente don Rodrigo: – il rispetto ch’io porto al suo abito è grande: ma se qualche cosa potesse farmelo dimenticare, sarebbe il vederlo indosso a uno che ardisse di venire a farmi la spia in casa.

Questa parola fece venir le fiamme sul viso del frate: il quale però, col sembiante di chi inghiottisce una medicina molto amara, riprese: – Lei non crede che un tal titolo mi si convenga. Lei sente in cuor suo, che il passo ch’io fo ora qui, non è né vile né spregevole. M’ascolti, signor don Rodrigo; e voglia il cielo che non venga un giorno in cui si penta di non avermi ascoltato. Non voglia metter la sua gloria… qual gloria, signor don Rodrigo! qual gloria dinanzi agli uomini! E dinanzi a Dio! Lei può molto quaggiù; ma...[9]

– Sa lei, – disse don Rodrigo, interrompendo, con istizza, ma non senza qualche raccapriccio, – sa lei che, quando mi viene lo schiribizzo di sentire una predica, so benissimo andare in chiesa, come fanno gli altri? Ma in casa mia! Oh! – e continuò, con un sorriso forzato di scherno: – Lei mi tratta da più di quel che sono. Il predicatore in casa! Non l’hanno che i principi.

– E quel Dio che chiede conto ai principi della parola che fa loro sentire, nelle loro regge; quel Dio le usa ora un tratto di misericordia, mandando un suo ministro, indegno e miserabile, ma un suo ministro, a pregar per una innocente…

– In somma, padre, – disse don Rodrigo, facendo atto d’andarsene, – io non so quel che lei voglia dire: non capisco altro se non che ci dev’essere qualche fanciulla che le preme molto. Vada a far le sue confidenze a chi le piace; e non si prenda la libertà d’infastidir più a lungo un gentiluomo.

Al moversi di don Rodrigo, il nostro frate gli s’era messo davanti, ma con gran rispetto; e, alzate le mani, come per supplicare e per trattenerlo ad un punto, rispose ancora: – La mi preme, è vero, ma non più di lei; son due anime che, l’una e l’altra, mi premon più del mio sangue. Don Rodrigo! io non posso far altro per lei, che pregar Dio; ma lo farò ben di cuore. Non mi dica di no: non voglia tener nell’angoscia e nel terrore una povera innocente. Una parola di lei può far tutto[10].

– Ebbene, – disse don Rodrigo, – giacché lei crede ch’io possa far molto per questa persona; giacché questa persona le sta tanto a cuore…

– Ebbene? – riprese ansiosamente il padre Cristoforo, al quale l’atto e il contegno di don Rodrigo non permettevano d’abbandonarsi alla speranza che parevano annunziare quelle parole.

– Ebbene, la consigli di venire a mettersi sotto la mia protezione. Non le mancherà più nulla, e nessuno ardirà d’inquietarla, o ch’io non son cavaliere.[11]

A siffatta proposta, l’indegnazione del frate, rattenuta a stento fin allora, traboccò. Tutti que’ bei proponimenti di prudenza e di pazienza andarono in fumo: l’uomo vecchio si trovò d’accordo col nuovo; e, in que’ casi, fra Cristoforo valeva veramente per due.

– La vostra protezione! – esclamò, dando indietro due passi, postandosi fieramente sul piede destro, mettendo la destra sull’anca, alzando la sinistra con l’indice teso verso don Rodrigo, e piantandogli in faccia due occhi infiammati: – la vostra protezione! È meglio che abbiate parlato così, che abbiate fatta a me una tale proposta. Avete colmata la misura; e non vi temo più.

– Come parli, frate?…

– Parlo come si parla a chi è abbandonato da Dio, e non può più far paura. La vostra protezione! Sapevo bene che quella innocente è sotto la protezione di Dio; ma voi, voi me lo fate sentire ora, con tanta certezza, che non ho più bisogno di riguardi a parlarvene. Lucia, dico: vedete come io pronunzio questo nome con la fronte alta, e con gli occhi immobili. – Come! in questa casa…!

– Ho compassione di questa casa: la maledizione le sta sopra sospesa. State a vedere che la giustizia di Dio avrà riguardo a quattro pietre, e suggezione di quattro sgherri. Voi avete creduto che Dio abbia fatta una creatura a sua immagine, per darvi il piacere di tormentarla! Voi avete creduto che Dio non saprebbe difenderla! Voi avete disprezzato il suo avviso! Vi siete giudicato. Il cuore di Faraone era indurito quanto il vostro; e Dio ha saputo spezzarlo. Lucia è sicura da voi: ve lo dico io povero frate; e in quanto a voi, sentite bene quel ch’io vi prometto. Verrà un giorno…[12]


[1] Nota bene la prepotenza di Don Rodrigo che traspare anche dalla sua postura.

[2] Fra Cristoforo è un frate che non ha timore di affrontare Don Rodrigo pur di aiutare i promessi sposi, è l’opposto del pauroso Don Abbondio.

[3] Sono i bravi.

[4] Il povero curato è evidentemente Don Abbondio che era stato spaventato dai bravi.

[5] Frate Cristoforo ha capito che Don Rodrigo vuole litigare e si impone di rimanere calmo per non rovinare la sua missione.

[6] Accigliato: preoccupato, Don Rodrigo è preoccupato dalle parole del frate.

[7] Frate Cristoforo continua a parlare rigirando tra le dita un piccolo teschio di legno, ricordando  a Don Rodrigo che prima o poi tutti, una volta morti, dovremo comparire davanti a Dio.

[8] I Poverelli sono Renzo e Lucia.

[9] Frate Cristoforo avverte Don Rodrigo che farebbe meglio ad ascoltarlo (lasciando in pace Renzo e Lucia) perché potrebbe venire un giorno in cui si pentirà di non averlo fatto.

[10] Frate Cristoforo supplica Don Rodrigo di lasciare in pace la giovane (=Lucia) , basterebbe una semplice parola del signorotto prepotente e tutto si appianerebbe.

[11] Don Rodrigo, sfacciatamente, gli risponde di mandare la giovane sotto la sua protezione!. A questo punto Frate Cristoforo non trattiene più lo sdegno: leggi con attenzione il passo evidenziato in verde.

[12] Frate Cristoforo presagisce la fine di Don Rodrigo: Don Rodrigo è un senza-Dio, un miscredente, un prepotente che non può passarla liscia. Presto arriverà il giudizio di Dio con la peste.

/ 5
Grazie per aver votato!