Canto VII Paradiso Riassunto

Canto VII Paradiso Riassunto


Mentre Giustiniano e le altre anime attive scompaiono, cantando una lode a Dio, in Dante nasce un dubbio che Beatrice formula per lui: come poté essere la morte di Gesù Cristo la giusta vendetta di Dio sull’uomo peccatore e, corrispettivamente, come fu altrettanto giusta la vendetta di Tito sugli Ebrei, puniti per la crocifissione del Figlio di Dio? Beatrice spiega che la morte di Gesù colpì sia la natura umana sia la natura divina del Redentore, e fu pertanto agli occhi di Dio la giusta riparazione del peccato originale. Restava però l`offesa alla natura divina per quella sacrilega crocifissione, di cui gli Ebrei erano responsabili; perciò furono giustamente puniti da Dio. Dante chiede se per redimere l’umanità peccatrice fosse necessaria la passione dolorosa del Cristo. Beatrice risponde con un’ampia meditazione sull’economia della salvezza. Il perdono del peccato originale non poteva essere ottenuto dall’uomo con le sue sole forze: Dio, infinitamente buono, volle farsi uomo nel proprio Figlio perché la redenzione fosse un atto di misericordia e di giustizia, nello stesso tempo. Perché — chiede infine Dante — le cose create da Dio non sono tutte immortali? Bisogna distinguere — risponde Beatrice — fra quelle create direttamente, come gli angeli e l’uomo, e quelle generate da cause seconde, come gli animali e la natura. Perciò l’uomo è immortale sia nell’animo sia nel corpo, destinato a risorgere.