Canto V Paradiso Riassunto

Canto V Paradiso Riassunto

Questo splendore deriva a Beatrice dalla contemplazione di Dio, il sommo Bene di cui l’anima santa è ardentemente innamorata. La luce divina risplende anche nell’intelletto di Dante e nelle cose che attraggono la volontà degli uomini. Quanto all’ultimo dubbio del poeta, Beatrice risponde che Dio ha donato all’uomo il libero arbitrio e l’uomo, facendo dei voti, deve essere consapevole di sacrificare questo tesoro della libertà. Ecco perché non è possibile permutare il voto a meno che la materia del nuovo voto non sia più perfetta della precedente. Beatrice trae spunto da questa riflessione per esortare i cristiani a considerare con maggior serietà i voti, che non procurano automaticamente il perdono delle colpe. Finito il discorso, la santa guida volge i suoi occhi in alto, trasfigurata nel volto. Rapidamente il pellegrino e la donna giungono nel secondo cielo, quello di Mercurio, il cui splendore è accresciuto dalla letizia di Beatrice. Più di mille anime luminose accorrono verso i due visitatori, come nell’ acqua limpida e tranquilla di una peschiera accorrono i pesci all’esca gettata e ciascuna manifesta la propria gioia e l’ardore di carità con l’intensità del suo fulgore. Uno degli spiriti si rivolge a Dante, dicendosi pronto a soddisfare le sue richieste per quella carità di cui ardono tutti i beati del Paradiso. E il poeta gli chiede chi sia e perché si trovi in questo cielo. Lo spirito, che è l’imperatore Giustiniano, per la somma letizia, si fa ancora più luminoso, nascondendosi nella sua stessa luce.